Poesie per un anno 105 – Ugo Reale

di Francesco Paolo Memmo

 

Ugo Reale (1920–2007) è stato poeta di grande nitore e onestà intellettuale, dalla scrittura classica, sobria, rigorosa, ma anche appassionata, civile. Lontano dalle mode, solitario, appartato ma devoto all’amicizia, mi colpiva per la mitezza e la straordinaria modestia che costituivano i tratti distintivi del suo carattere.

Le prime raccolte («Ritorni», 1952; «Una piccola storia», 1959; «Un’altra misura», 1971; «Il cerchio d’ombra», 1979) si sono susseguite con una scansione temporale piuttosto diradata, anche perché nel frattempo Reale si occupava – lo ha fatto per quarant’anni – di giornalismo, di critica letteraria (scrivendo su gloriose testate come l’«Avanti!») e di storia medievale (si ricorda una sua bella «Vita di Cola di Rienzo», Editori Riuniti, 1982).

La sua attività poetica si è intensificata a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta: «I giorni della voliera» (1985), «Il fiore dell’agave» (1991), entrambe pubblicate da Lacaita; e poi, tutte per i tipi di Caramanica, «La voliera» (1995), «L’attimo» (1999), «Il futuro» (2005).

La parola di Reale, ha scritto Giorgio Caproni nell’introduzione al libro da cui ho tratto la poesia che oggi pubblico, «s’è mantenuta volontariamente quotidiana, d’immediata presa sul lettore proprio per la sua conquistata riscoperta delle originali funzioni comunicative, dando luogo a una sorta di dettato poetico che nella sua forza vorremmo chiamare, alla francese, fusant: cioè che brucia senza spettacolari esplosioni, preferendo conservarsi sempre, nell’ininterrotta ricerca d’intima adesione alla vita, più sul rettifilo del dire che non sullo zigzagante camminamento dell’alludere».