Poesie per un anno 104 – Lucia Sollazzo

di Francesco Paolo Memmo

 

Lucia Sollazzo (1922–2000), giornalista de «La Stampa» (si occupava di moda), è stata autrice di due romanzi («Morte dei Cabraz», Neri Pozza, 1953; e «Juke Box», Rizzoli, 1964), e di alcune raccolte di versi: «Unico Nord» (Einaudi, 1973), «Le nevi dell’Eden» (Sugarco, 1988), «Vestiario o La collezione di Core» (Scheiwiller, 1990), «Noctua» (Manni, 1998).
In una dizione piana, a volte anche aspra e persino petrosa, sempre lontana da ogni tentazione di lirismo e di cantabilità (anche quando recupera, come nel testo che qui si propone, le antiche forme chiuse), la poesia di Lucia Sollazzo rifugge la dimensione narrativa, nel senso che non racconta, nasconde gelosamente il dato da cui pure la poesia si genera, cancella la biografia e la storia, si fa nuda e costante riflessione.
Per una conoscenza più approfondita di questa poeta che ancora attende (in buonissima compagnia, come ben sappiamo) un’adeguata considerazione critica, si può intanto cominciare dal volume antologico «Chiusa figura. Poesie scelte», con un saggio critico di Tiziano Salari, Anterem Edizioni, 2000.