Martina Campi: ( ) Partitura su riga bianca

a cura di Anna Maria Curci

 

Ripropongo qui, su “Poeti del Parco”, nella versione aggiornata al gennaio 2024, la prima puntata della rubrica Con il lapis, puntata apparsa nel 2021 e dedicata, oggi come allora a ( ) Partitura su riga bianca di Martina Campi. (Anna Maria Curci) 

Con il lapis* #1: Martina Campi, ( ) Partitura su riga bianca. Introduzione di Sonia Caporossi. Con due disegni di Francesco Balsamo, Arcipelago itaca 2020

(come si è scoperto 

che non c’era 

alcun fatto)

la sede biografica

dell’autodeterminazione linguistica

ronza nella sera tarda

attorno ai materiali 

e alle varianti

pulsioni, verso più,

e altre

domande

se consapevolisci dritto dritto

la gratitudine come 

attore linguistico

accenno a scelte 

non espresse,

attraverso

il frammento riscosso

per linguaggio,

ma riemerse

(a) variate dalla memoria:

il ruolo dei colori e dei loro emblemi

(p. 38)

In un “blason des couleurs” per l’oggi scosso, strattonato, sezionato, quale è ( ) Partitura su riga bianca di Martina Campi, le indicazioni di regia, tracciate lungo le sezioni di Parti/Silenzio, Riga/Suono (quattro per ciascuna di queste coppie, per terminare in una Riga Silenzio che non può non richiamare alla mente la composizione 4’33’’ di John Cage), esaltano la vocazione teatrale del bianco, il suo condensare, centrifugandoli, tutti i colori, così come il suo essere (drammatica) assenza di colore, in una simbologia che abbraccia lutto/mancanza e purezza/innocenza («quasi innocente quasi radiante» della precedente raccolta Quasi radiante). Variazioni della memoria, a dispetto e al cospetto delle sue avarie, puntualmente e ritmicamente registrate, riemergono e generano, sorgente progressiva di consapevolezza, neologismi («consapevolisci, «madressere») e, in senso più ampio, forme dell’autodeterminazione linguistica: riscossione del frammento come ri-conoscenza e riscatto.

Per orchestrare il trambusto e il silenzio, «il soffio/ alla base» e lo «spazio aperto/ interstellare», le «cadenze», la «modulazione» e «il non parlare», Martina Campi si avvale di risorse, strumentazioni e saperi che provengono da fonti e ambiti diversi, e che in quest’opera si incontrano, si fondono, oppure pronunciano distintamente le peculiarità del loro dire: parola come atto linguistico intenzionale, eppure aperto alla plurivalenza e alla polisemia, testo teatrale con scambi incisivi, dinamiche dei personaggi-attori e muta eloquenza degli oggetti di scena, spartito musicale che abbraccia misure della tradizione più nota e gli intervalli meno usuali, i contrasti stridenti della musica dodecafonica. 

Anche le citazioni, da brani musicali di John Lennon, Will Oldham, Bill Callahan, Talking Heads, Riccardo Sinigallia, Van Morrison, Craig Pruess and Ananda, concorrono a rendere ( ) Partitura su riga bianca un’opera composita ma mai dispersiva, nella quale progettazione ed esecuzione sono concepiti e realizzati come insieme continuo e complesso. 

Se l’esecuzione della partitura fa parte dunque del progetto, viene tuttavia lasciato ampio spazio all’interpretazione di chi legge. Non solo l’io fa più di un passo indietro e si manifesta, attraverso il pronome personale «me» in rare occorrenze, ma lo stesso dettato poetico sottolinea la possibilità di più opzioni, nella pronuncia, nel significato lessicale, nell’interpretazione: «(d)alle porte/ spaccature/ Aperte» (p. 18), «o forse sono s(p)ecchi/ per congiunzione addestrati» (p. 28), «(Ma è) dentro/ una casa di, fatta di carte/ in equilibrio sulla nostalgia/ del tavolino,» (p. 32), «chi sa nuotare si tuffa/ (tra resti di quiete e tracce di beffeggi)/ nei saluti a luci spente della chiusura». 

Ciascuna battuta, così come ogni brano della partitura si presenta allora, come avviene nell’opera successiva di Martina Campi, la narrazione di Se le avventure fossero giorni, come la manifestazione, di valenza di volta in volta diversificata, di ciò che ci viene incontro e, come si mostrava nel precedente volume di poesia Quasi radiante, dello spettro vasto dei «sensi possibili». 

Anna Maria Curci

* Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.