POETI PER ISCHITELLA – 26 – Giovanni Nadiani

GIOVANNI NADIANI

 

VERSO IL PAESE DEI LUMI

 

Un quarto di secolo dopo, il comfort messo a disposizione dei passeggeri sulla linea Milano-Lecce dalla sempre più anonima società ferroviaria, rinomata in tutt’Europa per la proverbiale sporcizia delle carrozze perennemente in ritardo, era praticamente lo stesso: Giona ormai era disidratato nello scompartimento riservato dell’ICplus a condizionamento obbligatorio fuori uso e vetri bloccati. La stazione di Termoli, dove aveva appuntamento con due scrittori romani per un ultimo strappo in macchina verso l’entroterra garganico, si stava trasformando in un miraggio. I pochi capelli fradici, incollati al fazzolettino verde e blu del sedile, Giona era in trance: nel baluginare del calore che si alzava sulle onde alla sua sinistra si rivedeva percorrere quel tragitto alla volta della caserma“Nacci” di Lecce, e di lì risalire nottetempo alla volta della Romagna nelle rarissime licenze concessegli dai superiori. Risentì il tuffo al cuore: appisolato nella sala d’attesa della stazione di Bologna il 2 agosto del 1980 fino a un’ora prima dello scoppio della bomba: 88 morti… e lui l’aveva scampata per un pelo, dopo essersi addormentato a pochi chilometri dalla stazione di destinazione, l’ultima prima di Bologna Centrale… da allora era la prima volta che “scendeva” in Puglia, così lunga quella terra: da Foggia a Lecce a binario unico sembrava che quella terra non finisse più… chissà, forse adesso ci si arrivava in Eurostar in un baleno e magari i binari erano quattro… ma lui sperava solo di arrivare

il prima possibile, con un ritardo accettabile, a Termoli… il mare scorreva bollente nella sua testa… sì, un tuffo, solo un tuffo e poi sarebbe risalito…

La Seicento procedeva pigramente nella vastità garganicadi un orizzonte cangiante a ogni sguardo. Le gambe dolenti per la posizione rannicchiata, Giona, tra una narrazione e l’altra dei due colleghi scrittori, uno originario di quelle terre nonché editore del libretto coi suoi versi premiati al premio “Pietro Giannone” di Ischitella, durò fatica a capire da dove provenisse quel senso di libertà che lo pervadeva: la realtà immediatamente circostante lo stringeva da ogni lato nel piccolo abitacolo invaso da bagagli e da libri… libri, libri, libri… gli invadevano la casa da ogni parte, erano parte della sua

storia… il senso di libertà era dato dall’immensità dello spazio non segmentato, seghettato, sminuzzato, parcellizzato, frantumato, polverizzato dalle miriadi di parallelepipedi da infinita periferia industriale da cui proveniva, a nome Pianura Padana… a tratti gli sembrava di stare attraversando la Mesa Grande spagnola addolcita dal colore del cielo e dalla coscienza di un termine, di un approdo: lo spazio aperto marino. E gradualmente, nel sapore dell’aria sventolata dal finestrino, una parvenza di mare avanzava… no, anche stavolta era stato ingannato dall’orizzonte baluginante: dopo quello di Lesina, ecco ora stagliarsi il Lago di Varano e avanti, avanti ancora su quell’infinito rettifilo rasente il Parco Nazionale… la stanchezza lo soverchiava e per un attimo appoggiò il capo alla valigia e si appisolò…

Il dondolio del mezzo era terminato sotto gli ulivi disseminati nel parcheggio del Residence: Giona aprì gli occhi intontito: i due scrittori si stavano asciugando coi fazzoletti il sudore dal collo e dalla fronte assaporando la leggera brezza ondeggiante tra i bungalow: non erano ancora arrivati, si trattava di prendere possesso del letto oltre le tapparelle rinfrescanti per poi salire alla cittadina vera e propria. Mentre la Seicento affrontava le curve in salita, attraverso il finestrino abbassato Giona vedeva venirgli incontro il biancore rosato di tramonto di un’intera “fortezza” piantata su un monte. Che cosa si nascondeva dietro quel bianco di case e palazzi aggrumati a macchia mediterranea antropomorfa?

La Seicento terminò blandamente la sua corsa nella piazza principale.

Aperta la casa allo scrittore-pilota per una doccia, lo scrittore originario di quelle terre invitò Giona a farsi guidare attraverso vicoli strettissimi animati dalle storie e dai racconti che filtravano dalle donne sedute davanti alle porte e dai muri per dissolversi nel loro abbacinante riflesso bianco trasportati chissà dove nei sotterranei carsici da grossi tralci e dal verde imponente di viti centenarie…

Quindi fu la volta di farsi trascinare dal flusso della “vasca”, lo struscio in lingua padana, per rendere omaggio da un capo all’altro della piazza ai due monumenti eretti in onore del giureconsulto illuminato Pietro Giannone, tornato dall’esilio europeo portando in pegno il lume della ragione sotto forma di fragili versi in lingue bastarde, bastonate eppure ancora abbarbicate a una sfregiata contemporaneità nella volontà di testimoniare a partire da quelle lontane terre ancora un lume di umanità.

(Settembre 2004)

 

Giovanni Nadiani, nato a Cassanigo di Cotignola nel 1954 (e morto a Reda di Faenza nel 2016), è stato poeta, traduttore e germanista. Dal 2001 ha svolto attività di ricerca e di insegnamento nella sede di Forlì della Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori dell’Università di Bologna.

Ha pubblicato alcune monografie e diversi saggi su questioni di teoria e pratica della traduzione letteraria e multimediale, su lingue e generi testuali minoritari. In qualità di traduttore ha curato, tra l’altro, le opere di numerosi poeti e narratori tedeschi, neerlandesi e di varie aree linguistiche minoritarie.Ha diretto il quadrimestrale letterario «Tratti» e la rivista online di studi sulla traduzione «InTRAlinea». Le sue principali raccolte poetiche sono e’ sech (Mobydick, Faenza 1989), TIR (Mobydick, Faenza1994), Feriae (Marsilio,Venezia 1999), Beyond the Romagna Sky (Mobydick, Faenza 2000), Sens (Pazzini, Rimini 2000), Eternit® (Cofine, Roma 2004, Premio Ischitella 2004), Ram: versi dalla Romagna-Italia: 1996-2005 (Birandola, Faenza 2005), Guardrail (Pequod, Ancona 2010), Il brusio delle cose. Sintagmi feriali in lingua bastarda (Mobydick, Faenza 2014).

Nel 2004 con la raccolta Eternit®, è stato il vincitore della prima edizione del Premio Ischitella-Pietro Giannone

 

IL PDF di Eternit (Silloge vincitrice della prima edizione del Premio Ischitella-Pietro Giannone – 2004 – Ed. Cofine, Roma) di Giovanni Nadiani

https:////www.poetidelparco.it/pdf/Nadiani.pdf

 

Alcuni video di Giovanni Nadiani

https:////lnx.gionni.net/wordpress/?page_id=138

 

 

da 43 Poeti per ischitella, a cura di Vincenzo Luciani, Introduzione  di Rino Caputo, pp. 72, illustrazioni, euro 15,00

 

Info sul libro:

https://poetidelparco.it/43-poeti-per-ischitella/?fbclid=IwAR3vPdx1DEscy7pGwKURPmOtxFUm4LtoHWeZUOT2tiYmM0eX5T0JqTDbi8M