(dicembre 2005) Framezzo ar maruame poesie in dialetto romanesco di Rosangela Zoppi, Edizione Cofine, Roma, 2005, pp. 96, euro 10,00
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“Framezzo ar maruame” (Fra i resti lasciati dal mare) è il titolo della prima poesia, tratto da una parola del Belli, conferisce nome, significato allegorico e valore programmatico all’intera raccolta, suddivisa in tre parti, quasi tre sequenze della stessa sinfonia: l’orloggio a porverino (la clessidra), la canoffiena (l’altalena), la cùnnola (la culla).
È un “voglioso” (richieste di sole, d’aria, d’amore, di quiete… e di comunicabilità) canto di creatura “offesa”, delusa che affida al ricordo la pietas del soccorso per il presente. La ricerca e la difesa del bello e del bene tuttavia appare come il punto di forza per superare i momenti in cui la ragione avverte i suoi umani limiti e suscita i dubbi e le incertezze della vita.
L’autrice prende le distanze dal realismo del Belli, dalla narratività pascarelliana, dal trilussismo di maniera ed àncora la propria dizione e visione del mondo all’aerea, lirica lezione di Mario Dell’Arco.
Il libro è stato presentato a Roma il 26 gennaio 2006 alla Biblioteca comunale Gianni Rodari (via Olcese, 28) ed il 20 febbraio alla Libreria Bibli
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L’AUTORE
Rosangela Zoppi è nata nel 1946 a Roma, dove vive. Laureata in Scienze Politiche, ha lavorato alla RAI, alla Telespazio e ha insegnato inglese, per un breve periodo, presso un istituto statale.
Da molti anni si dedica alla poesia, in dialetto e in lingua. Vincitrice di diversi concorsi, ha pubblicato alcune raccolte poetiche, tra le quali ricordiamo: Mo ch’er primo cartoccio l’ho vòtato, Neve marzarola, Le mie parole per gli altri, Prima che il cuore impietri, ed il romanzo storico Una donna contro un re.
Sue liriche sono apparse su molte riviste italiane e straniere e sono state tradotte in francese dal poeta Paul Courget.
Si interessa di teatro (testi e regìa) e di traduzioni.
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DAL LIBRO
FRAMEZZO AR MARUAME
“… Eppuro sc’era una gran robba bbella;
ma adesso c’è arimasto er maruame.”
Giuseppe Gioachino Belli
Er parlà nostro è acqua de pantano,
indove nun se specchia più er turchino,
’ndove uno sbrullicame cennerino
de moschini e zampane
s’ammischia co la lagna de le rane.
Mentre er sipario cala piano piano
su sto scenario,
noi se tiramo in faccia
parole de mollaccia,
ch’abbruceno nell’occhi e fanno piagne.
Poi un silenzio infame
smorza er parlà
e er còre, ch’era tanto invelenito,
tutt’assieme è un rottame aruzzonito
e arissomija all’onna che s’abbotta,
schiuma, sbotta, s’invorta
e ariva morta a riva,
framezzo ar maruame.
framezzo, in mezzo; maruame, resti che si trovano sulla spiaggia dopo una mareggiata; sbrullicame, brulichio; cennerino, color cenere; zampane, zanzare; mollaccia, fanghiglia; invelenito, sdegnato; tutt’assieme, improvvisamente; aruzzonito, arrugginito; arissomija all’onna, somiglia a un’onda; s’abbotta, si gonfia; s’invorta, si avvolge
MADONNA FIUMAROLA
In piede su una barca inghirlandata,
scivolanno leggera
sopra all’acqua dorata,
che a la calata friccica e ariluce,
co quela vesticciola ricamata,
che adacio te s’imbevera de luce,
passi sotto a li ponti impupazzata,
Madonna Fiumarola.
Poi smonti da la barca a braccia operte,
fra un fittume de gente che s’accarca,
te guarda, se fa er segno de la croce,
te dice sottovoce una preghiera,
te chiede quarche grazzia,
te manna lesta un bacio e t’aringrazzia.
Mentr’er sole se smorza drent’a fiume,
ogni viso sfavilla,
perché ner còre mo s’è acceso e brilla
er lume de la fede.
Madonna Fiumarola, Madonna del Carmine, cui sono devoti i trasteverini e in onore della quale, durante la Festa de Noantri, viene organizzata una suggestiva processione lungo il fiume; a la calata, al tramonto; friccica, frigge, freme; imbevera, impregna; impupazzata, con gli occhi sbarrati, come una bambola.