Poesie per un anno 100 – Francesco Scarabicchi

di Francesco Paolo Memmo

 

L’anconetano Francesco Scarabicchi (10 febbraio 1951 – 22 aprile 2021) ha pubblicato varie raccolte nel corso del quarantennio durante il quale si è espressa la sua operosità: «La porta murata» (Residenza, 1982), «Il viale d’inverno» (l’Obliquo, 1989), «Il prato bianco» (l’Obliquo, 1997; nuova edizione: Einaudi, 2017), «Il cancello» (peQuod, 2001), nel quale si ripubblicano testi delle prime due raccolte.

E poi ancora: «L’esperienza della neve» (Donzelli, 2003). «Il segreto» (l’Obliquo, 2007), «Frammenti dei dodici mesi» (ivi, 2010), «L’ora felice» (Donzelli, 2010), «Nevicata» (Liberilibri, 2013), «Con ogni mio saper e diligentia. Stanze per Lorenzo Lotto» (ivi, 2013), «La figlia che non piange» (Einaudi, 2021). Ha inoltre tradotto da Machado e García Lorca («Non domandarmi nulla», Marcos y Marcos, 2015).

La poesia che qui oggi pubblico è tratta dall’ultimo libro di versi di Scarabicchi, uscito alla fine del 2021 e quindi postumo, nel quale il poeta si conferma nella sua capacità di guardare con grazia e di esprimere con un linguaggio sommesso e pacato il mondo della natura e quello degli uomini, il loro rapportarsi e trasformarsi e evolversi, con in più, qui, un forte sentimento della fine.

«Ciò che conta in questa raccolta è l’intreccio tra il sentire e le cose, la dialettica tra l’attaccamento alla vita e il suo abbandono che tiene sospesi i versi di Scarabicchi tra l’andare oltre il confine e il restare» (Annachiara Atzei).