Tre le raccolte pubblicate da Remo Pagnanelli (6 maggio 1955 – 22 novembre 1987) prima di togliersi la vita a soli 32 anni: «Dopo» (1981), «Musica da viaggio», (1984), «Atelier d’inverno» (1985), cui si deve aggiungere il poemetto «L’orto botanico» nel volume collettaneo «6 Poeti del Premio Montale» (1986).
Postumi sono usciti i «Preparativi per la villeggiatura» (1988) e gli «Epigrammi dell’inconsistenza» (1992, con testi risalenti al 1975-1977), entrambi riuniti, insieme a «L’orto botanico», nel volume curato da Daniela Marcheschi «Quasi un consuntivo (1975-1987)», Donzelli 2017. La stessa Marcheschi aveva curato la pubblicazione del libro complessivo «Le poesie», Il lavoro editoriale, 2000. Qui si legge la nota dell’amico Guido Garufi che ben sintetizza nella sua parte finale l’essenza della poesia di Pagnanelli: «Dagli esordi all’ultimo libro, circolarmente, il messaggio che resta rimane vincolato al tema della “resistenza”, della fiducia più forte nella scelta di una limgua in grado di arginare il male del mondo, il suo enigma, lo stesso fondamento della persona. Pagnanelli provò con le armi inesauste della poesia questa “comprensione”, esplorò lo stesso labirinto e disagio dello spaesamento sempre affidandosi (e confidando) nel “duro filamento” che collega lo scriba al suo lettore e forse anche sperando nella “chiarità” di luci ulteriori, oltremondane, le stesse che, tra le righe, si riflettono e sbucano dalla carta bianca».
Io voglio solo aggiungere un minimo ricordo personale: ho conosciuto Remo alla fine degli anni Settanta; lo indirizzò a me Vittorio Sereni. Mi venne a trovare un paio di volte a Roma ed ebbi modo di apprezzarne non solo il valore di critico ma anche la passione che metteva nei discorsi che facemmo in quelle occasioni. Non posso dire che ci sia stato fra noi un vero e proprio rapporto d’amicizia, ma fu ugualmente per me molto doloroso apprendere la notizia della sua tragica fine.