Cammino fumo parlo con me stesso.
Saltella e si ferma a scatti
il cane dinnanzi roteando.
Viviamo di un muto intendimento
ma l’eloquio del suo sguardo
è appeso al mio silenzio.
Infame, godo delle sue attese.
Solo per effetto di gravità
calpesto l’inverno che scivola
dai greppi in rigagnoli fumanti.
Nell’ottica delle cose senza tempo
son io che sotto di loro scivolo intruso
temporaneo con egemoniche manie,
e un sasso solitario inciampa sul mio piede.
Mi penso lo sguardo in una meta.
Già. Mi penso, ma c’è una meta
incline ad essere pensata?
E rido rido rido.
In una conchiglia non mi sento
davvero racchiuso, ma cosa racchiudo
e cosa mi racchiuda non so.