Conosco da qualche tempo e affermo, senza timore di esagerare, di frequentare quotidianamente la poesia di Lorenzo Poggi. Sono doni dell’alba i suoi, frutti talvolta aspri, ma sempre lontani dal carattere di insapore cosmesi che hanno i prodotti di serie. Non perdono mai il contatto con la terra, su cui sono ben piantati i piedi di chi scrive; questi, tuttavia, sa volgere lo sguardo sia al rigagnolo maleodorante che gli scorre accanto, sia al cielo in perenne mutamento di colori e segni.
Poesia nata e sviluppatasi in età matura, è tuttavia ben lungi da toni epigonali e stanche ripetizioni, da sperimentalismi nati già rugosi di qualsiasi sorta. È la poesia di chi prosegue un cammino intrapreso per scelta, ma non dimentica mai il pericolo imprevisto di soste obbligate, deviazioni, frane, oscuramento della meta: in altre parole, il principio di realtà, troppo spesso ignorato altrove in nome di una strombazzata e mendace creatività, termine vuoto, velo glitterato a coprire imbarazzanti nudità di senso. Non è un caso, dunque, che la sua recente raccolta, pubblicata dalle Edizioni Tracce in questo anno 2014, porti il titolo Mentre cammino.
“Poesia onesta”, come afferma Plinio Perilli nella bella prefazione, richiamandosi a Saba, poesia che si cimenta con misure e impianti diversi, con “pagine” e “paesaggi” di varia natura, e che presenta alcune forme e figure ricorrenti, utilizzate con coerenza e consonanza al contenuto: la struttura anaforica con il ricorso al modo infinito o al condizionale, oppure ancora al tempo passato prossimo – che fa pensare alla lezione di Thomas Brasch nel componimento Il bel 27 settembre – l’aggettivazione puntuale e appuntita, l’uso della sinestesia (“prati saporiti”) che manifesta un amore quieto e durevole per la natura.
L’osservazione della realtà si affianca spesso alla protesta, non tanto vaga invettiva, quanto piuttosto esortazione a non perdere mai di vista il rischio di inganni e mistificazioni. A rendere la poesia civile di Lorenzo Poggi originale e meritevole di attenzione intervengono le immagini e gli accostamenti, che spaziano tra il mondo rurale e i concetti di ampia e intenzionale astrazione.
Ha ben presente la valenza formativa del cammino, l’io poetico, che dichiara di sé: «ho imparato a sorridere affacciato/ alla finestra del mondo».
Lorenzo Poggi, Mentre cammino, Edizioni Tracce 2014
Anna Maria Curci
* * *
C’è qualcosa che mi sfugge
Scorrere lungo pareti pronte a esondare
travalicando campi inondati da escrementi di mucca
e dischi rotti a marcare i tempi delle stagioni.
Confondersi tra papiri e canne inesistenti
di paludi sospirate e mal conosciute
tipiche di chi sta in città.
Ridisegnare sanpietrini dai gomiti smussati
per sentire ancora i passi marcianti
come avvisi di morte.
Ritornare indietro per dare un senso al presente,
ascoltare le voci sibilanti nel bosco di pioppi
o rovistare a lungo nella madia del tempo.
Cucire orli a giorno per tende
a coprire la luce e mischiare il tutto
nell’ombra indecisa della mente confusa.
(p. 15)
.
*
Le piume dei merli
Ciondolando tra me e me
alla ricerca d’un qualcosa da credere
mi sono arrampicato fin sopra la torre
e sparso le ali per terra.
Ho gridato l’urlo del falco
vomitando la rabbia che ho dentro.
Ho toccato le piume dei merli
e le guglie più alte del monte
ma non sono riuscito a carpire
il segreto di chi sa dove andare.
(p. 42)
.
*
Paesaggi
Una vela a supporto
d’un’alba tagliata
da nuvole sparse.
Prime luci argentate
trapelano da sotto il merletto
inaridendosi in deserti di pace.
Prati saporiti di primavera,
viali alberati e rocce a picco,
lagune un po’ ottuse
grigie di aria e laghi
dai bordi sfrangiati
col sole che scende
e la notte che sale
su spiagge infinite
e palme lasciate
su distese marine
e tramonti pezzati
d’incontri proibiti
in boschi nascosti.
Alzandomi in volo
da montagne incantate
su laghi gelati e savane
sperdute in alberi soli
ritrovo geroglifici sparsi
dietro voci argentine
e cascami di case
senza perché.
(p. 50)
.
*
Pagina nuvola
Vorrei che questa pagina fosse una nuvola
per portarla nel cielo come aquilone,
vorrei che restasse chiara come una luce,
vorrei non riempirla di parole assurde
come suoni d’arpa nella tromba delle scale,
vorrei non violentarla con il trucco di scena,
vorrei tanto imboccare il sentiero
che si perde all’orizzonte senza toccare terra.
Poi, insieme, recuperare i cocci
della nostra identità perduta
e metterli in vaso sul davanzale mortificato
del nostro apparire quotidiano.
(p. 52)
.
*
Passeggiata
Certo non è facile uscire da soli
senza voltarsi ad ogni passo
per vedere chi è rimasto attaccato
alle logore vesti dei sogni d’un tempo.
Si lasciano tracce sparpagliate
su rombi inespressi di memoria
e ventagli di desideri senza cornice
come fumo tra le mani.
Piccoli residui multicolori
si rapprendono in fretta
su tappeti falsamente esotici
ad ogni angolo di ponte.
S’intuisce un odore:
qualcuno sta fabbricando
aria di natale e le luci
si fanno strada nella mente.
(p. 56)
.
*
Vestire le ore
Se i giochi annunciati son già trascorsi,
non serve stendere ricordi sul filo della memoria.
Anche se ancora ti sembra di vivere
un bambino che fa a corse col tram,
le ore che passano senza vestiti
non lasciano segni, accumulano anni,
prosciugano fonti mentre preparano il conto.
Allora ho imparato a cucire vestiti alle ore,
ho imparato a non mettere da parte ricordi,
ho imparato a gustare i momenti,
ho imparato a sorridere affacciato
a torso nudo sulla finestra del mondo.
(p. 72)
.
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Lorenzo Poggi è nato a Roma, dove vive tuttora, il 21 marzo del 1943.
Laureato in scienze politiche, è stato per oltre venti anni capo redattore e responsabile di produzione della “Guida delle Regioni d’Italia” un grosso annuario di informazioni anagrafiche sulle principali strutture regionali in tre volumi e oltre 4000 pagine.
Successivamente, per dieci anni, è stato direttore responsabile della “Guida ai Governi Locali”, pubblicazione tutta incentrata sugli organigrammi politici e amministrativi di regioni, province e comuni.
Dismessa questa attività, è tornato alla sua vecchia passione: la poesia, che già aveva rallegrato la sua prima gioventù. L’attività poetica è iniziata (o ripresa dopo cinquant’anni) nel dicembre del 2009 e si è concretizzata nella produzione di oltre 1000 poesie pubblicate su vari siti: Poetare, Poetry & Literature, Cantiere poesia e, da ultimo, con un’assidua presenza su facebook nei siti e gruppi poetici.
Per soddisfazione personale ha dato alle stampe quattro raccolte contenenti le sue poesie più amate: Sassi sparsi, nell’ottobre 2010, Sussurri e grida, nel febbraio 2011, Il cielo che aspetta, nel settembre 2011 e La luna nel pozzo, nel febbraio 2012.
25 luglio 2014