Antonio Carlo Ponti ci ha lasciato

di Ombretta Ciurnelli

 

Addolorati per la sua morte, avvenuta a Perugia il 5 ottobre 2023, vogliamo ricordare il poeta, critico d’arte, scrittore e giornalista Antonio Carlo Ponti. Balza alla memoria il suo entusiasmo contagioso e sempre vivo per la scrittura e per l’arte. Sarebbe impossibile, riportare  in una breve memoria le moltissime attività culturali di cui è stato animatore e protagonista. 

Classe 1936, ha vissuto una vita di libri: i tantissimi che aveva letto a costruire un ricco, variegato e raffinato bagaglio culturale che traspariva sempre nei suoi discorsi o nella sua scrittura e poi i numerosi libri che ha scritto, quelli curati o presentati, i cataloghi di mostre, cui si aggiungono le note critiche, gli elzeviri o le spigolature apparsi sulla stampa (schegge o nuvole sono stati i titoli della rubrica in cui on line pubblicava le sue ultime note) o i libri che hanno accompagnato l’intensa attività di organizzatore di eventi e di animatore culturale, a partire dagli anni ’50-’60 sino all’ultimo giorno della sua vita.

Era nato a Roma, ma la sua heimat, la patria del cuore, è stata Bevagna che lo scorso anno gli aveva conferito la cittadinanza onoraria. Pochi mesi fa è stata la città di Perugia, a consegnargli il baiocco d’oro, un riconoscimento che premia quei cittadini che si sono segnalati in ambito culturale.

In questa nota ci piace ricordarlo soprattutto come poeta, anche per l’amicizia e la stima che lo legava ad Achille Serrao. Era poeta in lingua e in dialetto e, forse, non tutti sanno che era un suo vanto quello di essere entrato come autore nella Storia della Letteratura Italiana grazie alla poesia in dialetto. Nel 1991 fu inserito nell’antologia curata da Cesare Vivaldi e Giacinto Spagnoletti (Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi, 2 voll., Garzanti Milano) e Vivaldi così scrive di lui: «la nuova poesia in dialetto d’Umbria, grazie a Ponti e a pochissimi altri, ha ben colmato il divario che la separava dal meglio di quanto si produce in altre regioni d’Italia».

Lo vogliamo salutare con due poesie, la prima in dialetto bevanate è una poesia d’amore, la seconda, in lingua, è un lampo metapoetico. Entrambi i testi sono tratti da Indizi terrestri e celesti. Poesie 1955-2005 (Perugia, Guerra Edizioni 2005).

Quanno che arserena

Quanno che arserena

e ’l célo pare de bommace

e la lúcciora se fiara

su ’l pinzo de ’na ruga,

abbraccicato a tté

me te birrío a jummèlle,

amore

abricòccolo

panicòcolo palomma

sperella pettoroscio

Quando rischiara / e il cielo sembra di bambagia / e la lucciola si avventa sulla schiena di un bruco, / abbracciato a te / a grandi sorsi ti berrei, / amore / albicocca / cialda colomba / solina pettirosso

 

Metafore squillanti

acerbe ridondanze

connotazioni ambigue

caos e simmetria

La forma consumata

E sia poesia