L’albero della vita

Poesie di Bruno Lijoi. Aperilibro N. 12

[Marzo 2018] L’albero della vita, di Bruno Lijoi,Prefazione di Anna Maria Curci, Collana Aperilibri N. 12, 2018, Roma, Edizioni Cofine, pp. 32, euro 5,00

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IL LIBRO                                

Questo volumetto, il dodicesimo della collana “Aperilibri”, raccoglie alcune poesie di Bruno Lijoi, poesie che hanno il coraggio della semplicità. Non della banalità, non della schematizzazione, bensì della schiettezza del dire e, insieme, della responsabilità nel creare uno spazio comune e comunicabile attraverso lo strumento linguistico, anche quando la poesia si fa grimaldello, ariete all’assalto, divinatore o perfino ‘vittima’ del mistero. Lijoi affronta temi che, pur consueti, familiari a chi frequenta testi poetici, vengono riproposti con la forza pacata della meditazione e del passo che avanza, contemplando e vivendo.

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L’AUTORE                              

BRUNO LIJOI è nato a Sant’Andrea Apostolo dello Ionio (CZ) nel 1951.
Si trasferisce da piccolo, sulle orme del padre, a Gaeta per poi stabilirsi definitivamente a Roma nel 1960. Nella capitale affronta gli studi classici e consegue la laurea in Scienze Politiche. Già impiegato presso un Ministero dove per il suo servizio è stato insignito del titolo di Cavaliere, è attualmente in pensione. Al suo attivo ha la pubblicazione di undici libri che spaziano dalla narrativa alla poesia e dal romanzo alle fiabe.

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NEL LIBRO                             

Lupi famelici

Si cammina
sul crinale di sentieri
immersi nel buio,
abbandonati,
in balia
di lupi mai sazi.
Si cammina
in ordine sparso
avvolti da un fumo,
acre e denso,
in sale chiuse
senza poterlo disperdere.
Si cammina
oltre il silenzio
chiudendo gli occhi
allo spiraglio di luce
celato
oltre le porte sprangate. 

Si corre

Si corre
lungo le arterie,
si corre
per occupare spazi
e per risultare visibili.
Ora mi fermo.
Mi fermo
a respirare l’aria
a soddisfare gli occhi
a nutrire gli occhi e il cuore
e mi guardo
mi guardo intorno
impaurito e spaesato
da chi
sale ancora
sulla giostra.

 

O Divina

Suona per me
la tua arpa
o Divina.
Non riesco a modulare
l’alito del vento
che si sfila tra le dita.
Non riesco a placare
la voce del mare,
monotona ed inconsolabile
come il pianto di un bambino.
Sono cavalli indomiti,
senza briglie e recinti.
Due voci ribelli
che non si possono cavalcare.
Suona per me,
ti prego, o Divina
e donami la chiave
del tuo spartito.
Come vedi
chiudo gli occhi
per afferrare
il capo del tuo gomitolo
mentre lontano impazza
la cacofonia del nulla.