Poesie per un anno 66 – Salvatore Toma

di Francesco Paolo Memmo

 

Salvatore Toma (11 maggio 1951 – 17 marzo 1987), pugliese di Maglie, pubblicò in vita sei raccolte di versi: «Poesie. “Prime rondini”» (1970), «Ad esempio una vacanza. A Babi» (1972), «Poesie scelte» (1977), «Un anno in sospeso» (1979), «Ancóra un anno» (1981), «Forse ci siamo» (1983).
Tutte ora sono comprese nel volume curato da Luciano Pagano «Poesie (1970-1983)», Musicaos Editore, 2020, anche arrcchito dai contributi critici di Benedetta Maria Ala, Lorenzo Antonazzo, Annalucia Cudazzo, Simone Giorgio.
Ma la bibliografia di questo singolare autore non sarebbe completa se non segnalassimo l’antologia «Canzoniere della morte» che Einaudi pubblicò nel 1999 per le cure di Maria Corti cui effettivamente si deve il merito di aver fatto conoscere Toma a un più ampio pubblico.
Ma la Corti sottolinea in maniera forse eccessiva il carattere naif e maudit di quello che lei definisce un novello Rimbaud distrutto precocemente dall’alcol, «l’incomparabile familiarità con la morte di questo poeta suicida» a soli 35 anni (ma che Toma si sia suicidato nell’ospedale di Gagliano del Capo dove era ricoverato non è stato mai accertato).
In realtà, Toma è assai meno naif di quanto lui stesso vuole lasciare intendere e rappresenta nei suoi versi una personalità più complessa.
Egli appare, scrive Mario Marti, «ora come un malinconico nostalgico, ora truculento e spaccatutto, ora delicato e sensibile», con un ventaglio di temi che Claudio Micolano puntigliosamente elenca:
«le esuberanze, le antinomie, la scorbutica causticità, la malcelata aspirazione alla gloria, il dolce abbandono in grembo alla natura, sola madre benigna; poi la disperazione e l’oblìo, il disgusto e l’indulgenza, lo scoramento e l’allegria, la ripugnanza e l’amore, gli abbattimenti e le accensioni, il rancore e la tenerezza, lo sberleffo».