PROSSEDI (Provincia di Latina)

Dialetto e poesia nei Monti Lepini
PROSSEDI  (1238 abitanti, detti prossedani). E’ posto a 206 M slm, sorge sopra una ripida collina ubicata sui Monti Lepini ed è ben visibile dalla Statale 156, a metà strada fra Priverno Frosinone.
 
Dal saggio di Antonio Cipolla: Pisterzani in Canada
 
Gli inizi del 1900, furono gli anni in cui giunsero in Canada i primi pisterzani. La  mancanza di lavoro e le cattive condizioni economiche spinsero molte famiglie a lasciare il proprio paese alla ricerca di un futuro migliore e più stabile. Siamo tra il 1908 e il 1914, come molti italiani anche i nostri compaesani iniziarono a lavorare nell’edilizia ed in ferrovia, lavori molto pesanti, ma che permisero loro di vivere e guadagnare abbastanza da poter mantenere le proprie famiglie rimaste in Italia. La gran parte dei pisterzani giunti in quegli anni era formata da uomini, tutti di estrazione contadina, in genere erano dei capi famiglia, disposti a qualsiasi tipo di sacrificio, stare lontano dai propri cari in un mondo completamente sconosciuto e così diverso, era il prezzo altissimo che bisognava pagare, ma non si persero d’animo e continuarono con grande coraggio la loro avventura. Molti di loro trovarono lavoro nel Nord dell’Ontario e si stabilirono in varie località, come Sudbury, North Bay, Capreol, Timmins, e Thunder Bay.Dopo i primi anni di sacrifici durissimi, alcuni vennero raggiunti dal resto della famiglia, altri da parenti e amici a cui diedero tutto l’appoggio possibile, aiutandoli così ad un inserimento più veloce e meno difficoltoso. Una seconda immigrazione di ben più grandi proporzioni avvenne dopo la seconda guerra mondiale, esattamente tra l’inizio degli anni 50 e la fine degli anni 60, fu questo il periodo in cui Pisterzo subì il più vasto spopolamento della sua storia.  Molte famiglie italiane in quegli anni andarono a vivere nella città di Toronto, dove tuttora vi è la più grande comunità italiana esistente in Canada, i pisterzani si stabilirono maggiormente nelle zone di ”Dufferin", St. Clair” e “Jane-Sheppard”. Per facilitare gli arrivi di altri Italiani, vennero creati alcuni centri di accoglienza come Piccola Italia “College Street” e “St. Clair”.. dove si poteva chiedere di tutto, un aiuto, un consiglio e dove si poteva anche respirare un po’ di aria tipicamente Italiana.  In seguito, come molti italiani, anche i pisterzani trovarono nuove occupazioni e progredirono sempre di più, iniziarono a lavorare nell’edilizia, nel commercio, altri operarono nell’industria, raggiunsero così una buona condizione di vita, ritagliandosi un piccolo spazio all’interno del panorama Canadese e contribuendo al miglioramento economico dello stesso.  Ma non fu per tutti così semplice, calarsi in una sistema di vita così diverso da quello appena lasciato fu molto difficile, se in un primo momento l’aiuto di parenti e di amici fu davvero benefico, successivamente si rivelò un limite, molti pisterzani iniziarono così a frequentarsi solo tra di loro o con altri italiani, ciò rallentò di molto il loro inserimento nel mondo Canadese, a testimoniare ciò sono i nostri anziani che ancora oggi parlano più il dialetto pisterzano che l’inglese e frequentano maggiormente tutto ciò che sa di italiano, ma noi che conosciamo la storia li rispettiamo e li amiamo ancora di più per questo, in fondo è anche grazie a loro se è vivo in noi il desiderio di tornare a visitare Pisterzo per poter rivivere ed assaporare almeno in parte le loro stesse emozioni.  Oggi per fortuna le condizioni della nostra comunità sono davvero buone, molti si sono insediati nella zona nord di Toronto, in particolare a Woodbridge, la St. Clair del 2000, dove hanno comprato nuove case. I giovani pisterzani sono brillantemente inseriti nella società canadese, frequentano le università e tra di loro ci sono anche degli ottimi professionisti.  E per chi vuole rivivere più da vicino Pisterzo e scambiare qualche chiacchiera con altri paesani, può farlo frequentando The Pisterzo Social and Cultural Club fondato nel 1980, creati proprio per preservare le nostre tradizioni e la nostra cultura, per arrivare infine all’ultima creatura partorita…la website di Toronto, dove si possono trovare fatti, notizie e curiosità sulla nostra comunità PisterzanoCanadese e non solo… 
 
 
1. I vocabolari e le grammatiche
 
Dalla varieta’ Pisterzana nel saggio Pisterzani Dialect fornito dal signor Antonio Cipolla
 
Abbàlle (in basso, a valle), abbèra (tener conto di una persona incapace, non tenuta in considerazione, di scarsa qualità), abbiàto (avviato es. avviare il motore della macchina), abbitinàto (avvolto), abbolàto (ricoperto, sotterrato), abbottàto (ripieno, gonfiato), abbroducchiàto (fare un lavoro alla rinfusa, in modo sommario, in fretta), abbuglià (coprire), abbuscà (guadagnare qualche soldo a fronte di piccoli lavori), accallócciàto (persona raggomitolata per scaldarsi di più sotto le coperte o in un angolo più caldo), acciaccà (calpestare), acciappóttàto (riordinato alla rinfusa), accioprètio (arciprete), accòmme (come), accusì (così), addasè (alla grande, va bene), addatromà (non puoi sapere, è da tremare,esclamazione rivolta al comportamento esagerato di una persona), addinniscànza (simile ad addatromà, Dio ci scampi dal comportamento esagerato di quella tale persona),addouènce (arrivare a tutto, fare tutto),adduènta (diventare),affrontà (indovinare),affuciàto (rimboccato, es. ha rimboccato le maniche della camicia),aglimàlo (animale),a(sbadigliare),allabbàlle (all’ingiù, in basso), allaì (all’andata),allammèrsa (al contrario),allammónte (all’insù, in alto),allancàto (affamato),allestràto (steso, disteso, buttato a terra con pugni),alloccàto/a (chiudere con lucchetto una porta, un cancello, oppure gallina che diventa chioccia), allorgnàto (accecato),alloromonì (al ritorno),ammaolìto (persona che dalle troppe percosse resta inerme, quasi intontito),ammentàto (inventato),ammèra (bisogna, occorre),ammócca (in bocca),ammontouàto (nominato),ammordonàto (gonfiato di botte),ancóglio (sul collo), ancòno (chiodo lungo), andallè (fai vedere),anéglio (anello), anguattàto (nascosto), annùto (nodo),appilàmo (tappo per damigiana, bottiglia in genere di sughero), appizzàto (attento con curiosità),appuzzutàto (fare la punta, es. ad una matita), arabbitinàto (riavvolto),arabboccà   (riempire, es. completare di riempire una damigiana),aracinìto (troppo magro),araiàto (troppo desideroso di mangiare, di soldi ecc…), arangà (stancare),arattà (grattare), arésce (riesce, compare),arrústocarne (di maiale),assippicà (versato tutto il contenuto di quel recipiente),attentàto (toccato,tastato), atticcapreda (elemento che serve per accendere qualsiasi cosa, insieme all’acciarino, isca e pietra focaia usato da pastori e contadini),attraiàto (quasi riconosciuto, ricordato), attrippàto (sazio),auentàto (avventato contro),azzingà (indicare, insegnare).
Babbalòcchi (tela di ragno), baccagliàre (rimproverare, litigare),bammàcie (ovatta),bannèlla (cerniera della porta, finestra),baracazzèra (zip, chiusura lampo dei pantaloni da uomo),baròzza (carro agricolo),battòcchio (batacchio anello di ferro infisso sulle antiche porte usato per bussare),bèlle bèlle (piano piano, delicatamente), bìa (soltanto), bicónzo (persona goffa, cafone), blóbló (intruglio di roba liquida, es. parte finale del vino o dell’olio rimasta nel fondo della damigiana),bócchi (soldi),boca (altalena),boccio polàto (testa pelata),bodìro (burro),bollatrróno (persona malconcia, poco curata, malvestito), brodùccio (mucchio di roba), brúmbo (acqua trattenuta in bocca),brùmba (modo di dire per dare da bere dell’acqua ad un bambino).
Caccauèlla (cosa vecchia, inutile),cacciúno (cagnolino, cucciolo), caccósa (qualcosa),caglína  (gallina), caglinàro (pollaio o persona dedita a rubare galline), cagnàto (cambiato),calascióne (pizza con formaggio), callàra (caldaia),callaréglio (piccola caldaia),callarìno (clarino), callo  (caldo), cambracànna (contenitore di canne secche dove si metteva il grano o granturco per poterlo mantenere fresco),cammarìccio (mucchio di paglia o fieno), canàssa (dente, molare),canàssono (mangione, persona di buon appetito), canàtro (qualcun altro), cancèglio (cancello),cannarílo (gola),cannarúto (goloso, ghiotto), cànnolo (collo di bottiglia, fiasco, damigiana), caòta (qualche volta),capézza (briglia del somaro),capìgli (capelli), capozillétta (ragazza con la testa per aria, senza responsbilità),cappe’glio (cappello),caputummàto (rivoltato), carià (caricato un peso sulle spalle oppure nel senso di caricare ad esempio la macchina di bagagli)cardarìglio (cardellino),caròzzo (gioco tipico pisterzano fatto con gli ossi di pesca),casarólo (contenitore dove si mettono le caciotte ad essiccare),càso (formaggio da mettere sulle pietanze pecorino, caciotta, marzolina),càtràppola (trappola),catúno (qualcuno), caúto (buco es. tipo quello praticato alla base dei portoni per far entrare il gatto senza aprire il portone stesso), cauàgliolongo (gioco del salto alla quaglia),càuce (calce),càucio (calcio, zampata), caudáto (bucato, forato),cazzàccio (un tipo bonaccione), cazzètte (ultimi movimenti con le zampe del maiale, poco prima di morire), céglio (organo genitale maschile),cércia (quercia),cecàgna (sonnolenza),cèra (colorito del viso), cèsa (tratto di terreno alberato di montagna),chénga (insieme di persone poco rassicuranti), ciafrócca (naso piuttosto grosso),ciammèlle (ciambelle),ciammótta (lumaca), ciànca (gamba), cianche’tta (sgambetto),ciauàtta (ciabatta), cicalóne (schiaffone), ciliàno (granturco, mais),cillítto (uccello), cinciàro (straccivendolo),ciofalítto (tipo di piffero, strumento fatto di canna vegetale, usato dai pastori lungo dai 10 ai 15 cm),ciorouèlla (cervello),ciouìtta (civetta), cìte (aceto), cóglio (collo), colòstra (primo latte dei mammiferi), cóssa (coscia), cocorúto (recipiente per mettere le lumache),colàta (modo per lavare i panni i quali venivano messi in una grande cesta di canne, poi veniva preparata acqua bollente e cenere in una caldaia e versato in un cesto grande canestra), colatóra (oggetto di legno per lavare i panni), colénto (persona completamente bagnata), colatúro (passino), colocàto (coricato), comenzà (cominciare), commattènne (prendere per gioco, non facendo le cose in modo sensato, seriamente, perdendo tempo), commète (discutere, mettersi a competere), cómmiti (piatti recipienti posate ecc…),c ompígno (pizza all’uovo per bambini maschi in occasione della Pasqua), concóno (recipiente di rame per contenere acqua), conconíglio (barattolo tipo quello dei pomodori),copèlla (piccolo barile), copèlluccia (barile ancora più piccolo),c oppolítto (piccolo copri capo),coràglia (collana di corallo), cortéglio (coltello), cotorízzo gli culo (osso sacro), cózzeca (sporcizia sul corpo di una persona che non si lava),crammacciàta (un pó di, un mucchietto, es. legna, grano, cemento),cràpa (capra),cróglia (supporto di stoffa che le donne mettono sul capo per attutire un peso da portare),crotélla (parte posteriore del cranio),cùnnia (culla), cùto cùto (persona che dopo un rimprovero se ne va con la coda tra le gambe, mogia mogia, con vergogna). Détera (dita), docouèlle (in nessun posto), domanicetto (domanimattina), douína (semi)Éllera (edera), érua (erba), éssio (eccolo), ettatè (che diamine). Falàsca (erbaccia quasi secca), fallóno (pane di granoturco giallo), fàloco (falco), faòno (tipica usanza pisterzana, catasta di legna che viene bruciata e benedetta durante la prcessione pasquale del venerdì santo), farèglio (falco), fàuce (falce), fàuciare (tagliare l’erba), fèlla (fetta di pane o di altro),f enza (rete di recinzione), físca (appezzamento di terreno),fiàra (ondata di aria calda),ficra (fichi),fìcrasecche (fichi secchi), fionnà (fiondare, lanciare qualcosa), fioríme (fuliggine), fiorìto (pane ammuffito), fóco (fuoco),fórcia (forse), fóspro (fiammifero), forcóno (perticacon estremità a forcina per pulire l’interno del forno),fràcito (fradicio), fràffo (muco del naso),fràole (fragole),fràulo (flauto), frassóra (padella), frassoríglio (padellino), fregandó (tutto un imbroglio),frèue (febbre), fríddo (freddo), fritto (fegato),fróbbici (forbici) frócia (narice),frommàggio (formaggio),frónna (fascio di erba fresca da dare in pasto alle mucche),frónne (foglie), fronte de iàmma (stinco), frúccolo (misura ridotta, meno di un palmo),frúta (ferita),fúnno (fondo),fúrno (forno),funiciéglio (pezzo di fune molto ridotto),funúcchi (finocchi). Géluso (solletico),gliànna (ghinda), gliótta (goccia d’acqua), gnóstro (inchiostro),gnúri-gnári (persone che stanno sempre litigando fra loro). I (andare, tengheta i, devo andare), i stèrza (il giorno prima dell’altro ieri, quindi tre giorni di quello in corso),i tèrza (l’altro ieri),iàfroco (orlo in genere), iàima (pizza rossa da fare sotto la cenere non lievitata, azzimo),iammottíglio (imbuto), iancòno (chiodo lungo, gancio della porta),iàtto (gatto),iènca (giovenca), imme’lla (unità di misura locale, che corrisponde a una quantità contenuta in due mani unite),incótto/a (vitello/a), inèstra (ginestra),iovíglio (arnese per battere il grano, composto da una pertica più lunga ed una più corta),isca (pezzetto di legno spugnoso, usato dai pastori con acciarino e pietra focaia, usato per accendere il fuoco ed altro),iúo (gioco per buoi).Làina (tipo di pasta, fetta di sfoglia dalla forma irregolare), làmpa (fiamma),lampà (lampi durante il temporale),laniatùro (matterello per fare la sfoglia),lanzérìme (serratura),làrio (largo),làtto (latte),lazzi (qualità di funghi), léccamùsso (schiaffo violento), léggi (leggero),léna (legna),léstra (dormitorio in paglia per asini, cavalli, mucche),liàzza (legazzo di stoffa),lìccio (legaccio, spago fino),licíno (pianta di leccio), limótto (tipo di lima molto ridotto a tre facciate),lócca (chioccia, oppure tipo al femminile locca locca dalla camminata e dall’aspetto moscio, lento, abbattuto),lócco (chiusura con lucchetto), lócco lócco (persona dalla camminata e dall’aspetto moscio, lento),lombrèlla (ombrello),l ombra (fare i versi ad una persona),lópia (debolezza da sonno, quasi incantato), lonzólo (lenzuolo),luccicandrèlla (lucciola), lúmo (lume). Maccarúni (maccheroni),macèra (muro di sassi a secco),magliócca (bastone con estremità ingrossata, usato da pastori, contadini e viandanti),magliócco (bozzo, escrescenza),mallacóllo (me ne vado), manatúro (mattarello), manià (maneggiare),mantìlo (tovaglia),mantrícella (copricapo usato dalle donne), martèglio (martello), matréa (matrigna), màtta (fascio di erba, di fieno, di frasche),mattígna (un tipo che ragiona da matto),matticíno (un pó matto), mattóica (da matto),mazzúro (persona un pó goffa, dal sedere un pó prominente),mérco (segno sul corpo,cicatrice), mète (mietere), mógne (mungere il latte), moglícro (ombelico), molangolo (arancio),monnà (pulire il grano),monne’zze (immondizia), monozzà (spezzettare), montonà (nominare),mortàlo (recipiente per pestare il sale),mortèlla (pianta con bacche nere, dalle quali si ricava il mirto),morzòno (mozzicone), moschìtto (moscerino), motànne (mutande),mozzocà (mordere),mpopacchiàto (raggirato, ingannato),múcciolo (muco del naso),múncio (persona lenta, moscia), músso (muso, viso). Nácica (un pó),nácichinèlla (un pochetto), ncazzà (arrabbiare), ncianfrocóno (disordinato, confusionario), ncicalíto (accecato, abbagliato),ncollà (caricare un peso sulle spalle), nèccia (magra), nfauzzìto (diventato falso),nfóssa (bagnata), nfocà (mettere su, aizzare),nfrocià (scontrare, sbattere contro un ostacolo),nfússo (bagnato),ngazzà (arrabbiare),ngiaccàto (intagliato, intaccato, o persona conciata bene bene di botte), ngrillàto (indrizzato), ngulupuzzàto (inginocchiato con il sedere rivolto verso l’alto),nìccio (magro, secco), niciùno (nessuno), nnì! (guarda), nó moschìtto (un pochino), npiàstro (buono a nulla), nse’mbra (insieme), nsorà (sposare),ntorzà (quasi strozzarsi, riferito al cibo che va di traverso), ntrattaglià (tartagliare),ntrèseca (fessura),ntrizzìto (indirizzito dal freddo, congelato), ntrogliàto (torbido), ntrontocà (attodi muovere un oggetto poco stabile),nùcchio (ginocchio),nzauglià (mescolare con le mani, impiastrare), nzíno (sulle ginocchia), nziuàto (sporcato di grasso). Ócca (bocca), óglio (olio),ópia (incantare), ória (pozza d’acqua), ótenzia (dare retta),ótto (rospo),occagliettó (bocchino per sigaretta),occhicotta (uccello), occòno (boccone), oglíto (bollito), olda (solaio), olía (voglia), onghia (unghia),onnèlla (gonna), onnopassàto/ognipassàto (l’anno passato), ordolìcchio (trapanetto a mano o ragazzo magro e molto sveglio),orígno (arcigno, scontroso), oróno (beverone per il maiale),orògno (bernoccolo),ossíca (vescica), otà (girare),otína (insieme di cose cibi, indumenti ecc…),otocà (cadere), otrà (rigirare, persona o animale che si rigira in terra),otrùcchio (mucchio di roba). Pace’nzia (pazienza), pagliaríccio (materasso di paglia),pagliàro (abitazione costruita con muro a secco di pietre, coperto con paglia), pallócco (bugia/oppure un qualcosa di forma rotondeggiante),palommèlla (farfalla),pampúglie (foglie, fraschette),panàra (pala con manico lungo per infornare il pane),panàro (cesto, paniere),panúnto (unto), pàscie (pascolare),pascióno (pascolo),passóno (bastone di legno lungo circa 2 metri), pécchia (organo genitale femminile), pennecà (pendere), petènne (chiedendo),pèto (piede),piantolàro (pezzo di terra piantato con verdure), píccaro (organo genitale maschile),piccóro (trottola di legno), piccùso (piccoso, tipo che si offende),pignatùro (coltello a manico fisso),pílo (pelo),píncio (organo genitale maschile),piòue (piove),píria/piriózza (gomitolo),piparòlo (peperone), piscollà (giocare nelle pozzanghere),pittia/pittiozza (impasto di farina con le uova, trasformato in sfoglia e tagliata come pasta all’uovo), pónta (punta),polàto (pelato),pollíccio (setaccio),pollídro (puledro),poncigà (pungicare),ponnénti (orecchini),postía (guardare di nascosto),postíglio (pestello del mortaio),potàce potàce (lentamente, piano piano),pozzúco (arnese per piantare l’orto, ma anche per scartocciare lepannocchia),préna (gravida),prèta (pietra),próle (polvere),púra/pure’lla (bolla della pelle), pútio (pianta sempre verde, con le cui bacche si faceva l’olio per il sapone), púzzo (polso),púzzo (pozzo),pucchipúglíno (pidocchi delle galline),púci (pulci),pulicíni (pulcini), puntaróla (chiodo).
 
Quatrìno (quattrini, soldi),quarta (recipiente di legno per misurare il grano/misura di superficie, quarto di ettaro di terreno),quitàrra (chitarra).
Rabbidinàto (riavvolto),rabbrucchià (sistemare alla meglio),racchia (orecchia), raddúce (riunire,riordinare),radícchia (trappola per uccelli),radìno (gradino),rafacàno (ruffiano),raggrugliàto (aggrovigliato),ràia (voglia esagerata di….),ramata (ramo), rammorì (spegnere),rampelliccià (aggiustare alla meglio),ranàlo (granaio),rananìcci (chicchi di grandine), rance’rta (lucertola),rancio (granchio), ranfe (grinfie), ranfrúglio (parte di grappolo d’uva),ràno (grano),ranónghia (ranocchia),rappàio (grappolo d’uva), rappancíno/rappe’glio (pezzo di ferro a tre uncini, lungo 30 cm., serviva per recuperare il secchio nella cisterna o pozzo), rasóla (attrezzo per pulire laspianatora),rastre’glio (rastello),rata (spazio costituito da una superficie di canne e rametti perseccare al sole i fichi prima di metterli in forno),ratícla (graticola),ratonía (pianta spinosa, tipol’edera),rattacàso (gratta formaggio), rattattúglia (confusione, disordine), razzeccà (risalire, sipuò dire anche arazzeccà),razzurie’nne (fare cose inconcludenti), rezzelà (rassettare, mettere aposto), ríglio (grillo), rítto (dritto), ricazzì (bambino, ragazzino),riccióla (recipiente di coccio),rinàlo (vaso da notte), rólla (porcile),róua (morbillo),roastà (disfare, guastare),roazze’glio (pettirosso),roccoiàle (guanciale del maiale),roconsúlo (usanza che consiste nel portare damangiare ai parenti della persona defunta),romonì (rivenire, ritornare), ronca (roncola),rootà (rigirare), roque’te (controllare, rivedere),rosbigliàto (risvegliato), rosórie (ricresce, aumenta), rúncio (piccola roncola),rúschia (estremità della spiga di grano), rúspo (prurito),rútto (rotto),ruzzocà (ruzzolare, ruotare).
Ssogna (strutto),saccocciòno (persona sempliciotta, ingenua), sagliòcca (come magliocca vedere alla m),saióno (persona fannullona),saràche (sarde),saracòino (camicione, s’intende anche uncappottaccio indossato durante i lavori di mietitura e trebbiatura),sarìce sarìce (alla radice),sbacandà (svuotare, ad es. una damigiana),sbalocà (valicare, scavalcare),sbaniménto (svenimento), sbarià (distrarsi, svagarsi), sbauttìto (impaurito), sbendrecàto (sventrato),sbèntola/ono (sventola, schiaffo, schiaffone), sbèteco (bisbetico, tipo un pó pazzerello), sbótto (cadutta violenta e rumorosa),sbordellà (rovistare), sbuglià (scoprire), scacazzàto (schizzato), scafe/ùni (fave e fave grosse), scalanfròno (calabrone s’intende anche un giovane che fa il filo aduna ragazza),scallalétto (scaldaletto), scannùccio (banchetto adatto per i bambini, ciocchitto),scarazìa (smania di mangiare), scardellàto/sattellàto (ripulito nel gioco a carte, lasciato a secco disoldi),scarozzà (scarrozzare, andare sempre in giro), scarzià (mangiare), scauzzacàno (personaincapace, che non conosce bene il suo mestiere), scàuzzo (scalzo),scazzà (scalzare, togliersi lescarpe),schiàma (schiusa), schiaùni (erba in acque poco profonde), scialóno (persona generosa inmaniera esagerata), scìfa/ella (recipiente di legno per contenere pane, polenta ecc…),sciòrgno (persona un pó stupida), sciurà (scivolare), sciurarèlla (scivolarella),scòcciapignata (radice diciclamino), scolmarèglio (mestolo), scolùso (ti escludo, non parlare più ad una persona),scommerdà (impiastrare), sconocchiàto (con le ginocchia sbucciate, rovinate), sconsittràtta (all’improvviso), scorzàto (scorticato), scotà (ascoltare), sdignà (risveglio di un dolore orisvegliarsi di vecchi rancori o troncare un rapporto di amicizia tra persone),sdiunàto (mangiareappena appena a colazione), sdolloggià (parlare male di una persona),sdollommàto (persona che per la grande stanchezza, o per le tante botte ricevute, si regge in piedi a malapena, cammina barcollando),sdollongàto (allungato, sdraiato),sdraià (strillare, gridare),  sdrinàto (persona con ireni rotti dalla fatica, mal di reni),séggia (sedia),selléccola (carruba, si usa anche per definireuna persona magra e al posto di schiaffone, tó dongo ná selléccola),sélia (insieme di laccioli fattidi crine di cavallo, per prendere tordi e merli),selóa (selva, piccolo bosco), sèroa (serva),sérta (fila di…es salsicce), sfessa (ferita da taglio o sgarro),sfettuzzà (ridurre a brandelli, a fettucce, apezzi),sfionnà (gettare, slanciare in senso di disprezzo),sfuzzàto (sfondato, senza fondo, insaziabile/persona che per aver troppo mangiato sente il bisogno di andare spesso albagno/persona con i calzoni calati),sganganàto (malridotto, mezzo storto), sicco (secco, magro),smatràto (sventrato),smozzocàto (morso in diverse parti),sóloca (solco sul terreno),sóórnato (sommerso, immerso, ricoperto), sórua (tipo di frutta), sollotròno (caduta), soncicà (disturbare),sorèglio (mestolo di rame per prendere l’acqua dal concone),soroétta (salvietta), spallàto (crollato),sparagnà (risparmiare),spasa (recipiente poco profondo per contenere insalata,maccheroni), spettriàto (dall’aspetto affaticato, sudato spettinato, tutto in disordine),spianatòra (tavola per fare la sfoglia),spilà (stappare una bottiglia),spilacìto (persona magra che non ha forza, un buono anulla),spisciaràto (bagnato dal sudore),spollacchióno (fannullone),spotèco (libero assolutotermine usato nelle passatella), sprescià (spremere),sproglià (togliere le foglie dai rami), sprùglio (buccia di cipolla), stagnàro (recipiente, secchio per prendere acqua nel pozzo), stagnaròlo/litto (recipiente per contenere il latte ed altro),stannà (potare le viti d’uva), stòcco (spezzato),stracco (stanco),stramba (tipo di erba selvatica con i lati taglienti), strénga (stringa),strigàto (distrutto, consumato),strìna (vento freddo, specie nel primo mattino),strippàto (con la trippa, pancia bucata, sgarrata), stròloca (fattucchiera, indovina che legge la mano),stroncòno (sega da boscaiolo), strúgli (pianta di ginestre), strúppio (storpio),strútto (distrutto, consumato), stuà (asciugare), súrici (topi), sùbbia (arnese da calzolaio), surìcchio (falcetto per mietere ed altro). Tacàpe (su, sopra),taccaréglio (pezzo di legno duro, quasi un arma), taccarèglio ‘la mola (pezzodi metallo sonoro), tafanàro (grosso sedere),taracùto (di grande spessore), tazzaròla (casseruola),tazzarolètta (piccola casseruola), (tiene, possiede), terzìna (candeggina),  tésto (tappo di metalloper bottiglia, ma anche contenitore per pizza al forno),tiàna/nèlla (recipiente di coccio/tegame),ticchitèlla (piccola donna), tintillòcco (piccolo grappolo di ciliegie), titto (tetto),tizzòno (legnoacceso),toiúro (troppo di giusto, con merito),tòlle (prendere),tommoròno (burrone), tracchiènne (traccheggiando, lavoricchiando), trammentà (guardare),trèzza (treccia di capelli),tròglia (torbida),troppèdi (treppiedi per fuoco a legno),trúnco (tronco), túnno (rotondo),túrzo (torsolo),túto (tutero, pannocchia di granturco). (va), uacantà (svuotare una bottiglia, una damigiana),uàcca (vacca), uàgh’ra (chicchi, acini),uagliòlo (ragazzo), úàno (setaccio), uàrda (basto per asini),uàto (apertura, passaggio), uattàmo (dare fastidio, disturbare),uàtte (battere), uatténné (vattene),uattià (battezzare),uàua (bava),uècchio (vecchio),uèrnie (smorfie), uèro (maiale maschio), uèseca (fiato grosso),uèspa (vespa), uíno (vino),uicchiàro (cucchiaio),úlomo (ultimo),uràci (brace del fuoco), úria (aria, ma anchegrida, urla), urlà (scrollare la pianta), urúzza (cenere calda),úrzo (orso),úto (gomito), úttro (bambino). Zaccòno (pezzo di legno corto),zampa (gamba), zampítto (grillo),zampittà (saltellare),zappìtto (capretto),zàppo (caprone, maschio della capra),zazzicchía (salsiccia), zíco (piccolo),zichinèglio/nella (più piccolo/la), zillapadróna (insetto volatile che si muove saltellando di colorverde),zinàlo (grembiule),zinalòno (grembiule che si usava a scuola elementare), zíppo (piccolosterpo, fuscello), zízza (mammella),zizzìlico (solletico sotto le ascelle), zóccola (topo grande),zompà (saltare),zúglio (filamento di ginestra), zuglièra (contenitore fatto filamenti di ginestra, zugli, per metterci le lumache),zùzzo (sporco).
 
 
2. I proverbi e i modi di dire
 
Dalla varieta’ Pisterzana nel saggio Pisterzani Dialect fornito dal signor Antonio Cipolla
Asini, buoi i mógli agli paesi tógli (prendi tutto dal proprio paese); chi soroétta attacca, soroétta sciólle (quello che ti do tu mi dai); Célo a pecorelle, acqua a catinèlle (cielo nuvoloso acqua abbondante); Le quinate sú le pignàte (i rapporti con le cognate si rompono facilmente come le pignatte); I piatto i la scotèlla, fào la figlia bella (il mangiare buono e abbondante, fanno la ragazza bella); E’ megli no giouane n’piazza, có cento scudi all’arca (è meglio un giovane in piazza, di bell’aspetto e di buona salute, che tenere soldi in casa); I bòcchi fào cantà i céchi (i soldi rendono allegri anche i cechi); I céco porta ‘n cóglio i strúppio (il cieco aiuta, sorregge lo storpio); Chi to negozio campa, chi to fatica crepa (chi ha un negozio campa, chi si affatica troppo crepa); Pórci, préti, púgli, nonsó uítono mai satúgli (porci, preti e polli, non sono mai sazi, satolli); E’ megli la caglína oggi, che gl’ióvo addomàne (è meglio avere qualche cosa oggi, anziché domani); Che to cóco n’óuo? Accómme i uò cótto? (vuoi che ti cuocio un uovo? Come vuoi che te lo cuocio?); Chiglio uò la uótte piena i la mógli ‘mbriàca (quello vuole l’una e l’altra cosa); L’acqua fitta ména i uèrmo rúscio (persona che sembra quieta me che in realtà nasconde nel suo intimo qualcosa di inaspettato); Córpo attrippàto non crede agl’iaffamàto (pancia piena non crede a pancia vuota, chi sta bene, non crede a chi sta male). Iamoci a colocà! (andiamo a coricarci); Iè tosto sa! Iè accómme no sasso! (è duro come una pietra); Iè sicco accómme ‘no cano! (è secco come un cane); La cagli’na me, te la pipítta (la gallina mia emette col becco un verso anormale);  L’àsena me te la uócca rópiéna (il mio asino ha la bocca piena); L’àsena ràglia, uà la mónta! (quando l’asina raglia, va in calore); Frati come a cani nsó úttero mai malo (fratelli come cani, non si vollero mai male); La nebbia agli casalótti, l’acqua agli ócchi agli ócchi (quando piove ai casalotti, sta arrivando l’acqua); Manténa quando te, quando non te, mantíni i morti te (tieni da conto ciò che hai, perché quando non hai cosa mantieni?); Nfà bene a úttri cà nsò rocórdono, nfà bene a uécchi, cà ntó lo póto arénne (non far bene ai piccoli, perché non se lo ricordano, non far del bene ai vecchi perché non possono restituirtelo); Non fa lo bene agli asini, che to tirano cauci (non fare bene a persone stupide, perché non saranno riconoscenti);  Pisterzo túnno túnno ci stà na’casa na’chiesa i no’fúrno (Pisterzo tondo tondo c’è una casa una chiesa e un forno); Quando c’è la mamma cóla figlia, scappa la nora cento miglia (quando c’è la mamma con la figlia, la nuora scappa lontano); Quando i cannarìlo n’è strìtto, se ‘no ua la casa có tutto i tìtto (quando si è troppo sciuponi, se ne va la casa con tutto il tetto); Quando canta iàglio zico, già chiglio rosso a cantato (quando parla il ragazzo, l’adulto ha già parlato); Quinàti come a mèlo nsó úttero mai bene (cognati come il miele, non vollero mai bene); Si uò monì uè, si no uò monì, no uè (se vuoi venire vieni, se non vuoi venire non venire); Ta pòzza ta no citóno! (ti venga un accidente); Tavolo i létto non porta rispétto (a tavola e a letto non si ha rispetto per nessuno); Zappa chi a fame (lavora chi a fame).
 
 
3. I toponimi e i soprannomi
 
 
4. Canti – filastrocche-indovinelli – giochi- gastronomia- feste&sagre-altro
 
Tradizioni
 
(da www.prossedi.net) Un piccolo paese come Prossedi custodisce ancora antiche tradizioni legate sia alla religione che al modo di vita di una volta. Il paese è collocato nell’ampia zona denominata ciociaria, denominazione data dalla tipica calzatura in cuoio, la ciocia appunto legata ai piedi da lunghi legacci.
Altro elemento tipico del costume ciociario è il concone; tipico elemento in rame utilizzato dalle donne per trasportare l’acqua dalla fonte pubblica sin dentro le abitazioni, allora non servite dal pubblico acquedotto. Grande era la maestria delle donne che portavano le conche in equilibrio sulla testa aiutandosi con la croglia: un panno arrotolato posto sotto la conca.
 A Pisterzo, piccolo gioiello medioevale annesso al Comune di Prossedi, si festeggia il 17 gennaio la Festa di S. Antonio Abate e la domenica più vicina al 20 gennaio la processione dedicata a S. Sebastiano. L’ultima domenica di maggio si ricorda la Festa patronale dedicata a S. Agata. La Sagra dei Fichi, celebrata la seconda domenica di luglio, permette di assaporare in tutta la sua dolcezza il caratteristico frutto mediterraneo che nasce spontaneamente nel territorio. A Pisterzo famosissima la rassegna annuale, organizzata la seconda domenica di agosto, della Sagra delle Sette Minestre, di grande richiamo turistico anche estero. La penultima domenica di agosto imperdibile la manifestazione della Sagra della capra con degustazione del piatto tipico. Il 30 agosto, a Pisterzo, la Festa dell’Emigrante rievoca il forte legame alle proprie origini di tutti i cittadini che nell’immediato dopoguerra emigrarono in America, e che ogni anno ritornano, proprio per questa occasione, nel paese natale. L prima domenica di settembre e la terza domenica di ottobre viene allestita una tipica fiera delle merci con stand gastronomici, in cui si promuovono i prodotti locali. 
 
 
https:////www.studio93.it/news/read_news.php?news=32781&category=3 (Canusia gruppo musicale che raccoglie e tiene in vita i canti popolari lepini).
Il Centro Studi Prossedani con il suo presidente Maurizio Magni, sabato 11 dicembre 2010 in occasione della XIII Sagra della zazzicchia ha proposto una serata di musica popolare, una festa che ripercorre uno spaccato di vita sociale del territorio di Prossedi e dei Monti Lepini in genere che hanno caratterizzato negli anni la società contadina del piccolo centro di Prossedi, immancabili il saltarello e gli stornelli a dispetto.
 
www.studio93.it/news/read_news.php?news=32781&category=3 (Canusia gruppo musicale che raccoglie e tiene in vita i canti popolari lepini).

4.2 Filastrocche, indovinelli, invocazioni e scongiuri

 
4.3 Giochi
 
 
4.4 Gastronomia
Si segnalano: gli frascatigli, un impasto di acqua e farina; polentacon pomodoro e salsiccia; il caniscione, una pizza con formaggio caprino.
I piatti caratterizzanti la cucina tradizionale di Prossedi sono: Gli frascatigli, un impasto di acqua e farina; polenta con salsa di pomodoro e salsiccia; il caniscione, una pizza con formaggio caprino; zuppa di cipolle e zuppa di ceci. Tra i prodotti tipici: olio e olive; carne di capra; fichi; ricotta e formaggi. In particolare le marzoline, tipiche caciottine fresche stagionate, hanno la caratteristica di essere prodotte, come detta la migliore tradizione, artigianalmente dai pastori nel mese di marzo, da qui il nome "marzoline".
La salsiccia preparata con le antiche tecniche mediante l’uso di carne di maiale allevato alla maniera casereccia, allieta il palato nelle sere invernali. Cucinata preferibilmente alla brace, accompagnata da buon vino e broccoletti cucinati con l’olio locale, sono gli ingredienti dell’ormai tradizionale "Sagra della zazzicchia" che si tiene ogni anno nel mese di dicembre.

 

5. I testi in prosa: il teatro, i racconti
 
 
6. I testi di poesia
 
 
Bibliografia
 
 
 
Webgrafia
 
 www.comune.prossedi.lt.it/hh/index.php
www.prossedi.net