Poesie per un anno 110 – Claudio Mutini

 

Claudio Mutini (1935-1999) ha lavorato come redattore per la letteratura all’Istituto dell’Enciclopedia Italiana; come critico si è occupato di Poliziano, dei “comici” del Cinquecento, di Cervantes e Rousseau; ha collaborato alla «Storia dell’Arte» di Einaudi con un saggio sui rapporti fra arte e letteratura.

In poesia, ha pubblicato: «Il perimetro interno» (Sciascia, 1985), «La superiorità del giorno» (Antonio Pellicani Editore, 1990), «Continua» (1993), «Continua due» (1997), «Costruzioni e retroscena» (1998), «alterazioni» (la città e le stelle, 1999).

Dalla prima sezione di questo libro («Una caviglia di ottone», datata 1998) traggo la poesia che qui propongo.

«Testimone di una volontà di mettere in crisi ogni ideologia letteraria», così Giorgio Patrizi conclude la sua ricca e sapiente introduzione, «ogni sedicente costruzione di verità attraverso il senso, qui l’unica verità possibile è quella del gioco di ombre, che […] non comunica ma costruisce simulacri di enunciati; fa trasparire dietro di essi l’orrore di raggelanti meccanismi, di sarcastiche affermazioni di potere, di angosciosi dialoghi pseudocomunicanti. Ulteriore faccia di una meditazione sulla parola e sul silenzio, sulla vitalità e sul suo contrario, nel riconoscimento ancora di un terreno di lotta, certo politica e intellettuale, forse l’unico ancora praticabile a fine secolo».

Pressoché ignorato in vita, completamente dimenticato da morto, Claudio Mutini si trova – è vero – in buonissima compagnia. Ma non è consolante saperlo.