Studi di letteratura abruzzese di Andrea Giampietro è stata edita nel 2024 da Edizioni Menabò.
L’autore, in un’intervista a una TV locale ha definito il suo libro “un tentativo di sintesi della storia letteraria dell’Abruzzo”. Un tentativo riuscito ed anche – citiamo ancora – “un messaggio per le generazioni future: riaccostarsi alla storia, con rispetto, senza nostalgia, ma traendo lezioni dalla stessa”.
Il libro infatti è un tributo di Giampietro alla sua regione che, soprattutto nel corso del Novecento, ha dimostrato una sua peculiarità sia in poesia che in letteratura, oltrepassando i confini localistici ed affermandosi nel dibattito culturale italiano.
Nel volume sono compresi saggi, articoli e recensioni suiprincipali autori abruzzesi dalla fine dell’Ottocento ai primi anni del Duemila: D’Annunzio, De Lollis, De Titta, Luciani, Silone, Lelj, Clemente, Giannangeli, Rosato, Civitareale, Savastano, Marciani ed altri, con anche interessanti accostamenti con autori nazionali ed europei.
In più parti del libro Giampietro rende un grato omaggio ad Ottaviano Giannangeli, suo Virgilio e maestro, che gli ha trasmesso l’amore per l’Abruzzo e per la letteratura, impartendogli lezioni di critica e mettendolo a parte di aspetti reconditi di autori di rilevanza nazionale. Giannangeli (1923-2017) è uno tra i maggiori letterati abruzzesi del secondo Novecento, che ha toccato i campi più svariati della cultura.
A lui Giampietro dedica ben 6 capitoli del libro: “Come le ciliegie – Lettere di Vittorio Clemente e O. Giannangeli”; “Fontamara non è in Abruzzo – Corrispondenza inedita tra Giannangeli e Silone”; “Giannangeli poeta popolare – Riflessioni sul poemetto ‘Arie de la vecchiaie'”; “Ad accoppiar parole – ‘Dialettale’ e ‘popolare’ nella poesia di Giannangeli”; “L’itinerario poetico di O. Giannangeli – Ricordo dell’autore raianese a cento anni dalla nascita”; “Un gioco di varianti – ‘L’officina di dentro’ di Monaco e Giannangeli”.
Non a caso in quarta di copertina del libro campeggia una citazione di Giannangeli che sottolinea la peculiare caratteristica della cultura abruzzese che “non è mai stata a carattere regionalistico. I nostri uomini che si sono imposti all’attenzione del mondo si sono contraddistinti proprio per questo emblema: agire in funzione di ideali che trascendessero la loro piccola patria, alla quale peraltro rimanevano ancorati da un punto di vista meramente passionale e terreno (…) Non che bisogni restare nell’ambito circoscritto, nell’atmosfera greve del campanile (…), ma è salutare tornare ogni tanto alla nostra terra per ridimensionarci, per vedere ciò che solum è nostro, per fare un bagno nel passato che ci consente di guardare in faccia, con scaltrezza e non con riprovevole ingenuità all’avvenire. Occorre incontrarci, definire e rendere palese a tutti chi siamo, innestarci con una nostra linea nelle correnti di pensiero più avanzate”.
La profondità dello studio critico abbraccia altri importanti autori del panorama abruzzese a partire da D’Annunzio (“Anversa luogo del teatro dannunziano”) per proseguire con un “Confronto tra Pascoli e De Titta”; con Cesare De Lollis (“Riscoperta di un ‘uomo europeo’); e poi Alfredo Luciani, Umberto Postiglione (e il suo “presunto anarchismo”). E uno sguardo attento all’Abruzzo fascista.
Molto interessante il capitolo sul volume che raccoglie gli scritti di Vittorio Clemente sulla “Strenna dei Romanisti”. Nel capitolo dedicato ai “Quattro libri di Giuseppe Rosato” emerge la particolare sensibilità poetica di Giampietro e la sua lettura “da poeta” che accresce la capacità di penetrazione nei testi poetici di questo e di altri autori. Altri capitoli sono dedicati a Massimo Lelj, ad Alessandro Dommarco traduttore di Mallarmé (un autore studiato e tradotto anche dallo stesso Giampietro), alla dialettà moderna di Notarmuzi.
Particolare attenzione è dedicata “alle molte lingue” di Pietro Civitareale. Infine un capitolo è dedicato ai quarant’anni di “Nu parlà zettenne” di Cosimo Savastano, a Marcello Marciani e a Beatrice Ricottilli.
Il libro si occupa, in appendice, di Pasolini e del suo rapporto oltre che con Vittorio Clemente, con l’Abruzzo che esercitò sul poeta di Casarsa un fascino particolare. Nella regione adriatica egli venne più volte e ad essa dedicò pagine esclusive della sua Poesia dialettale del Novecento (1952).
Nella copia del libro di cui mi ha fatto omaggio, Giampietro mi definisce “amico della Poesia abruzzese” e come tale gli suggerisco di fare attenta lettura dell’antologia e dei saggi critici sulla poesia in dialetto abruzzese di Nicola Fiorentino (non l’ho visto citato in questo libro), autore nel 2004 di Poeti dialettali abruzzesi (da Luciani ai giorni nostri) e di note e saggi critici nell’opera Oltre la cruna – letture di poesia neodialettale abruzzese e non solo 2000-2010, un notevole contributo alla conoscenza sinottica di alcune linee seguite dalla poesia abruzzese in dialetto nell’ultimo scorcio del Novecento e, in particolare, nel primo decennio di questo secolo.
Ultima annotazione: è davvero raro incontrare saggi di critica letteraria, dal linguaggio chiaro e conciso, come questo di Giampietro, che non indulgono mai a virtuosismi e funambolismi, spesso più ad uso della vanità di chi li scrive che per farsi comprendere da tutti. Una virtù che richiede un notevole lavoro di lima. Ma, per citare Leopardi nel suo “Scherzo”: “Musa, la lima ov’è? Disse la Dea: / La lima è consumata; or facciam senza. / Ed io, ma di rifarla / Non vi cal, soggiungea, quand’ella è stanca? / Rispose: hassi a rifar, ma il tempo manca”.
Andrea Giampietro, scrittore, saggista e critico letterario, nato a Popoli (PE) nel 1985, cresciuto a Pratola Peligna, risiede ora a Sulmona (AQ). E’ autore delle raccolte poetiche Il paradiso è in fondo (2010), Di notte a luna spenta (2012), e Cronache dall’imbuto (2017), Quasi una scorciatoia. Elegie ed epigrammi (2020); Ha tradotto in italiano le opere di Oscar Wilde, La ballata del carcere di Reading (2012), Elizabeth Gaskell, Bran e altre poesie (2016) e Stéphane Mallarmé Poesie (2020). Ha curato volumi: Un gettone di memoria, 23 voci per Ottaviano Giannangeli (2012) e Omaggio a Cosimo Savastano (2023), e lo studio storico dal titolo Pratola che se ne va. Storie, tradizioni e personaggi di Pratola Peligna tra otto e novecento (2021). Scrive articoli e recensioni di critica letteraria per quotidiani e riviste (come «L’immaginazione» e «Poesia»).