Sull’ultimo libro di poesia di Anna Elisa De Gregorio, Dopo tanto esilio (Rimini, Raffaelli, 2012, con prefazione di Davide Rondoni, pagg. 113, euro 12) la poetessa Ombretta Ciurnelli ha pubblicato un’interessante ed accurata recensione della quale pubblichiamo, per gentile concessione, il link
Qui di seguito pubblichiamo un florilegio di testi.
Nulla due volte
Neanche più noiosa la mosca
alla fine del suo corso,
guadagna in trasparenza
il già trasparente volo.
Confusa dai tradimenti delle ali
troppo rigide per sfidare l’aria,
subisce una quinta stagione
dentro la città di polveri calde.
Per affaticati spostamenti,
in lentezze esponenziali
lascia il segno d’essere stata
sopra una sola finestra invernale.
Chi non ha più tempo
rallenta la corsa in attese,
s’avvicina, come sa o senza sapere,
al paradosso dell’eternità.
I sassi nelle tasche dei bambini
Quando un vecchio signore
si dà pena di raccogliere sassi
d’incomprensibile bellezza
per metterli piccoli in tasca
e con lui si china
un ciuffo di capelli radi
è possibile che raccolga pensieri
da molto indietro nel tempo
su mosse di gioco familiari.
Assorto in forme leggere
di pietre che volano in aria
e tornano poi nella mano
borbotta tic tic tante volte
fino alla fine del gioco.
Gli occhi su e giù per visioni.
Quis contra nos
a Tiberio Mitri
Gli eroi poveri si chiamavano bulli
una volta, e una volta sotto il treno
s’è buttato un vecchio boxeur,
che era stato il meglio della gioventù
da pochi soldi e gran bellezza di Trieste.
Sulle rotaie abbandonato al freddo
senza più un muscolo addosso,
le ciabatte scompagnate dal corpo.
Voglio raccontarla come la bravata ultima
di un bullo, non come una misera morte.
S’incamminava il destino verso sera
dietro un vecchio confuso con passo
mirato e adescava col fischio del treno
proprio lui che aveva da tempo deciso
la tristissima strada dell’eroe.
Il pane quotidiano
a A. D.S.
Qualcosa è necessario amare
della nostra malandata vita
Siamo un amen continuo
su quello che accade,
una necessaria accoglienza
nell’attesa di dettagli
straordinari a saperli vedere.
Arriva quotidiana la luce
dall’anta socchiusa di persiana
che rimette in chiaro affezionate
cicatrici, ridisegna artrosi.
Al confine con i nostri orti,
dice la TV, nella sua versione piatta,
ci sono guerre vere e nuvole di cesio.
Più incombente d’ogni cataclisma
sembra la sequela delle pillole,
la scommessa sulla differenziata
che non è sempre vinta.
Nel migliore dei modi possibili
cureremo la ciotola del cane.
Lui come l’ombra invecchia con noi.
Che fanno i vecchi tutto il giorno
a Mark Strand
Sorpresi dal campanello
i vecchi si allarmano
(il futuro non è più quello di una volta)
abituati a non essere cercati.
Spiano dalla finestra chi suona
con il viso al di qua dello scuro.
Che non ci sia un altro squillo.
Non mancano le rinnovate piante
di basilico d’estate e le briciole
raccolte dentro la tovaglia
per i piccioni sul davanzale.
Sorpresa dal campanello
oggi non ho aperto a un qualcuno
e sono entrata nel novero dei vecchi
dalla porta principale.
Ho preferito il libro di un poeta
vecchio che serve le parole
con la semplice grazia
della casalinga che si prende cura
delle piante o dei piccioni
nella solitudine più grande
che è vocazione per fare bene le cose.
Esposizione
davanti alla Pietà Rondanini
Si arriva laggiù nel fondo,
stanza dopo stanza,
esposti a infinite distrazioni,
e mai abbastanza lo sguardo
è preparato a quell’ultima Pietà.
Un uomo fa cose più belle di Dio.
Espone la propria vecchiaia,
martella conosciute sofferenze,
rughe di scaduta resistenza.
I volti nel marmo, specchi del suo,
imperfetti, come già sepolti,
sono pietà per ogni altra morte.
Delta d’acqua la mano della madre
che sostiene senza forza il Cristo,
dall’ incompiutezza nasce la pietà:
una donna espone il figlio morto,
obbligata a offrirlo al mondo
per incerta promessa di riscatto.
Anna Elisa De Gregorio