(maggio 2007) Morte de nu fra ca uardava, di Rocco Brindisi, premio nazionale “Città di Ischitella-Pietro Giannone 2007”, Edizioni Cofine, Roma, pp. 32, euro 10,00
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La raccolta comprende quattro poemetti in dialetto lucano: “Piccininne”, “Morte de nu fra ca uardava”, “Pulvinie”, “Canzone de na figliola malara”, ed una poesia: “Denzuole”.
DALLA NOTA DELL’AUTORE: Nel primo canto i bambini destinati a rimanere bambini, condannati a innamorarsi in continuazione o a non innamorarsi mai.
“Morte de nu fra ca uardava” raccoglie le cose che mi scrive il mio amico morto, da un luogo di morti, dove le nuvole somigliano alle nostre nuvole, e si ricorda la terra, senza, per questo, appesantirsi il cuore…
“Pulvinie” è l’inverno di una città che sapeva di parole e ombre invernali.
“Canzone de na figliola malara” è la canzone di una donna contenta di avere ancora una lingua per raccontare la sua infelicità.
E “Denzuole” è la vecchiaia di chi ricorda ancora con dolcezza la vita, la morte.
Quando penso al dialetto, penso ai silenzi, alla voce, al corpo, all’infanzia di mia madre. Mia madre mi prendeva in giro per il fatto che “mi stancavo a pensare alle poesie”. Sono vissuto “Fuore la Porta”, un posto dove c’erano le latrine comunali, il bordello, la guerra per stendere i panni, le acacie che mangiavamo a pugni, i piatti di salsa al sole, il cinema che odorava di voci… Il dialetto era un impasto di angeli, ammutiti dalla bellezza dei mattini, dall’infelicità dei bambini infelici, dalla calma delle ragazze che si accoccolavano dietro le compagne per pisciare…
Ora che mia madre è morta, morta da tanti anni, leggerebbe le mie poesie senza più neanche la tenera ironia di un tempo; sfoglierebbe i miei libri e i libri del mondo con il distacco misterioso di una bambina che ha pietà della poesia, anche della poesia, così come avrebbe pietà di Dio, se Dio esistesse…
Il dialetto di questa raccolta è quello delle ragazze innamorate e della lingua innamorata delle ragazze innamorate; il dialetto delle madri che raccontavano, ai figli morti, gli amori perduti…
Nella raccolta compaiono termini come “giardore”, “murgiana”… parole mai ascoltate e che spero abbia pronunziato, chissà quando, mia madre o la figliola, mai vista, che si svenò per amore… Perché il dialetto è fatto di echi sconnessi, di struggenti ectoplasmi; e ricorda, nella sua fragilità, nella sua natura trasgressiva e dolente, giocosa e sognante (quando finisce in bocca alle creature che ama, nel petto dove gli piace ballare…), la sostanza, il mistero della memoria e della poesia… (Rocco Brindisi)
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Il libro sarà presentato ad Ischitella FG il 9 settembre 2007 >>>