Con il lapis* #14 – Preghiera in gennaio di Rosaria Di Donato

Nota e scelta di testi di Anna Maria Curci

 

Con il lapis* #14

Rosaria Di Donato, Preghiera in gennaio. Prefazione di Marzia Alunni. Postfazione di Lucianna Argentino, Macabor 2021

 

*Con il lapis raccoglie brevi annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura dell’intera raccolta a partire da un componimento individuato come particolarmente significativo.

 

 

renovatio

 

al tuo sguardo interiore

volgi lo sguardo

 

profondamente

cerca la luce

 

dentro te troverai

ruscelli e laghi

 

e tutto ciò che è fuori

non esiste più.

 

(p. 53)

 

I versi snelli, agili e abili nel rendere il concatenarsi del pensiero, invocazione e, insieme, evocazione del logos, rendono luminosa la raccolta di Rosaria Di Donato, Preghiera in gennaio, e se ne fanno tratto distintivo.

È un percorso, quello che ha portato questo gruppo di testi alla pubblicazione nel 2021, per la casa editrice Macabor, con la prefazione di Marzia Alunni e la postfazione di Lucianna Argentino, che affonda le sue radici già nelle prime raccolte (da Immagini del 1991 a Lustrante d’acqua del 2008, senza tralasciare, tuttavia, i consistenti contributi alle antologie Nuovi Salmi, 2012, Un sandalo per Rut, 2014, I poeti e la crisi, 2015) di Rosaria Di Donato e, soprattutto, in un itinerario che si dipana in un arco temporale ampio e che vede affiancate testimonianze di fede, vita vissuta, meditazioni sulla Parola.

Come scrive l’autrice, che dedica Preghiera in gennaio a Fabrizio De Andrè (che della canzone “Preghiera in gennaio” fu autore e interprete) e a Maria Grazia Lenisa, «dalla nuda umanità nascono il canto e la sete di Dio.

Se dunque il gesto che ha portato alla redazione di questi testi ha inizi che si estendono indietro nel tempo, se il canto, dunque, è da lungi intonato e se la sete di Dio e la ricerca del suo volto sono compagne di cammino della nuda umanità, c’è un desiderio nuovo che va facendosi strada accanto all’anelito universale. Esso viene espresso in versi riportati in corsivo in apertura, a pagina 15, e che precedono i testi della raccolta: «prima che sia notte/ ancora vorrei qualcosa/ qualcosa di mio/ qualcosa che irrompa/ nel tempo mostrando/ un seme nuovo/ un germoglio/ e non disamore».

Un seme nuovo, dunque, un germoglio che manifesti e nutra la renovatio, rinascita e rinnovamento dello sguardo interiore verso la vera luce, oltre l’egocentrismo, oltre il disamore.

Una preghiera, quella di Rosaria Di Donato, che si fa anche testimone di un percorso di conoscenza, rendimento di grazie, cammino di riconoscimento della grazia, la grazia che è preparata per ciascuno, perché ciascuno riconosca la propria, riconoscimento della precarietà e della «nudità» umana, esortazione al discernimento e apertura a quella che Edith Stein in  Vie della conoscenza di Dio definì come sancta discretio: «Essa discerne allo stesso modo in cui l’occhio alla chiara luce diurna vede davanti a sé, senza fatica, i contorni netti delle cose. Il penetrare nei particolari non fa perdere la visione dell’insieme. Quanto più alto sale il viandante, tanto più si estende la visuale, finché dalla cima tutto il panorama appare senza ostacoli».

Animata una profonda spiritualità eppure attenta alla quotidianità, frutto di un incontro costante e rinnovato tra vita contemplativa e vita attiva – come significativamente espresso dalla “piccola narrazione” su San Bernardo onde stette dalla mattina a nona come rapito – la poesia di Rosaria Di Donato non può essere definita semplicemente “confessionale”, ma, proprio in virtù di quella apertura al discernimento di cui si fa testimone, tocca corde universali e si rivolge a tutta l’umanità, oltre le diversità di fede, oltre le distinzioni tra credenti e non credenti.

La breve e illuminante prosa posta a conclusione del volume – Torno all’amore dei poeti perché imperituro, eterno, simile a quello divino. Solo che l’amore di Dio è misericordioso, mentre quello dei poeti è «impietoso»: vero e nudo come il primo uomo nel giardino dell’Eden, l’io lirico si muove tra scabrosità e armonia trovando un ritmo nel caos – ribadisce e ricorda che la poesia di Rosaria Di Donato si muove tra il riconoscimento della precarietà, del continuo oscillare tra innocenza e colpevolezza del genere umano, e ‘l’apertura di credito’ all’amore degli umani, in tutte le sue forme, passione, amicizia, cura, sollecitudine sulla Terra e per la Terra. L’amore degli umani è infinitamente più piccolo, delimitato e parziale rispetto all’amore divino, immenso ed eterno. Eppure, in una ideale possibilità di incontro, l’amore dei poeti si pone come punto di congiunzione, dinamico, temerario e instancabile tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande.

 

Anna Maria Curci