Dall’antologia pubblichiamo anche brevi note e poesie di Antonella Anedda>>, Dario Bellezza>>, Giuseppe Conte>> e Rodolfo Di Biasio>>.
Neanche questa antologia, dal titolo Tre generazioni di poeti italiani, curata da Francesco De Nicola e Giuliano Manacorda, apparsa presso l’editore Caramanica di Minturno nel 2005, si sottrae ad alcuni preconcetti infaticabili che determinano ad ogni loro uscita aspre polemiche, quando non il rifiuto della intera operazione. A cominciare dalla “caccia all’assente” e proseguendo con la conta delle pagine attribuite non secondo la notorietà dell’autore.
L’abitudine “venatoria” è antica e contraddice il senso stesso di una ricognizione ragionata, implicando la pretesa di un quadro quanto più completo possibile delle inclusioni, l’adozione di un criterio repertoriale, insomma, piuttosto che l’assunzione da parte del curatore del rischio insito nel sacrificio di alcune presenze.
I rilievi che si appuntano sulle scelte e sulle argomentazioni addotte dall’antologista per giustificarle, mirano in definitiva, specialmente se sollevati da altri poeti, a scardinare l’impianto dell’opera, talvolta suggerendo percorsi alternativi di selezione che però appaiono criticabili – e inevitabilmente – quanto quello discusso.
Potrà apparire opinabile il parametro anagrafico (poeti nati dal 1935 al 1965) cui i curatori rapportano i prelievi testuali in questa Tre generazioni di poeti e tuttavia si dovrà ammettere la validità delle ragioni avanzate a conforto della opzione proprio di quel periodo trentennale (fra le altre, la scolarizzazione degli autori fuori delle regole educative imposte dal regime fascista; la operatività degli stessi dopo la fase della neoavanguardia); potrà ritenersi pretestuosa l’apertura di spazi, che questa antologia attua, ad autori del meridione spesso assenti nelle crestomazie curate da studiosi e poeti del Nord, mentre, dati alla mano, la evanescenza di scrittori del Sud è un fatto più che provato; sarà conveniente domandarsi perché una antologia riservata a poeti in lingua, con esclusione dei dialettali, ovviando ancora una volta al compito storico di delineare lo stato dell’arte della poesia del Novecento, fornendone un quadro di insieme; così come, ancora e con maggiore ragionevolezza, sarà forse lecito ritenere discutibili le motivazioni addotte per la selezione dei poeti: “… dobbiamo tornare al famigerato contenuto … Qui il discorso si fa difficile e quasi indecifrabile perché non c’è nessuna tecnica o teoria del contenuto tramandata o abbandonata. Ma a soccorrerci c’è la vita o, se si preferisce, la storia o, meglio ancora, l’esistenza: ma la vita – intendiamo – proprio come biografia, la biografia del soggetto vivente in questi anni …” (G. Manacorda). Ché solo il “contenuto”, sostiene il curatore, si presta come utile strumento del prescegliere, atteso che non è possibile il ricorso a regole “formali”, oggi, perché irradiate in molteplici e differenti modalità espressive, sia sotto il profilo metrico che ritmico.
Ma di là dalle prese di distanza critica, condivisibili o meno, restano in Tre generazioni di poeti i “salutari” obiettivi esplicitati da Francesco De Nicola nella premessa all’opera: proporre un mezzo di aggiornamento e d’informazione sulla produzione poetica degli inclusi, riproponendo loro testi e “tendendo a sanare le situazioni di emarginazione (perché certi silenzi su autori colpevoli solo di non esibirsi sono del tutto ingiustificati) e ad annullare le situazioni di privilegio (perché certi clamori gratuiti su autori che dispongono di una qualsivoglia forma di potere non sono meno scandalosi dei silenzi ingiusti)”.
Roma, 5 marzo 2007