Poesie per un anno 102 – Carlo Vittorio Cattaneo

di Francesco Paolo Memmo

 

Carlo Vittorio Cattaneo (1941-1996) fu traduttore di poeti in lingua portoghese (Jorge de Sena, Eugenio de Andrade, Murilo Mendes fra gli altri) e autore di vari libri di versi, tutti pubblicati più o meno alla macchia («Distruzioni per l’uso», 1974; «L’amore di un sorriso», 1977; «Cronache e Palinsesti», 1980; «Três solidões», edizione bilingue, italiano e portoghese, 1982), tranne «Specchi : Specchio», edita nel 1987 dalla piccola ma raffinatissima casa editrice romana Empiria.

Non è mai stato conosciuto, come poeta, al di là della nostra piccola cerchia di amici, anche perché non ha mai fatto nulla, ma veramente nulla, per farsi conoscere. Eppure su di lui scommisero critici esigenti come Ruggero Jacobbi (che a proposito di «Cronache e Palinsesti» scrisse che quella raccolta rappresentava «non soltanto l’opera di un Cattaneo interamente adulto, ma una delle prove decisive della nuovissima poesia italiana») e Mario Lunetta che nei testi di «Specchi : Specchio» vide «un’apertura lancinante verso territori in cui regni l’indistinzione fra soggettività che voca e oggettività vocata, tra epifania e cancellazione, proprio come piaceva a uno degli autori da Cattaneo più amati, il supremo e insondabile Pessoa».

Da «Specchi : Specchio» trascrivo il sesto “movimento” de «Il passante solitario», seconda sezione del libro.

Sono pochi versi, ma forse basteranno a convincervi che ci sapeva fare, Carlo. Sapeva come fare poesia.