Suicidio di un poeta etnico – Suicide of an ethnic poet

(Marzo 2004) Suicidio di un poeta etnico (Suicide of an ethnic poet), poesie in italino ed in inglese di Justin Vitiello, Edizioni Cofine, Roma, pp. 160, euro 10,00

ESAURITO

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Suicidio di un poeta etnico, di Justin Vitiello, raccoglie poesie nate talora prima in inglese, talaltra prima in italiano e trasferite liberamente da una lingua all’altra, senza mai tradurre in senso letterale. Perciò hanno senso e significato come concepite ciascuna nella propria lingua di origine.

Al di là eppure nell’ambito della sua poetica anarchica, Vitiello considera la sua opera come “politica” nel senso aristotelico di umanità inseparabile da una polis, la comunità dei cittadini del mondo.

Le sue poesie sono un tentativo di trasformare il “linguaggio della tribù” (T. S. Eliot) attraverso l’affinamento dei volgari, una invenzione/intromissione di modi nuovi per rinnovare l’idea del dulcis et utile di Orazio, e al di là di questo, per dare vita a qualcosa di nuovo. Forse per concretizzare le dissonanze di questa epoca, e trovare modi immaginosi per liberarla dalla globale dissennatezza suicida. O forse allo scopo di usare mezzi d’arte per “scatenarsi contro il morire della luce” (Dylan Thomas) della coscienza che affligge questo nuovo secolo, genocida quanto quello precedente…

La sua visione poetica è di solidarietà con i Miseri della Terra e di semplice amore per la giustizia umana e sociale.

Suicidio di un poeta etnico – Suicide of an ethnic poet, 160 pagine euro 10.00 ESAURITO

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L’AUTORE                    

Justine Vitiello, d’origine napoletana, è nato a New York nel 1941. Dal 1974 insegna letteratura alla “Temple University” di Philadelphia e di Roma.
Divide il suo tempo fra l’America, l’Italia e la Spagna. Ha pubblicato saggi e libri politici culturali e scientifici e il romanzo Confessions of a Joe Rock (1992).
I suoi volumi di poesia sono: Il carro del pesce di Vanzetti (Corpo 10, 1989) e subway home (Caramanica, 1998). Amapolas y cardos, sta per uscire in Spagna.

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DAL LIBRO                  

nowhere again
born(e) over crags dizzy
with tastes of spring rippling
slopes of evergreen moss
and rhododendra –
resisting
black flies, gelid wind
and the dangers of lofting
toward some final fall,
aspiring to sprout
sure claws at the edge,
I clutch at utopias
of what to be(come)

 

col nulla ancora
riemerso sopra rupi
vertiginoso di sapori,
di sorgenti ondeggianti giù
per pendii di muschio
sempreverde e rododendri,
resisto ai mosconi,
ai venti gelidi,
ai pericoli di librarsi in volo
verso cadute mortali
e agogno a crescere
artigli forti al precipizio
afferrandomi ad utopie
di cosa divenire…