Con il lapis* #21: Inverni di Andrea Castrovinci Zenna

Nota di Anna Maria Curci

 

Con il lapis* #21: Andrea Castrovinci Zenna, Inverni. Postfazione di Franca Alaimo, Terra d’ulivi Edizioni 2022

 

Ora che queste case non ascoltano

i passi tuoi serpeggiano

inquieti brividi d’inverno;

tace l’estate e il vento dagli spifferi

rovina sibila. Sto per partire,

ancora verso terre e dimore non mie:

e nelle case vuote e nelle stanze

più gelidi sussurri vi riecheggiano

(p. 38)

 

Il canto che Andrea Castrovinci Zenna intona nei componimenti di Inverni ha il gusto della scelta di una rigorosa gabbia metrica, così come, in molti casi, di un ulteriore obbligo da rispettare, quello della rima. Il dolore, acuto e rinnovato, si impone una disciplina nell’espressione, che giunge prevalentemente nella misura dell’endecasillabo, ma lascia spazio a settenari, a novenari, talvolta anche a quinari.

A ben guardare, e a percorrere le pagine con più attenzione, a rincorrere le manifestazioni e le assenze della madre, il suo nome, il diminutivo, le caratteristiche e le frasi nei dialoghi immaginati e in quelli ricostruiti, si comprende come la cadenza in metri esatti sia – ancor più che un tributo, un omaggio devoto – il filo saldo per riprendere la tessitura di un colloquio, sì che quelle stanze nelle quali si articola il dire poetico si allacciano, lasciando riecheggiare sussurri e “serpeggiare” passi, alle stanze oramai vuote eppure memori di quella presenza che fu vivida e sonora in un’estate che adesso tace.

Sono gli inverni che si susseguono ora, in una teoria che pare non avere fine, nonostante ritorni «un inganno quotidiano» di un «tepore lieve» (p. 40). Inverni, case, stanze, una finestra, il monte, la neve, il gelo, il crepuscolo, l’azzurro: accanto agli arcaismi, voluti quasi programmaticamente a irrobustire anch’essi quel filo di congiunzione con la presenza amata e con una tradizione che in poesia attraversa secoli e culture (solo alcuni esempi: «umidore», «giallire», «avita», s’implumbea»), questi semplici, potentissimi universali ricorrono e si ricombinano in molteplici variazioni per creare arie e motivi di una sinfonia del compianto che sa ‘stanare’ sensazioni e sentimenti di profonda partecipazione in chi ne ascolta i movimenti. Nel compianto e nella rievocazione, nella coscienza di un debito consistente di gratitudine filiale, il dolore cerca e trova, declinandola in forme accurate, convincenti, una nuova lingua materna.

 

Anna Maria Curci

 

*Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.

Andrea Castrovinci Zenna, nato a Palermo nel 1988, è docente di Italiano e Latino nei licei. Il nome di mia madre è la prima raccolta poetica (Ensemble 2018); arriva terza al Premio Pascoli, L’ora di Barga (2018) e, con l’ultimo testo, vince la terza edizione del Premio Isola Pino Fortini (inediti sono apparsi sul web attraverso riviste specializzate nel settore poetico, alcuni tradotti in lingua spagnola.2018). Inverni è la seconda raccolta, edita da Terra d’ ulivi edizioni (2022). Con l’inedito Riposi placida al cuscino stretta vince il primo premio Edizioni del Mirto – Pino Fortini 2019-2021. Testi editi e inediti, alcuni tradotti in lingua spagnola, sono apparsi sul web attraverso riviste specializzate nel settore poetico.