Paolo Guzzi (5 agosto 1940 – 23 marzo 2023) è stato traduttore di poeti francesi, ha scritto per e sul teatro, ha organizzato eventi poetici e ha pubblicato numerosi libri di versi: «Consumo pro capite», Trevi, 1972; «Moduli di trasformazione», Carte Segrete, 1980; «Continuum 1983-1984», Lucarini, 1985; «Dizionario inverso», Il Ventaglio, 1991; «Ecografie», Campanotto, 2016; «Verbatim. Poesie (1972-2002)», ivi, 2003; «Arcani archetipi», Fermenti, 2006; «Sperduti nello spazio», Manni, 2009; «Dittico Diptyque», Campanotto, 2012; «La commessura dell’occhio», Robin, 2015; «Materiale di recupero e altro 1957-1960 / 2017-2019», Campanotto, 2020.
La prefazione di Lamberto Pignotti a «Dizionario inverso» può servire a definire con precisione il senso dell’operazione poetica compiuta da Guzzi: «La poesia di Guzzi – conclude Pignotti – evoca una mitologia dell’attualità proiettando una scrittura su più piani che si muove con tortuoso percorso in varie direzioni lungo le quali si concretizzano, mescolandosi e scontrandosi per analogia e opposizione, sequenze di storie appena alluse, fatte intravedere. […] Piazzando la sua scrittura poetica alla stregua quasi di una telecamera, Guzzi preferisce quelle scene che inquadrano i momenti iniziali, e anche più validi, di una storia che puntualmente viene di proposito disturbata, interrotta, occultata, per essere consegnata alla fantasia del lettore. Guzzi in effetti si guarda bene dall’avere qualcosa di precostituito da raccontare, ma si propone invece di suggerire degli spunti, delle possibilità, delle invenzioni, di racconto. E d’altronde, l’autentica possibilità di racconto che ha da sempre la poesia è quella di raccontare generando a un tempo i suoi oggetti e i suoi segni».