«Peccati di lingua. Scritti su Sandro Sinigaglia» (Fermenti, 2009) è il libro dedicato da Gualberto Alvino al grande poeta piemontese (28 aprile 1921 – 12 settembre 1990).
Definizione bellissima per i versi di uno che peccò di lingua come si pecca di gola: «goloso sì, eccome: del dolce latino di Virgilio e del salato dialetto di Porta e di tutti gli ibridismi e neologismi, dei giochi verbali e dei diletti formali della sua “nouvelle cuisine”» (Pietro Gibellini, nella posfazione al libro di Alvino).
Poesia difficile, ardua, come è sempre quella dei grandi sperimentatori del linguaggio, che chiede di essere pazientemente decifrata nei suoi enigmi, nei suoi nodi difficili da sciogliere, ma affascinante proprio per la sua complessità, per lo sforzo che impone al lettore. Il quale ha la soddisfazione tuttavia di intravedere sempre una luce nell’oscurità: una luce che aumenta ad ogni lettura.
Tre le raccolte pubblicate in vita da Senigaglia: «Il flauto e la bricolla», Sansoni, 1954; «La Camena gurgandina», Einaudi, 1979; «Versi dispersi e nugaci», Scheiwiller, 1990. Tutte, con l’aggiunta di una raccolta rimasta inedita («Il Regesto della Rosa e altre vanterie», 1997), sono state riunite in «Poesie», introduzione di Silvia Longhi, testi e glossario a cura di Paola Italia, Garzanti, 1997.