La poesia onesta di Lorenzo Poggi

Lettura e scelta poesie di Maurizio Rossi

Molti poeti si lasciano ispirare da “quello che resta”- che siano gli avanzi, le briciole, le cose “secondarie”, piccole solo in apparenza; tra tanti ne ricordo qualcuno: Saba – noto è il suo scritto pubblicato postumo “Che resta da fare ai poeti”; Vincenzo Mastropirro con la sua raccolta “Pezzecatidde”– briciole – in dialetto pugliese di Ruvo; “Ciriminacchi” – piccolezze – di Grazia Scuderi in dialetto siculo; “Vanzature” – Avanzi – di Vincenzo Luciani, in dialetto pugliese di Ischitella. D’altronde la poesia autentica – e che “resta” – è frutto di una attenta asciugatura, di un lavoro certosino e talvolta doloroso di sottrazione, perché possano restare quella parola, quel ritmo e quegli accenti.

È così anche per Lorenzo Poggi, poeta essenziale e concreto, nel quale vive sensibilità d’animo, acutezza di sguardi, onestà di cammino.

Non a caso la prima sezione e la prima poesia della raccolta sono “Dove nasce la poesia” “…nasce dalle pietre…dal tronco abbattuto riverso nel bosco./ Nasce dalle cose che parlano/…dal mistero d’un tronco di ulivo…”; ma -appena nata – deve difendersi dalla città in agguato, sporca, incivile. Questo poeta sa cosa è il bene e cosa il male, l’autenticità e la finzione – anche se non ha la presunzione di condannare o beatificare, ma solo di discernere. Per trovare la pagliuzza d’oro, occorre setacciare il fiume fangoso, “annerire le unghie /con la sporcizia del tempo” tornare ad usare la zappa, scavare, e ciò che si trova è l’avanzo, quel che resta della fatica e della ricerca.

Le altre sezioni della raccolta sono “Flash”, “Quello che resta” e “Le meraviglie del nostro tempo”.

La composizione che caratterizza di più, a mio avviso, la silloge è “Pazzi e poeti”; in essa, senza eccedere nel lirismo, tuttavia ben espresso, e con la consueta schiettezza, Lorenzo Poggi giunge a cogliere “quello che resta” dopo tanto scavare, osservare, interrogarsi e soffrire: resta il mostrare, l’indicare, il far apparire. In questo senso, i pazzi e i poeti si assomigliano, perché non posseggono un pensiero logico che definisce, bensì analogico, dove ogni cosa ha più di un significato, non uno solo “Analogia, significa infatti pensare verso l’alto, quindi oltrepassare la de-terminazione in cui la logica scientifica, blocca, terminandoli, i significati delle cose.” (U. Galimberti- “I paesaggi dell’anima”- Feltrinelli, 2020).

E così, “arrampicarsi sulle pareti/ e andare a comprare il cielo oltre il soffitto” può essere anche sintomo di follia, ma certamente è poesia che non si quieta e non si accontenta.

Alla fine

Alla fine ci sarà penombra

e mani bianche lasceranno segni sui muri,

tortore tuberanno invano sui tetti dalle tegole rosse,

rumori a cavallo del vento s’infileranno nei portici.

Tutt’intorno raccoglierò oggetti di me

e li inietterò di ricordi.

Margherite spunteranno ancora

dal teschio d’un bove.

Mediterraneo

Resta comunque il sapore

della foglia di basilica appena colta.

Anche la salvia congiunge le mani

per farsi assaporare,

anche il rosmarino

profuma di alito di pecora,

anche l’origano si immola

pur d’essere calpestato.

Sarà difficile eliminarli tutti

questi sapori del Mediterraneo

sporchi di storia e di destini.

Il più gran mare interno del mondo

che regala primavere fuori stagione

e cadaveri sul fondo.

Voci di fuori

Ho assaggiato pane amaro

e sillabe incomprensibili

affacciandomi all’aria

La finestra è tarlata

di voci di fuori,

un lungo rosario

di semi di vento.

Sul balcone

c’è un geranio che piange

i colori di un tempo.

Richiudo me stesso

nella maniglia ossidata

da zanne di mammut.

Pazzi e poeti

Dicono che solo i pazzi e i poeti

possano arrampicarsi sulle pareti

e andare a comprare il cielo oltre il soffitto.

O che sentano le voci

nel frastuono del silenzio

che da sempre li accompagna.

Dicono che solo i pazzi o i poeti

possano parlare con chi non c’è

o intavolare discussioni con l’altro io.

O che vedano fiumi scorrere

tra le mani e passeri zampettare sulla spalla

tra i rami nudi di realtà vagheggiate.

Dicono che solo i pazzi o i poeti

siano attrezzati per l’aldilà

perché lo misurano appena nati.

O che si perdano nei sogni

felici di non trovare più la strada

e inoltrarsi su sentieri di bosco.

Dicono che solo i pazzi o i poeti

ascoltino i discorsi delle nuvole

mentre lasciano le loro ombre sui campi.

O che sappiano cogliere filamenti

di luce quando non è stagione

o adagiare gli aquiloni sopra gli arcobaleni.

Lorenzo Poggi è un “giovane” poeta romano (ma tanto vecchio d’anni). Laureato in Scienze politiche, è stato per oltre venti anni capo redattore e responsabile di produzione della “Guida delle regioni d’Italia”, l’annuario di informazioni anagrafiche sulle principali strutture regionali in tre volumi e oltre 4000 pagine. Successivamente, per dieci anni, è stato direttore responsabile della “Guida ai governi Locali” incentrata sugli organigrammi politici e amministrativi di Regioni, Province e Comuni. Dismessa questa attività, è tornato alla sua vecchia passione: la poesia. L’attività poetica è iniziata (o ripresa) nel dicembre del 2009 e si è concretizzata nella produzione di oltre 2000 poesie pubblicate su vari siti (Poetare, Poetry & Literature, Cantiere poesia). Ha dato alle stampe quattro raccolte con le sue poesie più amate (“Sassi sparsi” nel 2010, “Sussurri e grida”, “Il cielo che aspetta”, nel 2011, “La luna nel pozzo” nel 2012). Ultimamente (giugno 2014) ha pubblicato “Mentre cammino” per le “Edizioni Tracce”, “Versi cor(ro)sivi” (aprile 2015) per le “Edizioni Progetto Cultura” e, ad aprile 2016, sempre per le “Edizioni progetto cultura”, “Quel ragazzo che provava a volare”. Nel 2017 ha pubblicato “Stretti Sentieri” (Haiku e Tanka); e nel 2018 “Se questo è canto”. Le sue poesie sono presenti in molte antologie sia elettroniche che cartacee, ed è stato segnalato con premi speciali della giuria in diversi concorsi letterari. Altre raccolte, come ad esempio “Roma nostra” (poesie romanesche), “Poesie d’amore”, “Aforismi” in formato e-book e in pieno “fai da te”, sono uscite in questi anni.

Lorenzo Poggi, Quello che resta, Ed. Progetto Cultura, Roma, 2020

Maurizio Rossi 3/4/2024