Per Franco Dionesalvi

di Anna Maria Curci

 

Franco Dionesalvi

La mattina del 6 luglio 2022 si è spento a Milano l’amico e poeta Franco Dionesalvi. Con commozione e con un sentimento di profonda riconoscenza per la bellezza della sua scrittura e per la genialità operosa di tanti progetti, che a lui devono la nascita e lo sviluppo, ne ricordo qui i tratti, ripercorrendo alcune considerazioni nate dalla lettura di due tra le sue numerose opere di poesia; insieme alla saggistica e alla narrativa, esse compongono un insieme, arguto, intelligente, spiritoso nel graffio così come nella malinconia, di sorprendente pienezza.

«Della “valle del pensiero” Dionesalvi attraversa sentieri, contempla sorgenti che scaturiscono dalla roccia, a ritmo di danza oltrepassa ruscelli, individua le impronte di chi ha preceduto, sosta a raccogliere rocce e foglie, segni silenziosi di presenze, cerca e scova nomi per sogni e per fenomeni, per visioni che si materializzano e per manifestazioni che hanno il potere di evocare mondi.

È una poesia che respira ed emana classicità, questa, una classicità che va intesa in senso finalmente ampio, senza nessun prefisso vetero-, senza contrapposizioni artefatte e fuorvianti: nella ricerca costante degli “universali” della poesia, vale a dire dell’idioma schietto e diretto, e pur sempre complesso e profondo dei luoghi dell’umano riconoscersi e del riconoscersi umani, i versi di Dionesalvi additano le fonti alle quali si sono abbeverati; sono sì fonti molteplici, che disegnano archi audaci – almeno da Dante a Mario Luzi passando per Allen Ginsberg – e reti ampie, ma lo stile che li caratterizza denota il movimento spedito di chi ha trovato il proprio dettato, la propria voce, vivendo e cercando, leggendo e ascoltando.» (a proposito di: Franco Dionesalvi, The Valley of Thought. Translated by Catia Mele, Gradiva Publications 2015).

«Dionesalvi ricorre e ridona luce alla forma dell’inventario in poesia. In Base centrale la riappropriazione passa per il procedimento di nominare ed elencare gli oggetti e le immagini che incorniciano, definiscono e che, allo stesso tempo, costituiscono il tessuto connettivo di un’esistenza. La riappropriazione è associata, come in un ossimoro, a un fenomeno inverso, quello della rimozione, dello spazzar via con un colpo di ramazza.

Allora è una memoria testarda, ribelle e costruttiva, a opporre alle crisi provocate dalla malattia rara di cui ha sofferto l’autore, che gli ha provocato strappi, buchi veri e propri nei ricordi, un universo che contesto biografico e creazione poetica vanno configurando come “paesaggi in movimento”, colti, captati, sovente ri-catturati, con la coscienza del correre, del ricorrere, del fermare e dell’affermare, in una dialettica mobile tra il ‘parlar franco’ e l’incantamento.

Rimozione e riappropriazione giocano nella persona, in ogni persona, una partita a scacchi senza interruzioni e senza esclusione di colpi. Di questo è ben consapevole Franco Dionesalvi, che così conclude la propria nota introduttiva alla raccolta: “E mi tirano violentemente due spinte opposte, forse entrambe vere: sentire che se una cosa non la ricordi l’hai persa per sempre; percepire che se di una azione non hai alcuna memoria ti viene donata un’altra prima volta”. Ogni componimento di Base centrale reca traccia di questa disputa in continuo svolgimento. Le spinte opposte, in varie fogge e forme, condensate in oggetti e rese dinamiche da “innesti”, conferiscono alla poesia di Dionesalvi il tono inconfondibile, quello che non teme l’elastico tra il drammatico e l’esilarante, tra la constatazione della perdita e la corsa insieme al globo, tra la fuga del tempo e l’elemento, perfino magico nella sua nuda semplicità, che di volta in volta vi si oppone.» (a proposito di: Franco Dionesalvi, Base centrale. Postfazione di Gerardo Pedicini, Arcipelago itaca 2020).

Franco Dionesalvi, nato a Cosenza il 18 febbraio 1956 e morto a Milano il 6 luglio 2022, dopo alcuni anni trascorsi a Firenze, tornò a vivere nella sua città natale, dove per un certo tempo è stato anche assessore alla cultura (sua la invenzione del “Festival delle invasioni”, un appuntamento di musica, teatro e varia cultura in cui le invasioni dei migranti dal Terzo Mondo vengono ribaltate in opportunità di scambio, interazione, crescita; suoi sono i progetti della “Casa delle culture” e del “Museo del Presente” a Rende). Da alcuni anni si era trasferito a Milano, città nella quale ha insegnato nei licei e promosso significativi eventi culturali. Dionesalvi ha pubblicato, fra l’altro, il romanzo La maledizione della conoscenza (editore Piero Manni 1999), il saggio Diritto alla cultura e politiche culturali: le teorie di una prassi (Coessenza 2008), il romanzo L’ultimo libro di carta (Edizioni Sensibili alle foglie, 2020), le raccolte di poesia La fragola e il pianoforte (Marra 1986),  L’esistenza dei piccoli animali (Edizioni del Leone 1994), Torno subito (Orizzonti Meridionali 2000), Via delle nuvole (Heliodor 2006), The Valley of Thought (Gradiva Publications 2015), Base centrale (Arcipelago itaca 2020). Dal 1980 al 1987 è stato redattore della rivista di poesia “Inonija” e ha collaborato con altre riviste del settore, tra le quali “Alfabeta”.  È stato capo-redattore del semestrale di poesia “Capoverso”. Dal 2006 al 2016 ha curato per il Quotidiano del Sud un elzeviro quotidiano (poi trasferito anche sul suo blog), “Il Sombrero”. Franco Dionesalvi ha aderito al movimento letterario del “Realismo terminale”, fondato da Guido Oldani e suoi testi sono apparsi nell’antologia Luci di posizione (Mursia 2017). È stato anche protagonista di numerosi recital letterari, in Italia e all’estero.Di lui Mario Luzi scrisse: «Ho trovato nelle sue recenti poesie quella acidula allegria e quella spericolata cadenza di battuta che si va liberamente aggregando sulle sue spinte interne: per meglio dire ho ritrovato, da vecchi suoi componimenti. Ma ora con più estro e con più sicurezza». E Giorgio Barberi Squarotti: «A me queste poesie sono piaciute molto: mi sembrano vive, ricche di forza inventiva, costruite con grande abilità e intelligenza».