Erica Donzella e L’ora della fame 

Nota di lettura di Maria Gabriella Canfarelli

 

Una parola distillata, scelta con cura eppure semplice come il bisogno elementare di nutrirsi, tacitare i morsi della fame. Versi in lingua e nel nativo dialetto sciclitese ne L’ora della fame (Nous, 2025, prefazione di Maria Attanasio) con i  quali Erica Donzella, autrice anche di scrittura narrativa, si rivolge a un tu distante, soggetto di un amore viscerale, sanguigno, precipuamente corporale di cui avverte la mancanza.

Dall’incontro-scontro con il reale (Qui si lotta/ si perdono braccia/e gambe/ e denti/si decidono tregue col vuoto) nasce una scrittura intrisa da un timbro malinconico e a tratti veemente, un fraseggio di forte impatto che evoca la battaglia, la contesa, la resistenza, e basti, tra gli altri, questo splendido verso: venire alle mani col vero, fare i conti con la realtà.

Si muove in un territorio ostile, a piedi scalzi, nelle ore notturne e silenziose che ingigantiscono la condizione di solitudine dovuta all’assenza dell’alterità, la poesia (nell’accezione di tregua, poiché essa poesia colma o tenta di colmare il vuoto con le parole). Parola di un io che esamina, analizza di sé stesso l’umana vulnerabilità senza mai cedere, dal punto di vista stilistico-formale, a un certo lirismo di maniera.  Io non so cos’è volare/ se non questo beccare/farsi mangiare le dita/essere rimanenza/ scarto di pane. Il ragionamento d’amore non involve nella passività, piuttosto provoca riflessioni profonde, rumorosi pensieri che sfociano in un dire della frantumazione del corpo (mani, dita, piedi, cuore, schiena, ginocchia, ossa) -frattura causata dal conflitto tra corpo-mente- anima. Nel buio, nel silenzio che allaga la stanza notturna, il cuore batte all’uscio dei ricordi, e ri-cordare equivale a evocare: Nell’ora della fame/io ti chiamo // e si illuminano i sentieri oscuri/si ritirano i rami/ per il transito del tuo passo; e ancora, in dialetto, t’ha riurdari ca u to cori è ancora/ porta/casa/liettu/macari ca è vacanti (ti devi ricordare che il tuo cuore è ancora/porta/casa/ letto/ anche se è vuoto). In ciascuna delle tre sezioni che compongono il libro, Erica Donzella utilizza un timbro asciutto, corposo quanto basta, alternato a misurati battiti emotivi che non ledono il rigore concettuale del suo discorso poetico.

Biobibliografia

Erica Donzella, nata nel 1988 a Scicli (Ragusa) lavora nel mondo dell’editoria come editor freelance ed è docente di Elementi di editoria presso l’Accademia delle Editorie (Catania). Scrive poesie, racconti, saggi e romanzi: Pyro (Prova d’Autore, 2012); Lucky Strike (Prova d’Autore, 2015); Io sono Altrove. Cercando Alda Merini (Villaggio Maori Edizioni 2016); Buon compleanno Barbie (Villaggio Maori Edizioni, 2019); Quando cadranno i rumori (Scatole parlanti, 2019); Labyrinthos. Un modello di scrittura (Villaggio Maori Edizioni, 2021). Direttrice didattica di Aleph – Scuola di scrittura ((Catania) – si occupa di formazione per l’editoria e la scrittura.