Poeti nelle lingue del Mondo a Roma – II edizione 2020

[SETTEMBRE 202] Poeti nelle lingue del Mondo a RomaII edizione, Collana Aperilibri n. 22, pp. 32 autocopertinate, Roma, Edizioni Cofine, euro 5,00

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Il libro contiene le poesie dell’iniziativa “Poeti nelle lingue del Mondo a Roma” che si svolge nel quartiere Colli Aniene, giunta alla II Edizione. Quest’anno, presenta i testi, in lingua originale e in italiano, delle poetesse Tatiana Ciobanu (Moldavia), Lidia Popa (Romania) e Fancesca Lo Bue (Argentina).

A questo link alcune poesie della I Edizione, 2019 >>>>

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NEL LIBRO

TATIANA CIOBANU
Tatiana Ciobanu è nata nel 1968 a Falesti,in Moldovia. Vive a Roma dal 1999.

100 de ani a Bucuriei

                      Mă iluminez de imensitate
                       (“Dimineața” Giuseppe Ungaretti)
Ar trebui să reușim
reprogramarea dimineții
și atunci când cerurile vieții
se colorează de apus
a timpurilor noastre reci
cu perfide lichidități
și solide dezamăgiri
le survolăm doar pe-aripile iubirii.


100 anni di Allegria

                          M’illumino d’immenso
                          (“Mattina” Giuseppe Ungaretti)
Riavviare la nostra mattina
anche quando il cielo
si colora di tramonto
dei nostri tempi
pieni di insidie liquide
e solidi disincanti
e allora
sorvolo il tramonto con amore.


LIDIA POPA
Lidia Popa, originaria della Romania, vive a Roma da vent’anni.

Două măști împotriva unei crizaline

În deriva vântului de vest, o crizalină
care urmează să devină un fluture reflectă,
și își planifică viitorul după naștere
în vremuri întunecate ca ciuma, decadentă
ca mătasea de care se dezleagă, gingașă
ca florile de mure atractive
de polen suculent, de albine convingătoare,
se deschide către lumea apologetelor veneţiene
estompând eternitatea subiectului volatil
cu planurile sale împotriva curentului.

Due maschere contro una crisalide

Alla deriva del vento di ponente una crisalide
che sta per diventare farfalla riflette,
e progetta il suo futuro nascente
in tempi bui come la peste, decadente
come la seta della quale si spoglia, suadente
come i fiori di gelso attraenti
di polline succulenti, d’api convincenti,
si apre al mondo dei veneti apologeti
sfumando l’eternità del soggetto volatile
con i suoi progetti contro corrente.

FRANCESCA LO BUE
Nata a Lercara Friddi (PA), ha vissuto molti anni in Argentina dove i suoi genitori si erano trasferiti.

Cicatriz

Llanto ancestral
preñado de confusión, piedra ignota.
Llanto que brota de una fuente.
¿Cuál? De la marginalidad.
Ésta tiñe la historia,
agua espesa que llama el reino primordial.
Las aguas de la marginalidad nutren el hombre.
y lo anulan.
mientras el existir se expresa amargo en el grito aislado,
en el llanto rencoroso.
Es un individualismo herido,
suplicar vacío de esperanzas crueles,
es la piedad violenta de una poesía densa.
Es la mirada metafórica de los abismos,
orden confuso del caos.
Se iluminan de voces las oscuridades
en tropel se deslizan ondas fanfasmagóricas,
dolor de madera frágil.
En los subterráneos de la pasión
las aquas se desquician en humo,
cuando la clepsidra no apaga el ansia de los días,
incubando en la plaga del corazón sus frutos pantanosos.
En la mueca implacable de Él,
la pasión de las aspectativas es la cicatriz de la Frialdad.
Soledad por soledad,
para permanecer secretos a si mismos
entre pensamientos insondables.
Detuve mis pasos en tu casa,
en el fulgor de oscuridades adormecidas.

Cicatrice

Pianto ancestrale,
pianto che sboccia da un rivo
gravido di confusione e ignoto.
Pianto che è incertezza.
Di che? Della marginalità.
Questa tinge la storia,
acqua spessa che chiama il regno primordiale.
Le acque della marginalità nutrono l’uomo,
e l’annullano,
mentre l’esistere si esprime amaro nel grido isolato,
nel pianto dispettoso,
nella pietà violenta di una poesia grave.
È individualismo sanguinante,
preghiera vuota di speranze crudeli.
È lo sguardo metaforico degli abissi,
ordine confuso del caos.
Si illuminano di voci le oscurità,
in legioni scivolano onde fantasmagoriche,
dolore di legno fragile.
Nei sotterranei della passione
le acque si sfaldano in fumo,
quando la clessidra non appaga l’ansia dei giorni,
covando nella piaga del cuore i suoi frutti melmosi.
Nel ghigno implacabile di Lui
la passione delle aspettative è la cicatrice della Freddezza.
Solitudine per solitudine,
per essere segreti a sé stessi
fra pensieri insondabili.
Fermai i miei passi alla tua casa,
nel fulgore di oscurità addormentate.