PRIVERNO (Provincia di Latina)

Dialetto e poesia nei Monti Lepini

 

PRIVERNO  (14273 abitanti, detti privernati). E’ posto a 151 m slm.

 

1. I vocabolari e le grammatiche

Vocaboli selezionati da Il dialetto di Priverno. Ricerca fonetico morfologica di Carlo Volpe:
aredducitora (raccoglitrice, aiutante della fornaia, addetta al trasporto della pasta di pane delle clienti al forno; donna sporca, linguacciuta), attettico (occupazione impegnativa), azzincà (indicare), bacalozzo (ragnatela), bafa (afa, odore sgradevole), ballatore (pianerottolo), bietra (bietola), briccioccolo (sasso, pietra), broccone (annaffiatoio), buzzecone (pancione, uomo obeso), calopenio (altalena), campechetto (dormitina, sonnellino, riposino), canale (tegola), cannaruto (goloso), cannato (confezione di fichi secchi di forma rettangolare con scheletro di canna), capizzo (solco di lunghezza più ridotta quando il terreno non è perfettamente rettangolare), catafagna (padella bucherellata per caldarroste), catubba (tosse insistente), cavata (fosso di scolo dei campi), cavateglio (fossetto trasversale alla lunghezza di una striscia di terra più con la funzione di passaggio che di scolo), cazzalapasci (stupido, babbeo), cazzappubblico (stupido, incapace), ciciliano (granturco, chiamato così dalla Sicilia, dove lo importavano gli arabi), cinturo (pannolino per bambini), ciocca (vite), cipicchio (cipollina ottenuta dal bulbo), cipollone (bulbo del carciofo con radici e gemme), cognitella (misura di capacità per l’olio corrispondente a 11 litri), crestagliera (armadio con ante a vetri), criglio (grillo), crini o rini (reni), crito (vetro), crueia (scoreggia), èglio, èlla (eccolola là), facià (falciare), facitura (quantità di pane che si impasta in una volta), favone  (falò), fella (spicchio di agrumi), ferà, ferato (congelarsi, congelato, rapprendersi, rappreso, detto dell’olio, dell’acqua), feratura (brina), fua (sibilo, fischio, voce onomatopeica), fulime (fuliggine), futo (folto), lucchenizzia (golosità, avidità), macoco (lumaca dal guscio tra il giallo e il marroncino), mallozza (testa del membro, pomo di un bastone), mangorgia (sacchetto per biada che si lega al collo dell’equino), merolla (polpa, parte interna di un bulbo), pacìa (accanimento nel gioco), paletana (erba parietaria), palotto (vanga senza punta, con l’estremità arrotondata), pampuglia (foglia d’ulivo), paparozza (acacia), pazzolla (donna sporca, trasandata), ploncio (tuffo, capitombolo, fr. plonge, se plonger), porco scignale (cinghiale), preite (prete), pulmigname (melanzana), pulzo, puzzera (polso, polsi), puppa (scorreggia muta), scraccaglià (balbettare), sculmareglio (mestolo), sepponta (asta di legno, palo per sostenere una vite troppo carica o un albero pendente), spenecarze (sporgersi), speculà (spiare, cercare di scoprire), spetato (zoppo), squacquarà (ridurre in poltiglia), stoccia (tozzo di pane), uccitto (bambino), ufelo (bufalo), verte (sacco a due bocche che si mette di traverso sulla groppa dell’asino), zumbo (salto). Da: https:////it.wikipedia.org/wiki/Priverno ecco una lista di termini privernati aòò esso titta! (espressione ironica tipica, usata per scoraggiare le imprese di un tuo concorrente o amico, per non dargli la soddisfazione), areguastato (due fidanzati che si lasciano, ao areguastato), azzecca! (sali!), bia (solo, solamente, espr. ma bia!: ma certo!), cèsco balurdo (sporco, anche in senso figurato), cianci (coccole), ciota (tartaruga), cifalo (flauto) cresemarina (rosmarino), fòspri (fiammiferi), fraffo, fraffuso (moccio, moccioso), fratto (tuo fratello), gettecà (spaventare, me si fatto gettecà), gniputella (menta o mentuccia), mmoglio (scarafaggio), mammoccio o uttro (bambino), mmandriglio (porcile), merganato (melograno), meuza (pancia), musso (viso), naccheraturo (mattarello), ndrundo (stupido), ngurdo (particolarmente lento a capire, ignorante), pàsema (lentezza, es. ni che pasema!), paténa (madrina), patìno (padrino), pèdeche (fondamenta, es.: te si magnato la casa co tutte le pèdeche) pimpidoro (pomodoro), piparoli (peperoni), Piperno (Priverno), piovezzeca o frelega (pioviggina), poscra (dopodomani), sagliocco (si dice di persona o cose enormi o poco agili), sbotto (rovinosa  caduta), sparià (spargere qualcosa su una superficie), telluzzà (smuovere una bottiglia, bicchiere o contenitore con movimenti circolari per poi versare il liquido), zaguzzo (grezzo perché troppo paesano), zippo ’n culo (libellula).
 
2. I proverbi e i modi di dire
 
Da Il dialetto di Priverno di Carlo Volpe traiamo i proverbi:
S. Andrea: leva a pranzo, mitti a cena (30 novembre: le giornate si accorciano); alla Cannelora: o fiocca o piova, la ’mmernata è fòra. Se iesci lo sole soleglio, ci sta ’no mese de ’mmernareglio; Febbraro scalla la trippa aglio pecoraro (anche il pastore, vivendo all’aperto, nota l’aumento della temperatura); Chi piscia chiaro fa la fica al medico (perché sta bene); Salutà è cortesia, aresponne è obbligo; Se sa ’n dó se nasci, ’n ze sa’n dó se more (i casi della vita portano a migrazioni continue); Oglio nòvo, vino vécchio (l’olio con il passar degli anni perde in qualità mentre il vino acquista); I so figlio de capo de tacca: vote la venci, vote la ’mbatta (esclusivamente privernate, perindicare tenacia e caparbietà); Naso all’insù, uno pe’ casa e poi non più (complimentoalla donna con questa caratteristica); Chi mineggia lo mèle, s’allecca le teta (dellebuone occasioni approfittano tutti); Glio trotto degl’aseno póco dura (l’uomo nondotato resiste poco alla fatica); Sole de vetro, aria de fessura porteno gl’ome ’n seboltura.Dalla stessa fonte alcuni modi di dire: mforte commel’acito de Cardinale (essere forte, ironico); aròcca comme ’no porco (russare forte); piro cincio (essere male in arnese); alla fregna mamma (tuffarsi a gambe in giù, sgraziatamente); croatto, croatto (demoralizzato, offeso); dormi’ a mazzo spilato;èsse ’na brava pezza (essere di carattere difficile); èsse campanaro (essere sordo); i ’ntretinghete! (e ci rifà!); la mazza i la sgrilla (si dice di una coppia, quando uno è alto e l’altro è basso); che mescia (che abbondanza! detto ironicamente); grattazze glio culo co’ l’onghia (pentirsi amaramente, farla pagare); n’ avé ’n’ora d’abbendo (non riposarsi mai); zizza i cunia (latte e culla, detto dei poppanti).
 
3. I toponimi e i soprannomi
 
Dal sito https:////www.comuni-italiani.it/059/019/: Il nome riprende e si riferisce al vicino centro Privernum che fu fondato, secondo la leggenda, da Priverio. Potrebbe anche derivare dal latino pipernus da cui Piperno, nome con cui veniva identificato il luogo in passato. Dal racconto Aglio mare possiamo estrapolare i seguenti nomi: Giacchetta, Mistichella,  Bruno glio pesciarolo,  zima Fermina,  Monna ’na copertina celeste.
Nomi e toponomastica dalla poesia “Natale de n’avota” di Angelo Di Giorgio: Giacomuccio / (faceva il presepe) ‘ncima alla chiesa de Santa Maria,  covone, la macerola,  gliò montone, Santa Nicola.
 
4. Canti – filastrocche-indovinelli – giochi- gastronomia- feste&sagre-altro
 
 
 
 
4.2 Filastrocche, indovinelli, invocazioni e scongiuri
 
4.3 Giochi
 
Zoppecacchino (gioco che si fa saltando con un piede solo).
 
4.4 Gastronomia
 
La “Sagra dull’acquata i dulla callarosta” – Nata quasi per caso, alla fine degli anni Sessanta, la sagra ha visto aumentare di anno in anno il suo successo. Protagoniste indiscusse: le conosciutissime castagne “camiselle” patricane cotte a caldarrosta, accompagnate, in un abbinamento perfetto, dall’acquata, un vinello dolce e frizzantino ricavato dal mosto in fermentazione misto ad acqua. Si festeggia generalmente nella terza domenica di ottobre. Organizzata dalla Pro Loco, allo scopo di valorizzare nel modo più opportuno ed efficace il prodotto principe dell’agricoltura patricana. Falegnami, elettricisti, carpentieri, pittori e scenografi, addobbano piazza Vittorio Emanuele II e strade adiacenti che si affollano all’inverosimile di patricani e forestieri provenienti gran parte della Regione Lazio, dal napoletano, dal viterbese e persino dagli Stati Uniti d’America a cui vengono offerte abbondanti razioni omaggio di caldarroste e acquata a volontà. Il tutto tra musiche di fisarmoniche e organetti, raduni bandistici, balli di ragazzi e ragazze, giochi popolari, mostre di pittura, spazi dedicati alla poesia dialettale e al teatro popolare.Filmati su Sagra dull’acquata i dulla callarosta sono su You Tube.Maccaruni alla plebba/flebba: maccheroni alla folla, alla massa; con riferimento alla consuetudine delle famiglie le quali, il giorno della festa di San Rocco, per aver fatto voto al Santo, cucinavano “mezzi maccheroni” distribuendoli alla gente dentro le “scife”. C’è un riferimento anche nel poemetto patricano A festa du S. Rocco” composto da E. Bufalini fatti in casa.Altre usanze sono legate a: Polentata di S.Antonio Abate; Sagra delle fettuccine; Pagnuttella dell’Ascenza (pani benedetti).
Segnaliamo in Antologia la bella poesia di “A maiestra cucinera” di Ennio Ernesto Montini.
 
5. I testi in prosa: il teatro, i racconti
 
Francesca Caddeo nel 2002 C’era ’na vota, scritto in dialetto con testo italiano a fronte. un gustoso amarcord di luoghi, di aneddoti, di sentimenti e di situazioni dell’infanzia degli anni 50 a Priverno quando il dialetto con le sue sfumature culturali valeva come occasione di libertà espressiva.  Il libro di Francesca Caddeo coglie con lo strumento dialetto la vita dei vicoli e  riconosce percorsi sereni e giocosi di una comunità fiera dei propri costumi e gelosa delle proprie tradizioni. Insomma è memoria storica.
I titoli dei racconti sono: Aglio mare, Glio vicolo Muzzo, La sposa, La corda, Santa Nicola, Gli nonni, Santa Chiara, Fotografie de chigli tempi, Carraceca, Zompitto calecagnitto. Un ampia sintesi di “Aglio mare”:
 
So’ de Piperno. Ci so’ nata. Me piaceva d’esseci nata, ma certe vote penzava ca s’era nata a Terracina sarìa stato megli.
No’ pe’ gnente, ma alloco glio mare ci steva già, ’n ze ci teneveta î, î icci n’nera facile; ci voleva la magghina, ma allora chi la teneva? Giusto Giacchetta. O Mistichella.
Patremo no de sicuro, i se pure la fosse tenuta, non credo propia ca me ci sarìa portata. Co la coriera manco a parlanne… Ci sarìeno state le Colonie. Tanti mammocci ci jeveno. Me sarìa piaciuto puro a mine, ma patremo de ’sta recchia ’n ci senteva perché era bono i caro, i se gli sapivi acchiappa’ ci levavi puro le mutanna, ma certe vote era propia ’ngurdo. Le Colonie, manco a nominalle.
Diceva, anzi le penzava ma tu ce le leggivi ’n faccia, ca chella era robba de poveracci, nnui mmeci stavemo be’. Oddio, non è ca gli bocchi ereno tanti, ma ’nzomma, apparo agli atri, ’n ci potavemo lamenta’.
M’attoccava stamme zitta i mare sole i coccapisce sonnaremigli la sera prima d’addormimme. Ma pp’rò ’n anno aglio mare ci semo iti.
Ogni settimana veneva a Piperno da Teracina Bruno glio pesciarolo, ’no begl’ome co’ du’ begli baffetti i ’n’areciammola ca te ’ncantava (la femmena, ’mmeci, ca veneva co’ isso a venne glio pescio, beme mejo… teneva la vocca storta i gl’occhi ’nguengueri, ma pp’rò era bbona accomme lo pano.
‘’Nzomma, ’n anno patremo i matroma deciderno ca ci potavemo puro permette de îcci a ’sto mare, i affitterno ’na stanza alla casa de Bruno, vicino alla Spiaggetta. Le facerno pe’ nnu’ figlie ca ce ne moravemo, no’ certo pe’ issi, ca matroma, ch’era roscia, glio sole i lo callo gli vedeva accome glio fume agl’occhi, i patremo teneva ’na paura dell’acqua ca se gli portava.
Ciu preparammo ’m pompa magna, ca no’ volavemo fa’ brutta figura (…)
Arivemmo a ’sta casa ca a mi me pareva de sonna’ perché se ci senteva propia gl’addore deglio mare, Eravemo i’, matroma, sorma, Gina i zima Fermina. Tenavemo pe’ nnu’ ’na stanza ando’ ci addormavemo tutte quante; la cucina era ’nzembra a Bruno i alla mogli.
Arivemmo da Piperno carichi accome gli muli, c’eravemo portato ’sto munno i chigl’atro, manco s’a Terracina la robba ’n ze trovava, ma quando fu al dunque ci accorgemmo ch’eravemo lassato Monna, ’na copertina celeste ca sorma Pina ci faceva l’amore. (…) Attocca ca patremo i matroma s’aretornerno i ci jerno a togli ’sta Monna. (…)
La vacanza poteva comenza’ addavero. ’Ntanto p’rò s’era fatto tardi i glio celo era nuvolo, ma i’ ’n senteva cristi, aglio mare ci voleva î lo stesso. Tanto dicivo i tanto facivo ca m’accontenterno. Ci facemmo tutti quanti ’na passeggiata alla Spiaggetta ’m po’ a curi curi i scappa scappa, ca gl’ommeni se ne teneveteno arei’. ’N za mma’ ca glio sole manco ci steva… me n’arevenivo allessata, co’ la freve a quaranta i co’ certe bolle alle braccia i alla schina ca me faceveno chiama’ mamma. Pe’ spogliamme attocca ca me taglierno glio vestitino che portava, no ca me piaceva pe’ poco!
Ah, forse me so’ scordata de di’ ca teneva gli capigli rusci i la semmola ’n faccia.
Chiglio giorno so’ capito ca glio mare’n faceva tanto pe’ mi.
Mino male ca n’n era nata a Teracina!
 
L’Associazione Culturale Teatrale “Diritto & Rovescio” nasce nel Settembre del 2006 con l’intento di promuovere la cultura teatrale nella cittadina privernate e nei paesi limitrofi. L’attività dell’associazione è amatoriale, ma non mancano nel curriculum della stessa rappresentazioni di opere d’autore. L’associazione ha proposto diversi spettacoli teatrali, da piéces famose a sketch scritti dagli attori, in dialetto privernate e in lingua.
Nel 2006 rappresentazione, nella piazzetta antistante l’Abbazia di Fossanova, dello spettacolo “I Compromessi Sposi”, una parodia dell’opera manzoniana, ideata da Marina Martini, con la sinergia di Antonio Iacobucci e di Diego D’Amici alla sceneggiatura, e di Anna Di Giorgio alla regia, liberamente tratta dal romanzo di A. Manzoni, ma ambientata nei nostri giorni e con dialoghi in svariati dialetti italiani, dal dialetto privernate al napoletano, dal siciliano all’umbro..
Siamo al 2008; a Gennaio la compagnia, diretta artisticamente da Anna Di Giorgio, si esibisce in un ristorante locale con lo spettacolo “La Conta”, in dialetto privernate, scritto diversi anni fa dall’autore locale Angelo Di Giorgio. Due giovani sposi di un tempo hanno non poche difficoltà a maritarsi in una Priverno intenta a fare la conta della dote della sposa prima di ogni altra cosa. La commedia è di una comicità diretta e popolana, che conquista immediatamente il pubblico per la sua semplicità e spontaneità.
Nel Marzo dello stesso anno, gli attori tornano sul palcoscenico del teatro di Priverno con lo spettacolo “Tutti i nodi vengono al pettine”, adattato e diretto da Marina Martini; la commedia è articolata in quattro atti che sono, in realtà, quattro scene tratte da opere differenti: “La Conta”, dell’autore locale Angelo di Giorgio, in dialetto privernate; una riduzione dell’opera “Rugantino” di Garinei e Giovanni, in dialetto romano; un monologo in dialetto napoletano “O suogno”, scritto dall’attrice e regista Marina Martini nel quale si parodizzano i temi del sogno, del gioco del lotto e della premonizione, tipici della cultura napoletana; infine lo sketch “A vita pi nuiatri” in dialetto siciliano, nel quale si gioca, con l’intento di sdrammatizzare, sulla cruda realtà della malavita organizzata.
A Giugno 2008, in occasione della serata inaugurale del “XIV Palio del Tributo” , porta in scena lo spettacolo “Allegro e Andante … trottando in piazza”, composto da cinque sketch comici in dialetto privernate tratti da famose opere dell’autrice locale Vittoria Macci e riadattati da Marina Martini; sempre a Giugno gli attori della compagnia rallegrano la festa rionale di Porta Romana proponendo diversi sketch in dialetto privernate e in lingua tratti da opere di autori locali e da famose scene di cabaret. Ad Agosto la compagnia si esibisce in occasione della festa del Comitato di San Lorenzo, a Priverno, riproponendo sketch di Vittoria Macci. A Settembre gli attori propongono una rivisitazione in chiave teatrale di alcune poesie dialettali dell’autrice locale Vittoria Macci.
L’11 del 2011 la compagnia, in occasione della Festa Rionale di Porta Romana, porta in scena l’opera privernate "La Conta", dell’autore locale Angelo Di Giorgio. 
 
6. I testi di poesia
 
Di Angelo Di Giorgio il Comune ha pubblicato nel 2001 il libro Poesie e commedie dialettali.
In https:////www.pensieriparole.it/poesie/poesie-vernacolari/ poesia-68784, sono presenti tre sue poesie. “La grazzia” è una preghiera a Simone Cireneo invocato perché lui che ha già tolto glio duro legno da chelle spalle sante di Cristo tolga da quelle di Priverno chisto crocione / che da quatt’agni, prima che c’intorza, / tenemo stiso ’n cima aglio groppone. In “La sepponta” (Il sostegno) al filo della luce che si rivolge così in maniera strafottente al palo che lo sostienequest’ultimo risponde: ma ’n si penzato accome faciaristi / se non ci stesse ine, sto fregnone. / P’areggete andò t’appoggiaristi? / Allora fà glio bbono, ’n t’avantane, / non te fà crede a certi mammalucchi / se nnò te faccio subbito sgonfiane, / te levo la sepponta i tu te scrucchi”. In “Natale de n’avota” ne rievoca il clima semplice, festoso fatto di cose semplici: nà cica de pane abbruscato aglio foco / la cocozza, le mappe fritte / le pizzetelle i le fico secche / se ci steva gliò capitone / era Natale da signore / i pè chi gli poteva accattà / ci steva nà cica de baccalà. / Non ci steva gliò pandoro co / glio zucchero pè cima / mamma ci deva gliò ciammellone / cotto aglio furno dè Carlina… In “La mammina” il gioco di una bambina, molto vicino al flusso della vita vera: Che me piace a giocane da mammina, / co’ la bambola ’n braccio p’addormilla; / ci faccio o…o…o…oo, co’ voce fina / i aspetto, ma no’ parla, pe sentilla. // La stregno ’n petto, povera ’ngelina / la cunnio accome fosse figlia meia, / l’arescallo la sera i  la mattina, / la proteggio dallo friddo i la turbera. // M’avo ditto: so’ giochi da ’nnocenti, / ca chello che i faccio ’n è sincero, / ma v’aggiuro co’ tutti i sentimenti: / è tutto amore, è tutto d’addavero.
Altri due poeti privernati: Carlo Picone, autore di Maramao! Raccolta di poesie in dialetto privernate (2009) e Vittoria Macci. 
 
Bibliografia
 
 Di Giorgio, Angelo, Poesie e commedie dialettali, Assessorato alla Cultura del Comune di Priverno,
2001.
Picone, Carlo, Maramao! Raccolta di poesie in dialetto privernate, Priverno (LT), Artegraf, 2009.
Volpe, Carlo, Il dialetto di Priverno. Ricerca fonetico morfologica, Comune di Priverno, (Priverno, Tip. Bianconi), 1981.

 

 
Webgrafia
 
www.comune.priverno.latina.it/portalepriverno/default.htm
www.comune.priverno.latina.it/portalepriverno/proloco.asp

it.wikipedia.org/wiki/Priverno