Punto. Almanacco della poesia italiana, 1-2011. Direzione del progetto: Mauro Ferrari; Direzione: Gabriella Fantato, Giancarlo Pontiggia, Salvatore Ritrovato. Editrice puntoacapo, Novi Ligure (Al).
Gli assunti che qualificano l’impresa non trascurabile di dar vita a un periodico come questo sono esplicitati alle pagine 5-6, in un preambolo degli “Autori a chi legge”: “La poesia si esercita, da anni, a sostenere una sua battaglia silenziosa, una sua severa resistenza alla baraonda dei sistri inquietanti e stordenti della società mediatica. Si può dire che essa preferisca il silenzio allo sfarfallio abbagliante delle immagini”; “Intendiamoci, anche nel Novecento, nel ‘secolo del rumore’ (com’è stato di recente battezzato), i poeti hanno amato il silenzio. Ma si trattava di un silenzio che li accompagnava, che li difendeva, prefigurando un mondo in cui la parola era a fondamento del sapere e delle relazioni fra gli uomini”; “Lo scenario è cambiato radicalmente”.
Ma non bisogna pensare a dei laudatores temporis acti; i promotori di questa rassegna sono giovani e consapevoli, non nuovi a imprese del genere, e soprattutto studiosi (in qualche caso accademici) e militanti ben addentro al campo in cui si muovono: “Conosciamo le condizioni e le peculiarità del mercato editoriale nel suo complesso […] abbiamo scelto di avviare con Punto un lavoro che desse conto di ciò che viene pubblicato oggi in Italia evitando ogni forma di ideologismo e valorizzando la ‘qualità’”. L’intenzione è di non fermarsi a una “pura mappatura del presente”, ma anche di “indagare il nostro passato più prossimo: autori, libri, poetiche, tendenze, panorami internazionali”.
Programma ambizioso, e i redattori non se lo nascondono. Ma come mettono in atto queste loro intenzioni? Anzitutto con una vasta panoramica di volumi, recensiti in schede snelle e velocemente leggibili: cinquanta pagine dedicate allo scrutinio di oltre sessanta raccolte poetiche uscite nel biennio 2009-2011; e una quindicina destinate a libri di saggistica attinenti alla sfera della poesia: singoli autori, scenari collettivi, antologie, teoria estetica.
A sostegno a tale consistente sezione critica giungono altri interventi di natura saggistica o di commento. Una sezione denominata “Work in Progress” contiene delle conversazioni fra redattori e autori; in questo numero, Fantato dialoga con Milo De Angelis, e Pontiggia con Gianfranco Lauretano. “Focus” viene intestata un’altra sezione, con saggi di Carrera (“Della filosofia poetica”), Fantato (“Esiste una poesia delle donne? Corpo, immaginario e scrittura”), Pusterla (“Sulla poesia di Francesco Scarabicchi”). E degli allusivi “Scaffali alti” trattano opere e nomi consolidati – fra gli altri, in questo primo numero, Sanguineti (per mano di Ritrovato) e Luciano Erba (Ciacci).
Non solo critica, naturalmente, perché così sarebbero contraddette le premesse. Anzi, assieme al corposo apparato di recensioni, l’asse portante dell’Almanacco è la parte che presenta testi. E li presenta non in una sequela piattamente uniforme, ma articolando con fantasia. Troviamo perciò una “Autoantologia”, in cui vengono proposte selezioni di poesie compiute dagli autori stessi (qui Neri e Pecora); autocommenti chiamati “Note a margine”, nei quali Fiori, Piccini e S. Ramat postillano ciascuno una propria poesia; e poi inediti di Copioli, Emmolo, Farabbi, A. Gibellini, Raimondi, Ravizza; e infine uno sguardo “Oltre confine”, dove spiccano due autori fra ’800 e ’900, il portoghese Edmundo de Bettencourt e l’olandese Jan Hendrik Leopold, curati rispettivamente da Fournier-Bisutti e Robaey, con loro testi in traduzione e originali a fronte.
L’immaginativa nel taglio delle varie sezioni, la ricercatezza di alcune scelte, l’assenza di preconcetti rispetto agli autori (non soltanto gli affermati, ma anche gli emergenti e anche quelli ancora “sommersi”), l’equilibrio nei confronti delle case editrici (non solo quelle nazionali e potenti ma anche – soprattutto, si direbbe – quelle piccole e valorose) sono tutti fattori che depongono a vantaggio di questa impresa, della coraggiosa editrice che la sostiene, e di chi l’ha ideata e promossa, quale arengo oculatamente filtrato a mente aperta.
Cosma Siani