FRANCESCA LO BUE nasce a Lercara Friddi (PA). I suoi genitori si trasferiscono in Argentina dove compie tutti i suoi studi fino alla laurea in Lettere e Filosofia presso l’Universidad Nacional de Cuyo di Mendoza. Vince una borsa di studio dal Ministero degli Affari Esteri Italiano, con il saggio “Lirismo y Metafisica en Giacomo Leopardi”. Sotto la guida Professor Aurelio Roncaglia si specializza in Filologia Romanza presso l’Università degli Studi “La Sapienza” a Roma, dove si stabilisce.
Ha curato diversi studi letterari sia in italiano che in lingua spagnola. Ha pubblicato la raccolta di poesie in lingua spagnola Por la Palabra, la Emociòn, Edizione Belgeuse Grupo Editorial, Madrid 2009. In Argentina il romanzo di viaggio Pedro Marciano, Ex Libris Editorial, Mendoza. In Italia la raccolta bilingue italiano-spagnolo Non te ne sei mai andato (Nada se ha ido), Edizioni Progetto Cultura 2003, Roma 2009; L’Emozione nella Parola (Por la palabra, la emociòn), Edizioni Progetto Cultura 2003, Roma 2010; Moiras, Bardi Editore, Roma 2012; Il Libro Errante, Edizioni Nuova Cultura Roma, 2013; El Libro Errante, Edizioni Progetto Cultura, Roma 2013; Itinerari (Itinerarios), Società Editrice Dante Alighieri, Roma 2017; I Canti del Pilota (Cantos del Pilota), Società Editrice Dante Alighier, Roma 2019.
Il sosia
Sono calici di sale;
scendono goccia a goccia,
approdano nella palude di un cuore ebbro e orfano,
implorano alle porte del cielo,
nominano alle soglie dell’anima,
chiamano per la vita e per il cuore che non vedono.
Ma il calice dilegua in nostalgia e desiderio,
di nuovo s’alzano le maschere
e le consola un’illusione nel paramo giallastro.
Il doppio fa morire, fallo uscire!
E’ foresta ammuffita,
ombra tenebrosa di delusione e disincanto.
E’ visione di angeli neri,
brulla chimera in un groviglio di specchi fatati.
El doble
Son cálices de sal
descienden goteando,
desembocan en el pantano de un corazón ebrio y huérfano.
Imploran las puertas del cielo,
nombran en los umbrales del alma.
Llaman por la vida y por un corazón que no ven.
Pero el cáliz anega en nostalgia y deseo,
de nuevo se levantan las m.scaras
y las consuela un ilusión en el p.ramo amarillento.
¡El doble hace morir, hazlo salir!
Es selva enmohecida,
sombra tenebrosa de desiluci.n y desencanto.
Es visión de ángeles negros,
árida quimera en un nudo de espejos embrujados.
(Dall’Aperilibro n. 19)
****
Romasola
Rimane,
come il tempo che non va da nessuna parte.
È il tempo di tutti!
Nessuno s’è ne andato.
Ognuno possiede tutti gli altri,
si sfuse nella fiumana petrea il respiro degli altri,
nell’oscurità del ricordo, nell’oblio dimenticato.
Murata nel sogno di una grazia che non ci perdona,
appari, piena di luce,
nel brusio dell’autunno.
Una la vita,
specchio argentato che ti guarda dagli istanti del dopo,
negli istanti che non so se furono.
Romasola
Se queda,
como el tiempo que no va a ningún lado…
¡Es el tiempo de todos!
Nadie se fue. Cada uno posee todos los demás,
se esfumó en la humareda pétrea del respiro de los otros…
en la oscuridad del recuerdo,
en el olvido olvidado…
Amurallada en el sueño de una gracia que no nos perdona
apareces, ebria de luz,
cuando cruje el otoño.
Una es la vida,
espejo que te mira desde los instantes del después,
instantes que no sé si fueron…
Roma, 24 aprile 2019