Con il lapis* #23: Giuseppe Martella, Porto franco. Postfazione di Rosa Pierno, Arcipelago itaca 2022
svanisce e si dà pace finalmente
si piega come il gambo sulla terra
– è passato un giorno, soltanto un giorno
è passato –
la terra tace, assorbe, riconduce
tutta l’acqua di luce alla sorgente
la terra riproduce fiori e frutti
e tutti quanti ritorniamo alla terra,
tutti ritorniamo dalla terra alla luce.
(p. 12)
Il prefisso «ri-» conferisce cadenza e disegna le direttrici di un componimento di dieci versi, ritmato, a eccezione dei versi 5 e 10, in endecasillabi; esso ricorre, infatti, in tre voci verbali, la terza delle quali è ripetuta: «riconduce» (v. 6), «riproduce» (v. 8), «ritorniamo» (vv. 9 e 10).
L’elemento umano, che appare nel primo verso solo come «figura», parvenza più che presenza, carica di un passato che si intuisce doloroso e della quale, al v. 2, si dice che «svanisce e si dà pace finalmente», per poi riapparire, assieme a una folta schiera indicata con il pronome indefinito «tutti», alla prima persona plurale («ritorniamo») come collettivo, è fruttuosamente inondato, felicemente attraversato e nutrito dagli elementi acqua e terra.
La luce, che tutto illumina, tutto abbraccia, tutto ridesta, tanto da essere inscindibile dall’avverbio di luogo «ovunque» («nell’ovunque luce», v. 1), ristora, riconforta e orchestra la rinascita, rimettendo in moto la forza creatrice, proprio a partire da acqua e terra. La riproduzione di fiori e frutti, il rifiorire della natura, si manifesta come riemersione dopo il silenzio, dopo il fecondo assorbimento («la terra tace, assorbe, riconduce», v. 6), sia come ritorno, come nostos, come rientro alla terra da cui si è partiti e da cui sempre si parte, come riapprodo in un porto sicuro nel quale risplende la luce della gratuità, in un «porto franco».
In Porto franco di Giuseppe Martella si approda, ci si imbeve di luce e si trova riparo «nell’unico canto» schermato dal sole. L’equilibrio compiuto tra stupore («Che fare?/ Prendere la meraviglia della cosa/ -scartare il resto -», p. 23) e struggimento («E ci rincorrevamo per le stanze/ a tutte le ore,/ la mano nella mano», amore», p. 45), tra levità e malinconia, trova in una parola ripetuta, che è motivo conduttore e principio fondante della raccolta, il suo segno: «misura», cadenza di un canto che sceglie di stare in «un canto», un cantuccio che non è allontanamento superbo o rifugio misantropo, ma scelta di un dire che accosta alla sapienza la fascinazione del ritmo, con varietà di metri e rime interne e finali.
L’unità delle due sezioni – Gran Canaria e L’ora bruna del presentimento – è il risultato di un lavoro preciso, certamente efficace, sulla parola, che è illuminata e pervasa dall’intima verità del sentire e dalla rigorosa onestà nel comunicare, come in una rete di vasi sanguigni, come, ancora, in una tessitura opera di mani allacciate «insieme», nell’ubriacatura della «ovunque luce», così come nella «ora bruna del presentimento».
Anna Maria Curci
* Con il lapis raccoglie annotazioni a margine su volumi di versi e invita alla lettura della raccolta a partire da un testo individuato come particolarmente significativo.
Giuseppe Martella è nato a Messina e risiede a Pianoro (BO). Ha insegnato letteratura e cultura dei paesi anglofoni nelle Università di Messina, Bologna e Urbino. I suoi studi riguardano in particolare il dramma shakespeariano, il modernismo inglese, la teoria dei generi letterari, il nesso fra storia e fiction, l’ermeneutica letteraria e filosofica, i rapporti tra scienza e letteratura, e tra letteratura e nuovi media. Dopo essersi ritirato dall’insegnamento, da alcuni anni si interessa anche di poesia italiana contemporanea, collaborando con saggi e recensioni a diverse riviste cartacee e online (“Anterem”, “La Clessidra”, “Poesia Blog Rainews”, “Poetarum Silva”, “Nazione Indiana”, “Versante Ripido”, “Carteggi Letterari”). Una sua poesia inedita, Kenosis, è risultata finalista al premio “Lorenzo Montano” 2020. Altri inediti sono già apparsi su “Il giardino dei poeti”, “Versante Ripido” e la sezione Instagram di “Poesia Blog Rainews”. Porto franco è la sua opera prima in versi. Fra le sue altre pubblicazioni a stampa: Ulisse: parallelo biblico e modernità (CLUEB 1997); Margini dell’interpretazione (CLUEB 2006); G. Martella, E. Ilardi, Hi-story. The rewriting of History in Contemporary Fiction (Liguori 2009, in duplice versione, inglese e italiana); Ciberermeneutica: fra parole e numeri (Liguori 2013); Tecnoscienza e cibercultura (Aracne 2014).