La “Satura lanx” di Vincenzo Luciani

Una nota di Rino Caputo all'ultima raccolta in dialetto ischitellano

“Satura lanx”: così i Latini chiamavano un piatto composto di vari alimenti di diversa consistenza, ma pieno e ricco. Con una sensazione di completezza e di sazietà. Satura, appunto.

Noi moderni e contemporanei abbiamo perso il piatto, la “lanx”, ma abbiamo la “satura”. Che è, con la sostantivazione dell’aggettivo, la ‘satira’. Ma la satira, oggi, ha acquisito significati espansi, mentre la poesia satirica sembra quasi un riduttivo e antiquato sottogenere della vera e propria attività creativa.

In mezzo, tra gli eccessi del senso, c’è, davvero e miracolosamente, la “cruedda” ovvero il contenitore alimentare, funzionale per tanti diversi usi, ma, anche il raccoglitore di emozioni e, in definitiva, il libro dei frammenti della poesia.

Vincenzo Luciani ha finalmente riempito la sua Cruedda e, sorprendendo tutti, non si è limitato al già detto, anche a quello, inesaurito, della sua più condivisa ispirazione, coagulatasi nella convinta scoperta e nella tenace indagine degli esordi. Ci dà, oggi, poesie fresche e nuove, anche quando parlano o ri-parlano dei suoi temi più cari, tutte contrassegnate dalla vena ‘satirica’ propria di una ‘cruedda’.

Hamma parlate de murte.
E hamma rise.
Tante. Tante
hamma rise
che sonne
asciute
i làcreme.

(U ride e u chiagne)

La poesia ischitellana di Luciani è oggi più intensa, talora più aspra e, persino, poeticamente irriguardosa dei luoghi (anche santi) comuni; ma è anche più esplicitamente tenera, sia nel registro lieto che in quello dolente.

La Cruedda è riempita anche perché il poeta sente di aver detto (quasi) tutto del sé esprimibile nel suo dialetto materno e paterno. La sua autobiografia in poesia è fatta e, certo, è suscettibile di integrazioni (si vedano le ammissioni prospettiche nella bella intervista di Anna Maria Farabbi contenuta nel libro, a mo’ di postfazione chiarificatrice)

Ora tocca all’uomo che è poeta, giornalista e scrittore, continuare a vivere, nonostante tutto.

E, ad attenderlo, c’è, insieme all’affetto ammirato di tutti noi, un’altra Cruedda, da saturare con gli elementi ormai acquisiti dell’arte poetica che Vincenzo Luciani ha dimostrato di possedere nel lungo esercizio di uomo civile e di intenso e coerente letterato.

Rino Caputo

02-10-2012