Vanzature/Avanzi

Poesie di Vincenzo Luciani in italiano e in dialetto di Ischitella (FG)

 

[APRILE 2020] Vanzature/Avanzi, di Vincenzo Luciani, e-book in formato PDF (978-88-98370-62-7), Roma, Edizioni Cofine, 2020, pp. 50, euro 7,00

[LUGLIO 2020] Vanzature/Avanzi, edizione in versione cartacea nella collana “Aperilibri”. N. 21, pp. 32 autocopertinate stampa in bianco/nero, euro 5,00

[SETTEMBRE 2020] Vanzature/Avanzi, edizione in versione cartacea (978-88-98370-67-2), pp. 48, € 12,00

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Dice il poeta:
«Quidde ch’aveva dice / te lu so’ ditte. / Quidde che rumane / so’ sckitte vanzature. // Vote so’ i megghje cunte / i vanzature. Scine, / i vanzature.»
«Quel che avevo da dire / te l’ho detto. / Quello che resta / sono solo avanzi. // A volte sono il meglio / gli avanzi. Sì.  / Sì, gli avanzi.»

La raccolta propone, in due distinte sezioni le poesie in italiano (Avanzi) e in dialetto garganico di Ischitella (Vanzature) di Vincenzo Luciani.

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Recensioni:
di Maria Gabriella Canfarelli
di Maurizio Rossi
di Ombretta Ciurnelli

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L’AUTORE

VINCENZO LUCIANI è nato nel 1946 a Ischitella nel Gargano; dal 1975 vive a Roma. Direttore editoriale di Edizioni Cofine, dirige  il mensile di informazione locale “Abitare A”. È fondatore dell’Associazione e della rivista di poesia “Periferie”. Dirige il Centro di documentazione della poesia dialettale “Vincenzo Scarpellino”. E’ instancabile promotore di incontri poetici e di premi letterari. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Il paese e Torino, 1985;  I frutte cirve (1986), Frutte cirve e ammature (2001), Tor Tre Teste ed altre poesie: 1968- 2005 (2005), La Cruedda (2012), Straloche/Traslochi (2017).  Dal 2005 al 2012 ha condotto, in prima persona o con l’aiuto di collaboratori, ricerche: sui dialetti del Lazio, in particolare nelle aree della Tuscia meridonale, Campagna romana nord-occidentale, nei 121 Comuni della provincia di Roma e nei 33 comuni della provincia di Latina, i cui risultati sono poi confluiti in otto volumi. Nel  2016, nel corso della cerimonia di premiazione del Premio Internazionale di poesia don Luigi Di Liegro, gli è stato conferito il “Premio alla Carriera” per il suo impegno nella Poesia e nel Sociale e per la sua opera  di salvaguardia e  promozione dei dialetti e del Territorio.

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NEL LIBRO

Vincenzo è morto 

Vincenzo è morto.
È viva la poesia.
Se la sua vale
troverà la via. 

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Ordino fogli, cartelle, ritagli… 

Ordino fogli, cartelle, ritagli,
f
aldoni. Me ne ricorderò?
E chi li leggerà? Forse neppure
io, che tanti miei libri
agli amici ho lasciato in testamento
confidando nelle promesse o nella
…carta straccia (Occhio non vede…).
Spolvero, accarezzo, riordino
in più angusti scaffali i superstiti
libri. Ancora troppi per i miei, e
destinati a nuova
polvere,
forse. 

RUBAFIORI – Un tempo rubafrutti / io adesso rubafiori / son diventato. / E te li porto a mazzi / – scompagnati / ché ti piace comporli – / ora che viva sei.

—–

Preghiera della sera 

Copia e incolla tre articoli di Bruno
Cimino che con Bruna Fiorentino
scrive per noi di teatri. Poi copia
e incolla da Pericle Eolo
Bellofatto gli incontri inesorabili
del professor Saccà. Poi revisiona
i pezzi di Aldo Zaino (sport e atletica).
Poi sistema le foto,
inventa i titoli e i sommari.
E contrassegna i quartieri
e i municipi, se no Enzo si incavola… 

Copiaincollando si fa sera. Una
di meno all’appello
della poesia tradita,
nel più vicino
andarsene
via. 

E così sia. 

—–

Lentamente 

Cammino e non vedo né Alpi né bric
attorno la vasta pianura assetata
e dentro i tuoi passi lenti, sbilenchi, affaticati
la mente persa
inquieta
in tempesta. 

—–

A sckàtele d’i fotografie 

Ma cume t’jè venute ncape
de ì a grapì dda sckàtele
d’i fotografie. A une a une
hé cumenzate a tramente
accume si’ cagnate
e ji appresse a tte
e quanta quante
so’ i murte
fronne ingiallanute
nt’a nu libbre
ch’ jè megghje
lassà stà. 

LA SCATOLA DELLE FOTOGRAFIE – Ma come ti è venuto in mente / di aprire quella scatola / delle fotografie. A una a una / ho cominciato a guardare / come tu / sei cambiata / e io / appresso a te / e quanti quanti / sono i morti / foglie ingiallite / in un libro / che è meglio / lasciare là. 

—–

Lenzulicchie de mare 

«’I vide, zi’ Mari’, uh quanta quante
lenzulicchie ce stanne abbasce ’o mare!» 

A Memìna nun ce jèvene
rutte angore i denucchie* e Custanzelle
angore ce alliccave u farfe ’o nase. 

LENZUOLINI DI MARE – «Li vedi zia Maria quanti quanti / lenzuolini si muovono nel mare!» // A Mimmina non s’erano / ancora rotte le ginocchia* e Costanzella / ancora si leccava il muco dal naso. 

* modo di dire ischitellano, putibondo, di un tempo andato per non dire: prima mestruazione 

—–

De vente e nùvele 

Ji de vente e de nùvele so’ fatte
accume a te Scketedde
che cagne facce a ’gni sciusce
che i nùvele cagne.
Nùvele a morre,
numunne, accume i prete
nu mare de prete
maje li stesse
prete e maje
li stesse nùvele.
Càgnene accume a mme
che maje m’affije
eppure stenghe
accume a tte
tu che de vente e nuvele m’hé fatte. 

DI VENTO E NUVOLE – Io di vento e di nuvole son fatto / come te Ischitella / che cambi aspetto a ogni soffio / che le nuvole cambia. / Nuvole in massa / tante, come le pietre / un mare di pietre / mai le stesse / pietre e mai / le stesse nuvole. / Cambiano come me / che mai mi fermo / eppure io sto / come te / tu che di vento e nuvole mi hai fatto.