Poesie per un anno 57 – Alfonso Gatto

di Francesco Paolo Memmo

 

L’8 marzo 1976 scomparve in un incidente automobilistico Alfonso Gatto (era nato nel 1909).

Non fece in tempo a vedere stampata la sua ultima raccolta di versi, «Desinenze», uscita l’anno dopo presso Mondadori.

Le parole in quarta di copertina sono di Vasco Pratolini, e possono ben riassumere il senso dell’intera esperienza poetica di Gatto:

«Dei lirici italiani di questi tre quarti di secolo, nessuno forse dopo Campana, nasce e muore poeta come Gatto. E poeta all’antica e romantica maniera di esserlo, vocato, lui altrimenti alunno della ragione, che non da un lembo del pastrano di Di Giacomo ma dai bastioni dell’Europa aveva staccato i primi passi per incontrarsi con Leopardi e Valéry, con Rimbaud e con Pascoli, i maestri cui sapeva di dovere un tributo. Una vita, la vita di Gatto ora ci se n’accorge, messi da parte l’amore e il disamore con cui ne abbiamo a lungo spartito gli eventi, che trascina frantuma ricompone e depura nel verso la propria vicenda quotidiana altera e dolente, fitta di gorghi esistenziali e di estuari. Tutto quello che un tempo si volle espresso per enigmi, altro non era che la indecifrabilità coatta perché supremamente libertaria d’un trobadore del Novecento. La sua poesia, impervia com’egli la definisce, se ascoltata nella sua verità interiore, se corretta del suo teatro, della sua partitura musicale fin troppo applaudita, sollecita alla disubbidienza prima ancora che alla devozione. Nessun “ermetico” ci appare più chiaro e meno assente di lui. Chi, lontano dalla pietrosa tenace attiva negazione di Montale, pone al centro di tante composizioni, in ogni sezione della sua opera, una più alta passione civile? Così la sua logica meridionale che tinge d’azzurro le Alpi del suo Paese; l’eterna “distrazione” in cui si fissa; l’elegia del borgo marino, della madre; il culto vitale dei morti, delle memorie; e il suo petrarchismo colmo di sensualità dietro lo schermo delle sembianze che riflettono le donne amate – la cronaca infine dei nostri anni allegri di povertà, tragici di genocidi, e di speranze e di utopie incarnate nella fisicità della natura, nella fatica dei sentimenti».

A lungo attesa, l’edizione di «Tutte le poesie» curata da Silvio Ramat è uscita presso Mondadori nel 2005 (del 2017 è una nuova edizione ampliata).