Stanze d’inverno e altre poesie di Eleonora Bellini

Recensione di Anna Maria Curci

 

Con il lapis*#37: Eleonora Bellini, Stanze d’inverno e altre poesie. Con una nota di Alfredo Luzi, Book Editore 2021

Marzo

Il rifugio è nel bosco

e nella luna.

Lo sa bene la lepre che s’affaccia

in giardino e rosicchia

fili d’erba mentre scende

la sera. Quando la sorprendo

s’infila nel folto dei rovi

che non teme. Aspetta che la luna

abbracci il suo rifugio, mentre io

chiudo la porta alle mie spalle. 

(p. 40)

Ogni componimento nell’ampia raccolta di Eleonora Bellini, Stanze d’inverno e altre poesie, ha il pregio di disegnare un episodio, di tratteggiare una storia. Che ci si trovi dinanzi a testi di pochissimi versi (tre, quattro), di una decina di versi, come nel caso di Marzo, la poesia qui proposta, oppure dinanzi a testi molto lunghi, si resta sempre colpiti dalla capacità dell’autrice di rendere sonoramente visibile, chiara e inequivocabile, un’istantanea della propria esistenza, ricordi d’infanzia (Il filobus, p. 153), fatti di cronaca e tragedie della storia degli ultimi decenni (Il ponte e il calabrone, p. 29; Ferrovia AV, p. 46; Dodici, p. 76), riflessioni sugli umani nel tempo, dialoghi dal ritmo ben scandito (Sei e cinque: est, dialoghetto del mattino, p. 60; Venti e trenta: sud, dialoghetto della sera, p. 61), il sarcasmo e l’umorismo bonario.

Sta nel dire nitido la cifra di una scrittura che, nelle due parti e nelle complessive nove sezioni del volume, affronta tematiche di vario tipo, con accenti spesso molto diversi. È l’io poetico che con il suo sguardo attento e la sua intenzione di dare testimonianza di ciò che ha visto e udito a costituire la presenza costante, l’elemento unificante, illuminato com’è sia dalla consapevolezza del vivere nella storia – la qual cosa comporta anche la nozione della durata molto limitata non solo di ogni singola vicenda, ma di tutta la specie umana -, sia dalla disponibilità a lasciarsi cogliere dallo stupore, dalla visione oltre il mero dato sensibile, oltre la superficie delle cose.

Come avviene in Marzo, da questa duplice illuminazione deriva l’incanto suscitato dai versi, espressi con svariate misure metriche: un quinario segue il settenario iniziale, poi si alternano l’endecasillabo, il decasillabo, il novenario, l’ottonario. È l’incanto di un episodio – la lepre che si affaccia in giardino e rosicchia fili d’erba mentre scende la sera –  che si riconosce come rivelatore a indurre chi legge a rileggere, a ritornare, a scegliere, di volta in volta, differenti criteri, per raggruppamenti, associazioni, parole chiave, interpretazioni, per un rinnovato itinerario di lettura nelle Stanze d’inverno di Eleonora Bellini. 

Anna Maria Curci


*Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.

Bibliotecaria di lungo corso e scrittrice, Eleonora Bellini vive nel Piemonte Orientale. Per la sua biblioteca ha ideato e curato, negli anni, progetti di invito alla lettura, mostre d’arte, didattiche e documentarie, itinerari multiculturali tra i libri, incontri con scrittori. Ha tenuto laboratori di poesia per e con le scuole dal 1986 al 2016. Segretaria e organizzatrice del premio nazionale di Poesia e Traduzione Poetica “Achille Marazza” (1982-2018); componente di giuria di concorsi letterari, collabora a periodici e riviste. A partire dal 1980 ha pubblicato vari libri di poesia, narrativa e testi per l’infanzia.