L’originalità della poesia romanesca di Rosangela Zoppi

Il 20 febbraio presso Bibli presentata la raccolta “Framezzo ar mauruame”

Roma 22 febbraio 2006. – Una serata magica! E’ stato il commento dei numerosi partecipanti alla prensentazione del libro in romanesco Framezzo ar maruame (Edizioni Cofine) della poetessa Rosangela Zoppi presso la libreria Bibli in via dei Fienaroli a Trastevere il 20 febbraio.

Fitto e vario il programma della serata con intrattenimenti ed improvvisazioni musicali al piano di Giuliano Praiola, canzoni della tradizione romana mirabilmente eseguite dalla giovanissima cantante Cristiana Alviti (quattordici anni appena e tanta bravura), e la lettura magistrale dei testi poetici della Zoppi a cura dell’attrice Paola Minaccioni. La presentazione vera e propria del libro è stata svolta dal dantista e presidente del’istituto di studi piranndelliani Italo Borzi, dallo scrittore, poeta e critico Achille Serrao e dal vice presidente del Centro Studi Giuseppe Giochino Belli Marcello Teodonio.

Italo Borzi ha esaltato la conferma della costante tendenza della Zoppi a cogliere dalla realtà, anche la più umile, “framezzo ar maruame” (cioè fra i resti lasciati dal mare), motivi universali di ispirazione, rendendo significativa quella stessa realtà con esattezza di linee e di immagini.

Achille Serrao, ha dato atto all’autrice di un approdo maturo della sua poesia nell’ambito della neodialettalità, prendendo le distanze dal realismo del Belli, dalla narattività pirandelliana, dal trilussismo di maniera ed ancorando la propria dizione e visione del mondo dall’aerea, lirica lezione di Mario Dell’Arco. Il suo uso del dialetto risulta profondamente interiorizzato, in una limpidità di dettato e in una costante dolcezza che tutto tiene al di qua di certa diffusa, talvolta atteggiata disparazione e da certo nichilismo.

Marcello Teodonio si è soffermato sul carattere spiccatamente interiore e lirico della poesia della Zoppi che rappresenta una notevole eccezione nel panorama della poesia romanesca che viceversa si caratterizza soprattutto come epica e narrativa.

Al termine, l’autrice, commossa, ha ringraziato tutti e letto una sua poesia, che si conclude con un messaggio fiducioso, nonostante tutto: “Er monno ha da esse bello, / pure si ciài er core / serrato drento a una tàjola, / pure si ciài puntata qua a la gola / ’na lama de cortello”.

Erano presenti tra il pubblico il prof. Giuseppe Aldo Rossi, il prof. Massimo Collalti e Remo Balzani (figlio di Romolo Balzani di cui è stata eseguita dalla giovanissima Cristiana Alviti la canzone Serenata de paradiso).