Georg Trakl: Anima azzurra, vagare oscuro

Antologia delle poesie a cura e traduzione di Anna Maria Curci - Recensione di Nelvia Di Monte

 

La dolce inquietudine che sempre suscitano le poesie di Trakl si rinnova leggendone la traduzione presentata da Anna Maria Curci in Anima azzurra, vagare oscuro (un verso di Herbstseele/Anima autunnale), antologia il cui titolo racchiude la compresenza di elementi contrapposti e inconciliabili che costituisce un elemento fondante della poetica di Trakl. Nella sua breve vita (nato nel 1887, morì sul fronte orientale nell’autunno del 1914), come un rabdomante seppe cogliere le incrinature che si diramavano sotterranee in un periodo storico che – in superficie – appariva positivo e compatto, ricco di innovazioni, sviluppo economico scientifico tecnologico, conquiste coloniali. E intanto in sottofondo preparava la prima catastrofe del secolo breve.

Nell’introduzione Anna Maria Curci spiega in modo sintetico un itinerario che “abbraccia anni di indagine sulla poesia dell’autore austriaco” e come sia stato andare “incontro alla poesia di Trakl, lasciarsi attraversare, percuotere, illuminare da essa […] una poesia universale e dinamica”. I testi sono scelti dalle diverse raccolte, pubblicate postume, e dai lasciti. Pur toccando quindi tutte le tematiche presenti nell’opera di Trakl, la Curci non indulge in quelle più nichiliste (disfacimento, fine della stirpe…) sulle quali si sono soffermati altri interpreti, Heidegger in primis. Fedele al titolo scelto, viene qui presentato un percorso di lettura che sottolinea la complessa bellezza di una poesia che spazia da intime profondità ad un cosmico orizzonte, la ricerca di un assoluto che – metafisico azzurro – traspare dentro una incombente oscurità.

Impossibile non sentire l’attualità di questa poesia, e non tanto perché alcuni testi parlano della guerra (pochi, Trakl non sopravisse al suo inizio), quanto per una visione mai pacificata della vita, il sentirsi esiliati come eterni viandanti (L’anima è uno straniero sulla terra), l’avvertire l’irrimediabile finitudine insita nella realtà, dove tuttavia rimane intatta la percezione di una forza recondita e inesauribile che abbraccia ogni cosa:

Sopra il laghetto bianco / Sono volati via gli uccelli selvatici./ Di sera soffia dalle nostre stelle un vento glaciale. // Sopra le nostre tombe / si china la fronte infranta della notte. / Sotto querce ci dondoliamo su una barca argentea. (da Untergang/Tramonto).

L’onnipresente paesaggio ha contorni nitidi come incisi a bulino ma i colori simbolici vi proiettano una sensibilità perennemente in bilico. Una poesia che incanta nel suo procedere, le cui immagini sono riconoscibili e spesso emanano una serena armonia. L’inquietudine si origina dal loro contrasto, dal trascolorare una nell’altra, dall’apparire di elementi insoliti che spezzano la tranquillità del momento e tutto oscilla come quando un sasso cade in uno stagno. O il dolore si insinua nella profondità dell’anima.

Due testi critici accompagnano l’antologia. Paola Del Zoppo struttura la propria indagine su tre figure simboliche (Specchi, Buio, Brusio). Massimo Morasso, inquadrata la poesia di Trakl nel contesto della lirica tedesca d’inizio Novecento, si sofferma su alcuni versi, sia per sottolineare “la straordinaria qualità fantastica del suo pensiero immaginativo”, sia per mostrare “l’immane difficoltà del lavoro che la Curci ha dovuto affrontare”. La traduttrice stessa nell’Introduzione esprime i sentimenti suscitati in lei “dalle rivelazioni combinatorie di presenze e toni cromatici così come dalle densissime concatenazioni sonore” di questa scrittura poetica. E come le scelte effettuate intendano “aggiungere un ulteriore contributo all’esplorazione […] dell’opera di questo autore, fonte ricchissima di sempre nuovi spunti”.

In effetti è interessante sostare sui testi in un confronto con precedenti  interpretazioni. Ad esempio, tradurre (come in una edizione Garzanti) il titolo della poesia Untergang con “Naufragio” devia la visione ad un avvenimento ineluttabile e ad un paesaggio diverso dal laghetto notturno dove il poeta colloca una vicenda drammatica ma umanamente condivisa (nostre stelle) e permeata da un oltre, quel misterioso legame che unisce uomo e natura su cui si china la fronte infranta della notte. La Curci traduce con “Tramonto”, conservando il senso del declinare della vita in un movimento che – nel nostro immaginario – comprende un ciclico ritorno. E tutto il testo, nel suo dolente comporsi nel contrasto tra alto e basso, bianco e nero, oscilla come una culla – una barca argentea – tra il chiarore delle stelle e della superficie dell’acqua immobile e l’oscurità della notte e della profondità della vita nonostante la morte.

Come spiega la traduttrice, superato “lo sgomento dinanzi all’irriducibile bellezza, alla distanza tra gli estremi, sommo e intimo”, l’itinerario proposto dall’antologia  è un invito ad ascoltare – di nuovo – la voce dello straniero, a “indagare le ragioni di una forza che non si esaurisce”, a seguire le indelebili orme lasciate da Trakl con le sue poesie:

Ma tu ti addentri con passi morbidi nella notte,

Che pende colma di grappoli purpurei

E con gesto più bello muovi le braccia nell’azzurro.

(da An den Knaben Elis/Al fanciullo Elis).

 

Nelvia Di Monte