Con il lapis* #30: Luoghi sospesi di Annamaria Ferramosca

 

Con il lapis* #30: Annamaria Ferramosca, Luoghi sospesi. Nota di Elio Grasso, puntoacapo 2023

 

terra mia terra circolare

vecchia ruota obbediente all’innesco primordiale

magnifica sfera votata all’attrazione

tu che sopporti dell’umano ogni gravità

e reggi anche il mio peso

tu che paziente a ogni giro mi ripeti

l’infinito accoglie te come

il tutto e insieme il nulla

dunque non farti inutili domande

 

ti dico grazie per questa compassione

ma ammetto        sono inadeguata

non afferro        non afferro il senso

(p. 37)

 

Tra i Luoghi sospesi di Annamaria Ferramosca il pianeta sul quale viviamo, e che sopporta «dell’umano ogni gravità» occupa indubbiamente uno spazio di primo piano, giacché la Terra include i ‘luoghi dell’anima’ e quelli della biografia dell’io lirico, i luoghi interiori, dei dialoghi con gli altri umani, del mondo degli affetti più cari (la poesia al figlio, a p. 94, ne è un esempio) e i luoghi che sono radice (Tricase, Marina Serra) e teatro dell’esistenza.

Allo stesso tempo, è dalla terra che, con un respiro che rivela l’attenta frequentazione, l’ascolto ‘devoto’ da parte di Ferramosca del De rerum natura di Lucrezio, si propaga la compassione che conforta e rende riconoscenti (in questa poesia, al verso 10), è dalla terra che «scorre largo l’amore» (p. 95).

Sono sospesi, i luoghi che si palesano in ciascuna delle cinque sezioni che compongono il libro (Di là dal vetro, Si fa teatro, Fuori dalla finestra, Un nulla d’amore, Sarà come vincere) con molteplici accezioni dell’aggettivo “sospeso” unito al verbo “essere”. Essi, infatti, fluttuano, danzano (un movimento di danza, tra ritmi frenetici di coribanti e la quieta armonia di una ronde universale, è cifra della poesia di Annamaria Ferramosca, la quale sembra cogliere i suggerimenti della Euritmia di Rudolf Steiner e oltrepassare la danza in una visione che dona la sua impronta a ogni individuo, a ogni cosa, a ogni relazione, e che fonde linguaggio e movimento) e, soprattutto, sono in incessante ricerca, mai sazia e fecondamente irrequieta, della parola, delle parole che imprimano vita e carattere.

È una ricerca che permane, nonostante la consapevolezza circa strumenti inadeguati ed esiti effimeri. Ma è nel riconoscere e apprendere, ogni volta da capo, «il duro limite della parola» (p. 45) che chi scrive viene lambito dal «grande mare euritmico» (p. 45). Ecco che la poesia aggiunge all’interrogazione, moto perpetuo, l’invito, insieme soave e deciso, a esplorare quel mare.

 

Anna Maria Curci

 

*Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.