Ancora per ricordare Dario Bellezza (5 settembre 1944 – 31 marzo 1996), la cui intera opera in versi si può leggere nel volume di «Tutte le poesie» (Mondadori, 2015) splendidamente curato da Roberto Deidier che, nell’Introduzione, insiste opportunamente sulla centralità del motivo del corpo nella poesia di Bellezza:
«È dunque il corpo lo strumento attraverso cui il poeta esibisce e declina le proprie ossessioni; la sua presenza, così tenacemente pervasiva di libro in libro, non costituisce un ovvio tratto dominante, ma diviene la sostanza più intima di una ricerca destinata al fallimento. Il linguaggio delle pulsioni, dei desideri viscerali, rischia di svelare falsi oracoli, di offrire illusioni effimere quanto dannose, di cui Bellezza è sempre dolorosamente cosciente».
E poi ancora, a proposito dell’«energia della dissipazione a cui Bellezza si costringe», aggiunge Deidier che in essa si ritrova
«anche un residuo di titanismo, appena sufficiente a motivare il tentativo di un riscatto, ma solo sul piano collettivo. Anche se fosse possibile salvare, imporre il proprio ruolo, sul piano individuale la situazione è compromessa dalla crudeltà dei sentimenti, dall’incapacità di adeguarsi al loro naturale fluire. “Ma il quotidiano insiste”, ovvero incombe, si legge proprio in “Serpenta”, imponendo uno iato tra la scena della rappresentazione, che prima o poi dovrà concludersi, e la sosta necessaria al compiersi di una vera esperienza. Bellezza teme quella verità tanto agognata, si dispone a una fuga continua perché soltanto il tempo della recita sembra offrire lo spazio illusorio di una salvezza».