Lo sguardo poetico di Lorenzo Poggi

Lettura e scelta di poesie di Maurizio Rossi

 

Guardarsi dentro, Guardare fuori, Pensieri, Del nostro tempo: sono le quattro sezioni della raccolta e sembra compongano una frase, o quasi una sintesi della silloge. Lorenzo Poggi si conferma poeta del “dentro” e del “fuori”, sa ascoltarsi, osservarsi con occhio disincantato e privo a volte della meraviglia bambina che sente il mondo amico, mai disperato o senza speranza. Osserva anche il mondo nelle sue passeggiate solitarie e scruta il nostro tempo “dove si nasconde/ l’ultima parola/ d’una civiltà andata”. Va in cerca di questa parola, quella con le ali, libera di andare perché alleggerita persino del suo significato; vorrebbe scrivere una “pura” parola ma sa che è praticamente impossibile, anche ai poeti, coloro che pur lavorando alate parole, parole leggere, nel “nominare” le cose debbono necessariamente gravarle di senso-significato.

Con il suo stile senza acuti, ma efficace e non privo di immagini originali, l’autore ci offre i suoi pensieri frutto di un’alchimia tra visione intima ed esteriore, bussola per orientarsi nei labirinti della contemporaneità, con wifi e ripetitori a far da comari pettegole e segnare la strada. Se Lorenzo perde il filo dei pensieri e gli accade di farneticare, “non resta che volare…Senza ali volerai/ perché tu sei Teseo/ e la cera ti serve/ per un poco di luce/ nelle notti a pensare”. Dunque il volo, l’andare sopra il mondo per averne uno sguardo, in realtà è stare dentro a pensare, alla luce della candela, non la luce delle réclames e delle vetrine che acceca e illude, ma quella che dà modo di soffermarsi con pazienza e verità e vedere oltre.

Dove finisce il mare/ e sale la terra…dove finisce il mare/ inizia il cielo…” il mare, la matrice di tutte le creature di terra e di cielo, ha un confine, così come ogni cosa ha un suo posto nell’esistenza, e ciascuno, uomo donna bambino, la sua dignità; eppure “Si vive come rami senza foglie…rami come braccia conserte/ per scaldare cuori di ghiaccio/ nelle foreste dell’indifferenza”.

Quale ombra possono fare rami senza foglie, sotto i raggi del sole sempre più ardente? Come pulsa un cuore di ghiaccio, quale calore può dare? Occorre tornare a volare -dice ancora una volta Lorenzo Poggi – come l’airone bianco o come le oche libere di emigrare “verso il freddo/ dove le parole escono / dopo aver pensato”: volare, non solo desiderio, ma azione che coniuga il pensare e il sognare in un’osmosi non più differibile nella realtà difficile “del nostro tempo”.

E parlare “con l’aria/ quando il rumore diventa domanda”.

Tra le crepe del tempo

Sbirciare futuro non serve,

tornare al passato è il presente,

fermarsi nelle stanze dei ricordi,

sollevare i lenzuoli del salotto sbiadito,

immergersi negli anfratti di luce

tra cespugli di alghe e raggi spezzati,

salire in soffitta,

dalla cassapanca della nonna,

sfilare piano la nostra storia,

così poco imparata,

così lontana dall’oggi

che non sa più tirare le somme,

fermarsi a guardare

la strada già fatta,

la quercia che attende.

Soli nel campo di erba medica

interroghiamo petali

se la salute è ancora un diritto

o solo un dovere.

 

Ninna nanna

Quando l’aria

diventa vento

le parole s’involano

come rondini

che migrano.

La ninna e la nanna

abbracciano nuvole

e vecchie filastrocche

sono frammenti d’aurora.

La poesia si scioglie

in briglie frementi

in galoppo di cieli

in eco perenne

tra le pareti del mondo.

 

Del nostro tempo

Non seguire il serpente d’edera

tra balconi di gerani

e piazzette

dove si nasconde

l’ultima parola

d’una civiltà andata.

C’è il wi-fi?

Come posso farne a meno

se m’aiuta a porre i piedi

nelle orme già segnate?

La strada non è più tra le colline

s’appoggia a ripetitori

come comari ansiose

dell’ultimo pettegolezzo.

 

Senza storia

Ho preso a sassate le pietre

per scoprire la storia che hanno.

Ho solo trovato nidi di vipere

e vecchi pensieri a forma di radici

come soprammobili occasionali.

Allora ho raccolto pietre bianche

come acquasantiere

per purezze da ritrovare.

 

Lorenzo Poggi (Roma, 1943) è stato per più di venti anni capo redattore della “Guida delle Regioni d’Italia” annuario d’informazioni anagrafiche sulle principali striutture regionali e nazionali. In poesia ha pubblicato 15 raccolte. Molte sue poesie sono presenti in antologie cartacee ed elettroniche. Ha conseguito premi e riconoscimenti. Con La nauseatudine (2009) è risultato vincitore nel concorso “L’arte in versi” per i libri editi.

Lorenzo Poggi “Del nostro tempo” Ed. Progetto Cultura, RM 2024