Museo dell’uomo. Poesie e poemetti 1994-2020 di Plinio Perilli

Nota e scelta di testi di Anna Maria Curci

 

Leggere Museo dell’uomo, percorrerne – come in ariose sale di esposizione e in ambienti all’aperto, sulle sponde e sotto il cielo –  le pagine, le poesie, le dieci sezioni, è un’avventura che si fa incontro a coloro che se ne avvicinano con una varietà di toni, temi e contesti, impressionante e ragguardevole per l’estensione e il numero delle dimensioni comprese, attraversate e messe a confronto. A tale varietà, che abbraccia ventisei anni di lavoro poetico (il sottotitolo recita infatti: Poesie e poemetti 1994-2020), si affianca una solidissima unità di intenti, tutti animati da una chiarissima posizione umanistica, desta e consapevole dei continui e innumerevoli attacchi alla dignità della persona umana, siano essi causati da eventi tragici, catastrofici per mano di altri esseri umani emissari del Male permanente, agenti luciferini, siano essi frutto di dissennati processi avviati per calcolo meschino, per volontà di sopraffazione, per vanaglorioso e frainteso senso del progresso. Nulla di meramente celebrativo, tanto meno di staticamente retorico si fa incontro a chi legge i testi di Museo dell’uomo.

Il viaggio prende le mosse dal primo uomo di cui narra la Genesi. Adamo disteso, il poemetto con il quale si apre il volume, è il titolo non solo della prima sezione, bensì anche di una statua di Giacomo Manzù, un’opera di scultura in oro che risale a cinquanta anni fa, al 1972. È proprio quell’opera, l’ispirazione che essa ha impresso nell’anima del poeta, a dare avvio al poemetto, il quale, in maniera esemplare e indicativa dello stile e dell’architettura dei testi qui raccolti e, in una prospettiva più ampia, della scrittura di Plinio Perilli, fonde richiami letterari e artistici, consonanze con l’esperienza dell’io lirico, considerazioni sulla Storia, conferendo all’insieme originale che ne deriva un moto rapido, cadenzato dai metri dei versi,  prevalentemente lunghi, ma dotato di uno slancio che a volte sembra far librare in volo i versi oppure, come avviene nel poemetto L’isolanave, dedicato alla romana isola Tiberina, farli salpare per una navigazione che dal fiume in territorio urbano porti al mare aperto.

L’erudizione, allora, una conoscenza tanto vasta da abbracciare gli ambiti più disparati del sapere, non è mai fine a sé stessa. I voli pindarici hanno una loro intima ragion d’essere, giacché essi non solo palesano i collegamenti operati dal’autore in una poderosa visione d’insieme, olistica e foriera di un umanesimo rinnovato, ma attivano anche connessioni in chi legge e segue quei percorsi.

Gli eventi storici non sono trasfigurati, bensì illuminati da questa capacità di cogliere lo spirito del tempo e, insieme, il testimone, staffetta per l’oggi. Esempi significativi abbondano in tutta l’opera. Ne menziono alcuni particolarmente rilevanti: StellaCuore, dedicato a Giordano Bruno, Libertà, dedicato ai giovani combattenti (e caduti) per la Repubblica Romana del 1849, Staffetta del ’44, dedicato a “Pierina” Incerti.

Alcune figure sono ricordate, restituite alla memoria e alla coscienza con tratti commossi e commoventi, senza che nulla sia tolto, tuttavia, alla forza della testimonianza umana nella Storia. È questo il caso del poemetto Dall’Ade alla luce…, dedicato a Donatella Colasanti, vittima e testimone sopravvissuta al massacro del Circeo, di Al Dio di tutti, dedicato a Maria Grazia Catuli, coraggiosa giornalista italiana uccisa in Afghanistan il 19 novembre 2001.

Anche gli affetti più cari, l’amico Eraldo Affinati con il quale Plinio Perilli intraprende un lungo viaggio della memoria nel 1995, il padre Ivo («rinatomi»), le autrici e gli autori della poesia italiana conosciuti, frequentati, studiati con passione (tra questi: Amelia Rosselli, Dario Bellezza, Elio Pagliarani, Valentino Zeichen) l’amata Nina Maroccolo, animano le pagine di Museo dell’uomo con gesti e parole, sapientemente restituiti dalla penna del poeta, che vanno ben oltre il semplice tributo di devozione e rammentano a ogni umano, a ogni poeta che «Dentro l’Uomo è la luce».

 

Anna Maria Curci

 

Un lilla chiede all’anima

a Nina Maroccolo

lieta dipintrice…

ai suoi colori – tutti –

quelli chiari, e gli umbratili

 

Forse proprio i colori ci figliano

emozioni: guardo i tuoi, spesso,

come dinastie del preconscio…

Azzurri, verdi, cilestri santificati

di turchese, dannati in blue. Il nero

dialoga col bianco, dunque son loro

 

i veri padroni, i tiranni di tutti,

del Tutto. Poi rosso è un bacio,

arancio un frutto, e anche il lilla

chiede all’anima un bel vestito

per uscire, serico ed elegante…

 

Altri vivono invece strane esistenze

da pensatori solitari, o viaggiatori

in incognito… Tonalità che sembrano

condensare davvero interi universi,

destini romanzeschi, trame inopinate…

 

Dov’è, o meglio chi vive nella “Terra

di Cassel”? Per non dire della “Lacca

garanza permanente scura”, o dell’arcano,

infibrato “Verde vescica”; poi del libero

“Blu oltremare chiaro”; e dell’alchemico

albedo da “Superbianco ultrarapido”; o

dell’acceso “Giallo di Napoli rossastro”…

 

Ecco, l’anima candida sei tu, trasparente

d’ogni colore; io intono e passeggio un

lilla che veste il cuore gentile, profuma

già di poesia. Sboccia ogni anno fedele

a primavera, crudele sarebbe solo

non accorgersene, non raccogliere

i nostri sguardi come fiori del mondo.

 

Presto anzi frutti, per saziare il Tempo.

 

Plinio Perilli, Museo dell’uomo. Poesie e poemetti 1994-2020. Con una nota di Giulio Ferroni,  editrice ZONA 2020

 

Plinio Perilli (Roma, 1955) ha esordito nel 1982, pubblicando un poemetto sulla rivista “Alfabeta”. La sua prima raccolta è del 1989, L’Amore visto dall’alto, finalista al Premio Viareggio. Seguono i “racconti in versi” di Ragazze italiane (1990). Chiude una sorta di trilogia della Giovinezza con il volume Preghiere d’un laico (1994) che vince vari premi internazionali: il Montale, il Gozzano e il Gatto. È anche critico e saggista, curatore di molti classici, e di un’appassionata antologia interdisciplinare, Storia dell’arte italiana in poesia (1990). I Petali in luce (1998) sono un vero e proprio calendario lirico-emotivo. Dello stesso anno Melodie della Terra, vasto studio sul ’900 italiano in rapporto all’idea di Natura. Ricordiamo un intrecciato compendio sui rapporti fra il cinema e le altre arti (Costruire lo sguardo. “Storia Sinestetica del Cinema in 40 grandi registi”, 2009); e un moderno, vissuto canzoniere amoroso – quasi un romanzo in versi: Gli Amanti in Volo, 2014. Recente l’uscita dei suoi poemetti civili, raccolti nell’ampia silloge Museo dell’Uomo.