Palabra en el Mundo: parole per la Pace

di Nelvia Di Monte

 

Si è svolta a fine maggio 2023 a Venezia la XVII edizione del Festival Internazionale di Poesia (FIP) Palabra en el Mundo: il tema proposto dalla FIP dell’Avana, a cui la manifestazione è legata, era “ancora una volta la Pace. I poeti e le poetesse intervenute, appartenenti ad esperienze generazionali e geografiche diverse, ne interpretano le differenti sfumature ed echi in questa edizione 2023 dei Quaderni della Palabra” (dall’introduzione di Anna Lombardo, Direttrice Artistica del Festival). 

Contribuire a diffondere una cultura di Pace attraverso la parola poetica è la finalità principale, nel “contesto di una Europa, oggi terribilmente segnata dalla guerra e da grandi conflitti sociali” e la presenza di poeti/e provenienti da diversi stati e regioni, di lingue (e dialetti) differenti, di modalità espressive estremamente varie ne costituisce una esemplare dimostrazione.

Non solo poesia: un contributo importante è stato offerto dal Centro Internazionale della Grafica di Venezia, che ha abbinato l’opera di un artista ad una poesia di ogni poeta. Questo Quaderno è così diventato un libro davvero notevole, per i testi pubblicati (molti gli inediti), e piacevole allo sguardo per gli originali inserti grafici, a cui si aggiungono le fotografie che i poeti hanno abbinato ai propri testi. Vanno anche segnalati gli intermezzi musicali (eseguiti durante il Festival da Vincenzo Mastropirro e Kitia Benedetti), e la coinvolgente performance di Natividad Brito contro la violenza sulle donne. Confermando così un secondo ma non meno importante obiettivo del Festival: “La contaminazione con altri linguaggi artistici è sempre stata per noi significativa di una disponibilità a mantenere viva la solidarietà, l’accoglienza ed i rapporti di amicizia fra le genti”. 

In effetti non ci si può esprimere sul tema della pace senza parlare dei diritti delle persone e della terra, delle condizioni di vita che favoriscono relazioni e prosperità e di quanto invece, oggi come nel passato, ha creato diseguaglianze, violenze, esclusioni. Impossibile citare testi di tutti i sedici poeti presenti (a cui si aggiungono gli omaggi a Mario Geymonat e Rino Cortiana), ma è opportuno soffermarsi almeno su alcuni di loro, per offrire qualche significativo esempio di come Palabra en el Mundo non sia una passerella di poeti più o meno noti, ma voglia innanzi tutto tenere fede alla sua finalità. 

Definito “il miglior poeta politico d’America”, Matt Sedillo affronta di petto i grandi temi contemporanei, denunciando (con testi fortemente performativi) le diseguaglianze, lo sfruttamento delle risorse (“We’ll privatize the water supply / Then copyright the tears / Falling / From / Your / Eyes” – Noi privatizzeremo la fornitura dell’acqua / Poi il diritto sulle lacrime / Che scendono / Dai / Tuoi / Occhi), stanando la cattiva coscienza dei potenti e il travisamento storico che il colonialismo iniziato con i Padri Pellegrini ha attuato verso i nativi americani: “We didn’t cross the borders / The borders crossed us / Who you calling immigrant / Pilgrim?” (Noi non attraversammo confini / I confini ci hanno attraversato / Chi chiami immigrato / Pellegrino?). 

Sulla condizione della donna (tra i bei testi sulle resistenti curde, sulla partigiana, sulle migranti…) particolarmente suggestivo appare La moglie di Lot di Brigidina Gentile, che rende questa figura biblica l’emblema di ogni donna che paga le sue scelte. Lei si è voltata indietro (“Volevo conservare / negli occhi e nel cuore la mia casa. / Qualcuno aveva deciso anche per me”) e sarà mutata in una statua di sale, anonima nel venire ricordata come corollario del marito: “Nessuno conosce il mio nome. / Io sono la moglie di Lot”.

Diverse le poesie e i versi che riguardano la guerra nei sui risvolti più individuali, per esprimere l’angoscia di fronte ad una situazione che pare senza via d’uscita, come nel testo la guerra è il domani di Claudio Ongarato: “– quello che non vediamo / che non sappiamo intuire // è un pensiero che ristagna / il respiro che si arrende / alle paure della notte”.

Sugli aspetti bellici si soffermano i versi di We Bombed Serbia (ma sembrano immagini di questi giorni) di Serena Piccoli, che usa qui l’inglese come lingua principale, indirizzando gli elementi stilistici, soprattutto fonici, propri della poesia per trasmettere una più incisiva presa di posizione, caricando di sottile ironia l’indignazione per una politica di distruzione: “another of our great presidents says we live in a garden \ outside is the jungle / so let’s resume / bombing the barbarians / the barbers\the bachelorettes\the baboons / the bits and bobs / the courts\the ports and the poets!” (un altro dei nostri grandi rappresentanti dice che viviamo in un giardino \ fuori c’è la giungla / quindi riprendiamo / a bombardare i barbari / i barbieri\i balordi\i babbuini / cucchi e bacucchi / corti\porti e poeti!).     

Pochi esempi tra i tanti che si vorrebbe riportare, ma le parole di Anna Lombardo, poste alla fine della sua introduzione, sanno riassumere bene lo spirito del Festival Palabra en el Mundo, la volontà di resistere al pessimismo realizzando iniziative di Pace: “Riaffermando che il divide et impera, che si agita in questo fosco periodo, non ci appartiene, concludo con un verso del poeta albanese Ismail Kadarè: Venite, e appendete le vostre armi ai chiodi delle rime”.

Nelvia Di Monte

AAVV: Quaderni della Palabra en el Mundo – Festival Internazionale di Poesia XVII edizione (Centro Internazionale della Grafica di Venezia, 2023, pp. 286, euro 25)