In direzione ostinata e contraria, la poesia di Francesco Dalessandro

Lettura di Maurizio Rossi

Il titolo  di questo testo poetico evoca un’azione “in fieri” come la Poesia che “si fa”;  la lettura attenta della silloge mi richiama alla mente un disco musicale, la raccolta postuma “In direzione ostinata e contraria” di Fabrizio De André: spero non se ne dispiaccia l’autore. Ma l’emozione ridestata scorrendo le pagine, come spesso accade, provoca associazioni, contaminazioni: l’antologia del cantautore genovese è un cammino che, a grandi linee, ripercorre tutta la sua produzione, sempre “contraria” al benpensare, alla tradizione, anche alla morale comune. E così, fatte le dovute differenze, mi sembra, possa apparire anche “Camminando” di Francesco Dalessandro, con una sua “direzione” in cammino, ostinata – costante, voluta e necessaria – e contraria non solo a certa poesia cosiddetta “moderna” , ma pure ad un sentire troppo focalizzato su tematiche sociali e poco sulle radici della nostra umanità, sostanza e ragione dell’ essere sociali. La vita biologica è “movimento” e così lo è quella razionale ed emozionale; anche viaggiare con la fantasia e attraverso la “relazione” con l’altro/a è vero movimento, dato a chi non può farlo nello spazio. In questo senso la lettura della silloge svela un messaggio “universale” come ogni vera poesia.

In versi classici e “nobili” – senza sminuire il verso libero di altri – la memoria del poeta “cammina” ancora una volta in “direzione contraria” cioè nel passato, rispetto alla vita che procede verso il futuro;  l’oggi si fa breve “Affrettatevi adesso, affrettatevi! Il tempo/ vola via sul sentiero sonoro e sulle smosse/ pietre dove con fatica saliste/ e ora a balzi a saltelli scendete…” Affrettarsi sembra quasi amplificare il tempo e il cuore “ansioso… guida con premura la marcia” : così accade che mentre il poeta descriva la “salita al Gran Sasso”, il  racconto della giornata si sversi nelle visioni, nei dialoghi con sé stesso, con l’altra e gli altri; che la visione -sguardo d’attorno – si rifletta in una più intima. Il dialogo della “salita” contiene andata e ritorno, come il cammino, tra un io e il tu: ne deriva – primariamente nella scrittura, ma anche nella lettura – la percezione di un “non tempo” o un tempo parallelo, per così dire; nulla che possa richiamare teorie di fisica e di scienza, che al Dalessandro non sembrano qui interessare.

Il ritmo dei versi non annoia – né induce allo straniamento come una nenia – ma cadenza l’andare: un viaggio attento, misurato, malinconico, esperito da una mente silenziosa dove “anche una piuma/ fa rumore se cade/ anche una foglia se il vento la tocca”. Come non pensare alla psicostasia (la piuma peso di riferimento del cuore) che gli antichi egizi usavano per giudicare l’animo del defunto? L’attitudine all’ascolto, il liberare la mente come liberare il cuore, rende capaci di percepire e accogliere la leggerezza, che pure è colma di senso e domande.

Nel silenzio del ricordo (ancora la mente silenziosa che accoglie) è anche una sezione della silloge e nella sovrapposizione dei piani temporali il versificare ripresenta e rappresenta lo sgomento dell’infanzia nella sera; sgomento presente non tanto per il ricordo, ma perché rivissuto qui e ora.

Ci potrebbe cogliere la tentazione di  sottotitolare questo “Camminando” con “l’epica del ricordo”, se non si temesse di essere fraintesi : infatti, in queste liriche non si assiste  all’assolutizzazione della nostalgia pura e semplice, tantomeno ad un atteggiamento malinconico; ma il ricordo viene esaltato nella sua potenza evocativa – tuttavia mai con eccesso – e simbolo catalizzatore del presente. E quanta cura c’è nei particolari, nelle immagini dense di luce, di suoni, di profumi! Leggendo si viene portati in cammino : anzi si cammina accanto al poeta, nei suoi itinerari cittadini, nelle “ore dorate”, come nelle gite dei giorni di festa. Si compie con lui un viaggio, sognando e desiderando, anche rimpiangendo, certo; si condivide l’andare emozionati, ma senza essere sopraffatti, tanto è “ Forse i poeti non cercano donne/ mature ma ancora invitanti o ragazze/ di sani e robusti appetiti per strada o nei bar/ eleganti del centro, perché sanno/ farsi male incantati in un volto/luminoso…” armonioso il verso e discreto il dire, pur se schietto.

E insieme al Dalessandro, si sosta “quando il cuore…prigioniero/ del traffico immobile in fila lungo via/ di Valle Aurelia, sedendo e fumando/ viene preso da un’ansia di nuova/ libertà forse appena da un vago desiderio/ d’evasione” per osservare “l’orizzonte che brucia…e insieme al fuoco/ di una più scura smania, anche la vita”. Non sembri irriverente quel sedendo e fumando, perché fare il verso al poeta di Recanati, quello sarebbe irriverente: il nostro – con la modestia di chi sa senza farne sfoggio – quando si siede e fuma una sigaretta, osserva stupito (mira) e immagina.


Dedica

Quale ora tiene aperta la finestra,

versa luce dorata sul giardino

fiorito mentre il giorno s’incammina

a passi lenti lungo fiume e viali

cittadini, la nuova primavera

rinverdisce, la vite americana

trasuda nuova linfa e la mimosa

spinge i suoi rami appesantiti fino

ai vetri impolverati?

Inizia il nuovo

giorno che misura la tua età

(e la mia nella tua) come un’isola

nella corrente degli anni, nel fulgore

del sole, maturandosi fa forte

ancora dei sogni, lo nutrono

gesti intenzioni sguardi, la vertigine

del desiderio e quella tenerezza

frutto dell’abitudine che sempre

sarà il nostro conforto: quel domani

che amandoci sperammo, Dora è l’oggi.


Francesco Dalessandro è nato nel 1948. Vive a Roma. È stato tra i fondatori e redattori della rivista di letteratura “Arsenale”, diretta da Gianfranco Palmery. Ha pubblicato sei libri di poesia:I giorni dei santi di ghiaccio ( 1983); L’osservatorio (1989), finalista “premio Dario Bellezza”; Lezioni di respiro (2003); La salvezza (2006); Ore dorate (2008); Aprile degli anni (2010); Dediche e imitazioni (2021); Figure d’ombra (2022). Cinque libri di traduzioni: Wallace Stevens, Domenica mattina; Elizabeth Barrett Browning, Sonetti dal portoghese; Gerard Manley Hopkins, I sonetti terribili; George Gordon Byron, Il sogno e altri pezzi domestici; John Keats, Sull’indolenza e altre odi (tutti per Il Labirinto, Roma, rispettivamente 1998, 2000, 2003, 2008, 2010). Altre traduzioni su rivista dal latino, dall’inglese e dallo spagnolo. Per Moretti & Vitali, una riedizione aggiornata de L’osservatorio con una testimonianza di Attilio Bertolucci e un breve saggio di Gianfranco Palmery.

Francesco Dalessandro “Camminando” Ed. “Il labirinto” Roma, 2023