ROBERTO ALIFANO è nato nel 1943 nella provincia di Buenos Aires. Come poeta ha pubblicato: De sueños y caminantes (1965), Revoque grueso (1974), Sólo para mayores (1977), Sueño que sueña (1981), Los números (1987), Donde olvidé mi sombra (1992), Este río del invierno (1998), Alifano Poesías (2004) e El guardián de la luna ( 2006). È stato, per dieci anni, collaboratore di Jorge Luis Borges e ha tradotto insieme a lui le favole di Robert Louis Stevenson, la poesia di Hermann Hesse e i racconti di Lewis Carroll. Ha pubblicato due libri su Borges: Conversaciones con Borges, El Humor de Borges e Borges, Biografía Verbal (Premio della Critica Spagnola, 1988). Ha ricevuto nel 1998 il gran Premio d’onore della Fondazione Argentina per la poesia.
A cura e traduzioni di Emilio Coco
Le poesie di Roberto Alifano
Infinitos los números acechan
desde cada rincón de nuestra vida.
Son los años, la trama, la perdida
heredad de las horas que se estrechan.
Cada número es símbolo de acero,
desencanto o encanto, hegemonía,
precisión matemática, grafía.
Es la espada herrumbrosa del guerrero.
Insensibles, exactos, terroríficos,
se aferran a una lógica implacable
cifrándonos la historia inapelable.
Son a veces soberbios y magníficos.
Somos fugacidad no precisada,
números somos. Somos tiempo, nada.
I numeri
I numeri si appostano infiniti
dietro ogni angolo della nostra vita.
Sono gli anni, la trama, la perduta
tenuta delle ore che si stringono.
Ogni numero è simbolo di acciaio,
incanto o disincanto, egemonia,
grafia, precisione matematica.
È rugginosa spada del guerriero.
Insensibili, esatti, spaventevoli,
si afferrano a una logica implacabile
riassumendo la storia inappellabile.
Sono a volte magnifici e superbi.
Siamo fugacità non precisata,
numeri siamo. Siamo tempo, niente.
Desde cada mañana el horizonte
y un anuncio de pájaros traías.
Andabas entre inviernos y alboradas
librado a la delicia,
viajero solitario
de la lluvia.
¡Qué verdor extendido
tu asombrado mirar
celebrando esplendores!
Yo evoco la ofrecida
hondura de tu afecto,
el cielo de Isla Negra,
y luego para siempre tu poesía
acariciando, Pablo, todo.
A Pablo Neruda
Da ogni mattina portavi
l’orizzonte e un annuncio di uccelli.
Andavi tra inverni e albe
preso dalla delizia,
viaggiatore solitario
della pioggia.
Quale verde esteso
il tuo sguardo stupito
celebrando splendori!
Io evoco l’offerta
profondità del tuo affetto,
il cielo di Isla Negra,
e per sempre la tua poesia
che accarezzava ogni cosa, Pablo.
Se acumulan los días y las noches
y a la luz de la luna
el mar sigue royendo la montaña.
¿A dónde va todo?
El paso destinado a ningún sitio
y este frívolo engaño
que inocentes culpable aceptamos
con ojos de vergüenza.
Despojando las horas,
oculto tras el vértigo, implacable,
voraz y despiadado,
todo el tiempo desliza presuroso
su ejército invencible.
Cuánta pobre apariencia,
sucesiones de falsa pedrería,
de vida sin mañana,
tan impensadamente sediciosa.
Implacable el instante se aproxima,
arrastrando borrascas,
incesante en nosotros pasa el río,
y en breve transcurrir
la única certeza nos reclama.
Sotto questo stesso cielo
Si accumulano i giorni e le notti
e alla luce della luna
il mare continua a rodere la montagna.
Dove va tutto?
Il passo diretto verso nessun luogo
e questo frivolo inganno
che innocenti colpevole accettiamo
con occhi di vergogna.
Spogliando le ore,
nascosto dietro la vertigine, implacabile,
vorace e spietato,
tutto il tempo fa scorrere frettoloso
il suo esercito invincibile.
Quanta povera apparenza,
successioni di false gemme,
di vita senza domani,
così impensatamente sediziosa.
Si avvicina implacabile l’istante,
trascinando burrasche,
dentro di noi incessante passa il fiume,
e nel breve trascorrere
l’unica certezza ci reclama.
Ya no somos los mismos.
Arañas descendimos por el tiempo
y apenas en un hilo
la vida tumultuosa nos sostiene.
He aquí unas palomas,
el crepúsculo rojo en la montaña,
Don Quijote y Darío,
los libros que tu mano reconoce.
Románticos y antiguos,
de monacal paciencia desvelada,
con el ego cansado,
aquí estamos los viejos emotivos.
Como una vela blanca en alta mar,
lo cercano se aleja.
Ya somos el pasado que seremos…
Responso
Più non siamo gli stessi.
Come ragni scendemmo per il tempo
e soltanto ad un filo
la vita tumultuosa ci sostiene.
Le colombe di sempre,
il crepuscolo rosso sopra il monte,
Don Chisciotte e Darío,
libri che la tua mano riconosce.
Romantici ed antichi,
con insonne pazienza monacale,
con il nostro ego stanco,
ci ritroviamo qui vecchi emotivi.
Come una vela bianca in alto mare,
si allontana il vicino.
E già siamo il passato che saremo…