Aqquantu (all’improvviso)

di Aurora Fratini

NOVEMBRE 2018 –  Aqquantu (all’improvviso), di Aurora Fratini, Collana Aperilibri, n. 13, Roma, Edizioni Cofine, pp. 32 autocopertinate, euro 5,00 (+ 1,00 spese spedizione).

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Questo tredicesimo “Aperilibro”, raccoglie alcune poesie scritte da Aurora Fratini nel dialetto di Sambuci (RM). Un dialetto che, scrive l’autrice, “è stato in grado, con i dovuti accorgimenti, di rivelare, all’improvviso (aqquantu), il suo aspetto per così dire ’estetico’ mediante un’accurata ricerca ed una rigorosa scelta operata sui vocaboli, sulla costruzione dei versi, su assonanze e rimandi, tali da consentire una aggraziata quanto imprevista musicalità. Una scoperta dovuta ad uno scavo profondo del linguaggio, allo scopo di rafforzare l’espressività e l’efficacia del messaggio poetico”.

Recensione all’Aperilibro di Maurizio Rossi

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L’AUTORE

AURORA FRATINI è nata a Roma nel 1961, è laureata in Lettere ed è presidente dell’Associazione Culturale Terzo Millennio di Sambuci. È autrice e regista di 7 commedie in dialetto e 13 in lingua.
Per l’Archivio Storico di Poste Italiane ha collaborato a diverse pubblicazioni, alla catalogazione di testi storici, alla realizzazione del fondo storico-fotografico dell’azienda e al recupero di reperti rari e antichi.
Su invito del Comune e della Parrocchia di Sambuci ha pubblicato opere dedicate ai culti e alla tradizione del paese.
Si è classificata al primo posto al Premio di poesia e stornelli inediti nei dialetti del Lazio “Vincenzo Scarpellino” nelle edizioni 2011 e 2014; seconda classificata, al concorso nazionale “Salva la tua lingua Locale” 2014; prima classificata nello stesso nell’edizione 2015.
Per le rappresentazioni di carattere storico Donne del Risorgimento (nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia) e La parola segreta era “Elefante” (nel 70° della Liberazione di Roma) ha ricevuto l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica Italiana.

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NEL LIBRO

A via nn’esiste

Me ve’ addimmanna’
’ndovella via.
’A via nn’esiste.
Essa è a pudende manu
egliu vendu
’ntramezz’i ranu.
I munnu
cuscì ranne comm’è
eccu se more,
ndo’ a mulattiera s’abbusca
agl’abbuschittu
mmezz’alle muriche nere
mmezz’a porvere de quagliu
arengonocchiata alle cove
acciafroccat’egli cavagli
a po’ se scrìa.
I’ celu scrianzatu luce
de ’nzuru ’sdrailita
Tera acqua foglie
sdirinate, facce carpìte
cesse perdinu
so’ gnuttiti all’orma d’ommra
’egliu selenzio tignusu de Dio.
Pe’ ’ndivinagliu, Dio,
a da passa’ gliu scuro
e nda’ ta sperde
pegliu serpendaru.

La via non esiste – Vieni a chiedere a me / dov’è la via. / La via non esiste. / È la potente mano / del vento / attraverso il grano. / Il mondo / così grande che sembra / qui finisce / dove la mulattiera scompare / nel boschetto / tra i rovi di more mature / in mezzo alla polvere giallognola / attorcigliata alle code / scomposte dei cavalli / e poi scompare. / Il cielo sfrontato risplende / di un azzurro traditore. / Terra, acqua, foglie / sfinite, volti strappati / ci si perdono / sono inghiottiti dall’orma d’ombra / dell’ostinato silenzio di Dio. / Per scovare dove sta Dio / devi attraversare l’oscurità / e non devi perderti / nell’anfratto delle serpi.

Aqquantu

Aqquantu
tell’aretrovi nvaccia
all’andrasatta,
Tess’accandoscia
te piglia pe’ raccittu
comme farià ’a cummare
rescita comme gnende
alla mimoria.
De bottu
commanda de ’ntriciasse
pe’ ssa via.
Arigna ucchi allappati
arocia labbore araciate,
te porta scauzzoni
a ’nzarteregliu tundu
te da’ vinu spundatu.
Po’ doppo ’ssi zovegli
mitte supre a stadera
’ssa cuscienza
e pesa a melarana abbugliurita.
Aqquantu
caccia i suricchiu
mète ’a zica c’aremane
stoccia i filo lendu
chette  donnolea
te carea alla roppa
e precellosa
i cancellittu te fa scavallà.

All’improvviso – Te la trovi di fronte / all’improvviso, / inaspettatamente. / Ti si accosta, / ti prende sottobraccio / come farebbe un’amica di sempre / spuntata come niente / dal ricordo. / Inaspettatamente / decide di intrecciarsi al tuo cammino. / Digrigna uno sguardo acre / acciglia labbra riarse / e ti conduce / a ballare a piedi nudi / un salterello matto / offrendoti vino acetato. / Poi dopo la baldoria / pone sulla bilancia / la coscienza / e pesa la melagrana marcita. / All’improvviso / estrae la falce / miete il poco che resta / stacca l’esile filo / che ti dondolava / ti carica sul dorso / e frettolosa / ti fa scavalcare il cancello.