Con il lapis* #40: Sciogliete le rime di Stefano Taccone

Recensione di Anna Maria Curci

 

Con il lapis* #40: Stefano Taccone, Sciogliete le rime. Introduzione di Giovanni Scardovi, Campanotto Editore Poesia 2023

Parlo peso

sento il peso

delle parole

scritte o parlate

permangono 

e incidono 

nel cervello

nella pancia

le pongo 

sulla bilancia

e poi le ingoio

affogandole nel buio

delle viscere

e nessuno capisce

che tutto ritorna

in ciò che il secolo 

chiama poesia

(p. 12)

Il primo a seguire l’esortazione espressa nel titolo, Sciogliete le rime, è proprio Stefano Taccone, l’autore del libro pubblicato da Campanotto Editore nel 2023. Nei versi, per lo più brevi o brevissimi, dei componimenti, a loro volta di varia lunghezza, il poeta distribuisce e diluisce le rime, le sparge, le fa emergere inaspettatamente, le fa affiorare a intervalli irregolari e con distanze diseguali, sciogliendole da legami a determinati schemi compositivi.

Così come avviene nel componimento sopra riportato, dove la rima finale di «pancia» e «bilancia» fanno capolino rispettivamente dall’ultimo dei sette versi della prima strofa e dal secondo dei nove versi della seconda strofa, le parole, che possono trovarsi o meno a fare parte di una rima, hanno compiuto un viaggio, si sono impresse in mente e corpo, sono state ingoiate, sono sprofondate nell’interiorità (e nelle interiora, pure, come testimonia questo passaggio: «affogandole nel buio/ delle viscere»), per poi tornare «in ciò che il secolo/ chiama poesia».

In un crocevia di inviti affini per suono e costruzione al titolo del volume – viene da pensare a “rompete le righe”, “sciogliete le voci nel canto” o, ancora, “sciogliete le campane” – Stefano Taccone “scioglie le rime”, accosta, affianca, assembla, compone e ricombina associazioni di parole, rivelando un orecchio finissimo, nell’individuare – tra slogan, falsità, modi di dire logorati dall’uso fino allo sfinimento, vuote dichiarazioni programmatiche, ‘parole del tempo’ coniate di occasione in occasione, acronimi macinati dalla quotidianità e nella quotidianità – nuove combinazioni che scuotono dall’assuefazione, fanno compiere un balzo alla coscienza che coglie lo spostamento di significato, il rovesciamento ironico. 

L’effetto va ben oltre quello provocato da una semplice boutade e possiede l’energia, divertita e dissacrante sì, ma sempre propedeutica alla riflessione su senso e peso delle parole, che a teatro e sulla carta stampata abbiamo conosciuto dai monologhi di Alessandro Bergonzoni. Molto più di un semplice jeu de mots, dunque, sicuramente non solo virtuosismo, bensì un andamento compositivo nel quale il motto di spirito porge la mano al sogno, il piglio ludico si sposa con la serietà dell’impresa del comporre. 

I toni e gli accenti si estendono su una scala piuttosto ampia, che va dalla satira alla malinconia (Influenza non bannata), alla visione cupa, passando per la burla che non disdegna i tratti benevoli (Elefantina santa) e lo sguardo affettuoso ai propri ‘lari’ (Trapassati presenti). Anche i temi affrontati toccano diversi aspetti dell’esistenza. A conferire unità alle nove sezioni dai titoli che danno vita a ulteriori combinazioni di suono e senso, anche in virtù di echi risvegliati da letture e ascolti molteplici – Sensi alieni, Malarie e malacque, Ritratti di strappo, Eroici febbroni, Ludi lievi, Bestiumanari vari, Canti di accanimento, Polveri felici, Il bello è giunto -, sezioni a loro volta intervallate da otto intermezzi costituiti da due brevi e sapide prose ciascuno, è uno sguardo curioso e pronto a percepire mutamenti, sviluppi e malesseri di una realtà che chiede di essere espressa, comunicata, resa, illuminata dalle parole e con le parole. 

Alcuni componimenti spiccano per la mescolanza particolarmente efficace di critica, ironia, lucidità, creatività o per effetti esilaranti: Candido amore (là dove le anaforiche promesse programmatiche «mi candido perché», «mi candido per» in vista delle elezioni battibeccano a colpi di modi di dire con le repliche di una voce che sembra arrivare dal pubblico come il “Bravo!” nel celebre “Panem et circenses. Nerone 1930” di Ettore Petrolini, ma che rintuzza luogo comune per luogo comune bugie e ipocrisie snocciolate nei comizi elettorali), Il bravo decente (è bravo davvero il docente che obbedisce alla burocratizzazione forzata?), Io sono Giorgio (e se la principessa non volesse essere salvata dal drago?), Mascheronica (con un Pulcinella che oltrepassa ogni oleografia e si presenta, di volta in volta, come latente, penitente, fetente, renitente), Pacifinti (ovvero dell’oceanica ipocrisia dinanzi alla pace), 

Avvertire il peso della responsabilità di rendere ciò che si percepisce e si intuisce in metafore che sgorgano copiose e vengono offerte a tutti coloro che le ascolteranno e le leggeranno e, allo stesso tempo, proseguire scientemente in un’impresa in cui immanente e trascendente si incontrano con movenze da opera buffa e con obiettivi/bersagli alti e ampi, per temi e interrogativi: questa coppia di azioni guida e nutre la creazione poetica di Stefano Taccone in Sciogliete le rime. 

Anna Maria Curci

*Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.

Stefano Taccone è nato a Napoli nel 1981. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Metodi e metodologie della ricerca archeologica e storico-artistica all’Università di Salerno. Attualmente è docente di Storia dell’arte nella Scuola secondaria di secondo grado. Ha pubblicato le monografie Hans Haacke. Il contesto politico come materiale (Plectica, 2010), La contestazione dell’arte (Phoebus Edizioni, 2013), La radicalità dell’avanguardia (Ombre Corte, 2017), La cooperazione dell’arte (Iod Edizioni, 2020), La critica istituzionale. Il nome e la cosa (Ombre Corte, 2022); le raccolte di racconti Sogniloqui (Iod Edizioni, 2018) e Morfeologie (Iod Edizioni, 2019), il romanzo Sertuccio (Iod Edizioni, 2020) e le raccolte di poesie Alienità (Edizioni Divinafollia i2019), Terrestri d’adozione (Edizioni Progetto Cultura, 2021) e Sciogliete le rime (Campanotto Editore, 2023). Ha curato i volumi Contro l’infelicità. L’Internazionale Situazionista e la sua attualità (Ombre Corte, 2014) e Religione/arte/rivoluzione, anche (Massari Editore, 2020). Collabora stabilmente con le riviste “Frequenze Poetiche”, “Segno” ed “OperaViva Magazine”.