L’inquilina dei piani alti di Laura Pezzola

Nota critica e scelta di poesie a cura di Anna Maria Curci

Come ho avuto modo di apprezzare leggendo, qualche anno fa, la raccolta La manutenzione dell’anima, i testi di Laura Pezzola dimostrano che la solidità del dettato poetico non deve essere necessariamente legata a toni roboanti. Un volume intenzionalmente tenuto basso si unisce anche nella sua più recente raccolta, L’inquilina dei piani alti, a robustezza di impianto e ad ampiezza di gesti con i quali l’io lirico, “l’inquilina dei piani alti”, appunto, si china, si tende, sosta e poi riprende il percorso, ma sempre, sempre, coglie – nella forma più riuscita con il verso breve – manifestazioni di varia natura e di varie nature. La pluralità delle sezioni (sette in tutto, nell’ordine: L’inquilina dei piani alti, Mondo bello, I viaggi pretendono partenze, Il tempo non cambia, Manuale del ricordare, Se le stelle muoiono, Così sia) testimonia di un lungo tempo di ascolto e di lettura, che hanno preceduto la scrittura, la accompagnano e la nutrono; testimonia, inoltre, di un’attenzione a quei poeti, come Michael Krüger in Poco prima del temporale (del quale viene proposto in esergo alla poesia Viaggi un passaggio da Discorso del viaggiatore nella traduzione di Anna Maria Carpi) che sanno catturare e fondere istantanea dalla natura e condizione esistenziale.

La poesia di Laura Pezzola sa trovare il raro equilibrio tra semplicità dell’enunciato e densità del significato. Sapiente questa poesia, ricca com’è di richiami espliciti e impliciti alle letture più disparate. Un esempio per tutti: Di cosa parliamo quando parliamo d’amore esplicita nel titolo il tributo a Raymond Carver, ma contiene, allo stesso tempo,  l’eco chiara di Lui e io da Le piccole virtù di Natalia Ginzburg.

Se magistrale è la resa di “nugoli e lantane”, vale a dire la condensazione in immagini-accoppiate di parole dalla presa fulminea e fulminante, come avviene per “il Sud” (in riferimento ai modelli, segnatamente per la Puglia catturata sia da tanti testi di Vittorio Bodini, sia da In Puglia di Ingeborg Bachmann), non meno efficace è lo snodarsi di una musica tutta originale e composta con tecnica sicura, sintassi impeccabile e una ‘ronde’ costruita sul concorrere ben progettato di figure retoriche.

Laura Pezzola, L’inquilina dei piani alti. Poesie. Con prefazione di Plinio Perilli, Edizioni Progertto Cultura, 2017

 

© Anna Maria Curci

 

***

NEL MIO SCHERMO  

Dunque, si trovò l’oro della radice d’olivo

stillato sulle foglie del suo cuore…

(L’autopsia – Odisseas Elitis)

Forse un giorno

guardando nel mio schermo

sarò sorpresa di trovare linfa

a scorrere le arterie dilatate

a diramarsi in fiori di ogni specie

che imbrigliano le orecchie e le narici

si fiuteranno tracce di violette

che spunteranno a ciuffi tra i capelli

e visciole vermiglie  a maturare

sui fili stesi delle sopracciglia

e mani lanceolate come foglie

e piedi rivestiti di trifoglio

a contenere  impronte fortunose.

Pensavo vi attecchissero alfabeti

sorgenti di rime cristalline

parole su prati di metafore

a respirare il vento degli alveoli

e nei pressi del cuore sbalordire

con storie millenarie di brughiera

e cavalieri di reami antichi

ad infilzare streghe di refusi.

Se provo adesso

a scorrere la penna

ne scaturisce

un  grumo filiforme

un bocciolo di rosa

senza spine

un filo d’erba

un seme.

 

*

ATTO PRIMO

Le scene che non ho calcato

– la scena madre e le scene mute –

sono le scale di tutte le cadute

i sacchi di segatura

agli angoli delle giornate.

I pugni che non  ho sferrato

sono le mani in tasca

di tutti i rimpianti.

Le poesie interrotte pungono

tristezza  e nel petto

ho la stessa bambina sconsolata

di quando ero piccola.

 

*

RITRATTO

– Ci sono donne gonfie d’amore

sono spade e forcelle e assi

nella manica. –

(Mariangela Gualtieri)

Raccontavi lo sventolio dei panni

nel lavatoio pubblico di quando

vivevi un angolo di mondo

occupata ad impastare pane

sulle schegge di legno

a raccogliere erbe nei campi

tra i muretti a secco e i rovi.

Eri il poco che potevi essere

l’orto coltivato tra la strada e il ponte

i secchi colmi per abbeverare le piante

gli occhi appannati ricamando corredi.

Cucinavi pranzi.

Eri la roccia increspata dal muschio

la credenza delle provviste

l’ultimo sacchetto di lavanda

in fondo al cassetto

e quando non avevi più niente

eri la carta del baro

nella manica larga.

 

*

SE MI AMI

Se mi ami – se mi ami

non voltarti

lo spigolo del cuore

urta il mio petto

cammino inciampando

sul pietrisco

con il respiro più corto

ad ogni passo

se mi ami – se mi ami

non voltarti

stringo i pugni conficco

le unghie nel palmo

e quando intravedo

un albore di luce

sulla sponda del tunnel

sorrido ai fiori tremolanti

– ma è solo un attimo –

risucchiata dal vento

divento trasparenza

grumo di nebbia

pulviscolo di buio.

 

*

SOTTO UN ALTRO CIELO

Se il cielo si fosse rovesciato

precipitando Andromeda e le Pleiadi

se avessero brillato protostelle

se l’equazione della luce

avesse annegato il Dragone

nella pozza nerissima del mare

Elena non avrebbe respirato sabbia

non  sarebbe rimasta impigliata

nell’ultima sera dell’anno

nelle calze spaiate

nelle scarpe scalzate

dalle onde

I testimoni dissero

che Ettore dormì fino all’alba

con le mani sporche sul petto

dissero come il suo respiro

assordasse la notte

e come nella stanza accanto

il letto restasse disfatto.

 

*

DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO D’AMORE*

Tu cacciavite

io tirante

tu scintilla

io motore in panne

tu stetoscopio

io orecchio

tu battito

io soffio

tu capitolo breve

io fumetto

tu stesura

io capoverso

tu bustina di caffè

io zucchero

tu tarocco

io succo

tu castagna in fuga

io riccio

tu catena

io lucchetto

tu recidi rami secchi

io concimo piante grasse

tu parli senza pensare

io penso senza parlare

tu azione

io love-story

tu fumo

io arrosto

tu t-shirt

io cappotto

tu mattina presto

scarpinata in montagna

e rifugio

io pomeriggio

fogli di carta e siesta

tu sole di mezzogiorno

io crepuscolo

tu tiramisù

io brioche

tu la fretta di partire

io la calma del tragitto

tu albero di ulivo

io mirto

tu strada asfaltata

io viottolo

tu Alan Ford

io Mafalda

tu corsa

io marcia.

Ma insieme siamo la casa

dove si sgomitola il viaggio

dipaniamo la stessa treccia

tu bagaglio pesante

io bisaccia.

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* cit. da Raymond Carver

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Laura Pezzola è nata a Fiano Romano e vive e lavora a Roma. Ha pubblicato i libri Uccelli di carta, Seledizioni, del 1981, La manutenzione dell’anima, Edizioni Progetto Cultura, del 2013, Il primo verso, Edizioni Progetto Cultura, 2014.

 pubblicato 3 novembre 2017