Con il lapis* #27: Lucianna Argentino, La vita in dissolvenza. Prefazione di Sonia Caporossi, Samuele Editore 2022
Zitta Aurora zitta, ascolta la vita in dissolvenza,
il passo rosato del giorno. Guarda come collabora
l’inclinatura geometrica dello sguardo
con quello che sulla terra sfida la gravità
e va verso l’alto, perché in tutti si salva un luogo
dove non arrivano le onde asciutte del tempo
e dei nostri passi in esso risuona il canto.
(p. 74)
I versi tratti dal quarto e ultimo dei poemetti-monologhi raccolti da Lucianna Argentino nel volume La vita in dissolvenza sono una efficace introduzione allo stile di quest’opera poetica di «profondità concettuale» e di «compostezza drammatica» (Sonia Caporossi nell’ampia Prefazione).
Composti tra il 2008 e il 2010, i testi restituiscono a chi legge le vicende drammatiche di cinque figure femminili. Sono testimonianza vivida, palpitante, di vicende realmente avvenute e, allo stesso tempo, partitura che estende le singole voci, donando loro slancio ascendente per un verso e profondità fino all’immersione nell’abisso del sentire e del patire per l’altro.
I quattro poemetti-monologhi recano i titoli Madre, Gestazione dell’addio, 1941, Aurora/Sara e danno corpo e parola poetica alle storie di Rita Fedrizzi, che scopre di essere incinta e, contemporaneamente, di avere un grave melanoma, di Valentina Cavalli e dello strazio dei sei anni successivi alla violenza carnale subita, di Virginia Woolf e Marina Cvetaeva, entrambe suicide nello stesso anno, il 1941, di Aurora/Sara, una bambina compagna di scuola alle elementari della figlia di Lucianna Argentino.
Lo slancio e la profondità permettono allo strazio di uscire, per il tramite della parola poetica, dalla prigione della sofferenza individuale e di farsi «strumento per un nuovo canto» (Gestazione dell’addio).
Accenti e richiami letterari (la poesia di tutti i tempi, dall’epica e dalla lirica greca, passando per la Commedia dantesca, fino a tutto il Novecento) e biblici (in particolare in Madre) si inseriscono armoniosamente in un dettato lirico copioso, che abbraccia la natura come, di volta in volta, testimone, compagna, guida, consolatrice, e che si rivolge alla storia come dimora del bene e del male, là dove quest’ultimo si manifesta, per dirla con le parole e il pensiero di Simone Weil citata da Argentino in un significativo esergo a Madre, anche senza il consenso del singolo individuo, mentre il bene è sempre frutto di una scelta, di un sì nella luminosa e piena gratuità.
La pubblicazione ha il pregio di riproporre e di esaltare, attraverso le voci recitanti (Duska Bisconti per Madre, Consuelo Ciatti per Gestazione dell’addio, Daniela Rosci e Lucianna Argentino per 1941, Elisa Torri per Aurora/Sara), che si possono ascoltare inquadrando il codice QR, la forza espressiva di ogni testo, di ogni verso, così come l’impatto drammatico che la parola poetica acuisce, portandolo a compimento nelle vesti del monologo teatrale.
Anna Maria Curci
*Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.