Nel settembre del 2023, ha visto la luce Biastéme sermonetane e dei Monti Lepini di Dante Ceccarini (Avanguardia 21 edizioni), una ragguardevole raccolta di oltre 700 maledizioni, imprecazioni e insulti in dialetto sermonetano, con una postfazione di Antonio Saccoccio e illustrata con foto d’epoca di personaggi cari all’autore, che ben si accompagnano con il tema del libro e che hanno contrassegnato con la loro vicenda, aspetti umili di una storia importante seppur locale.
Una storia fatta di parole ma anche di parolacce di cui ci siamo nutriti in passato e che, a buon bisogno, sfoderiamo, in occasioni opportune, a tutt’oggi nei paesi e nelle città nelle diverse lingue di cui è ricco il nostro Paese.
È ancora vivo in me un bellissimo pomeriggio al quale hanno preso parte molti amici, appassionati di poesia e di dialetto, domenica 1 ottobre 2017 presso la chiesa di San Michele Arcangelo a Sermoneta (LT) in occasione della presentazione del libro di poesie in dialetto sermonetano di Dante Ceccarini La forma della malingonìa. E nella sua cittadini ho avuto modo di scambiare informazioni sui dialetti italiani, una passione che entrambi ci anima.
L’attaccamento al suo dialetto e a quelli dei Monti Lepini in tutti questi anni si è speso nella ricerca laboriosa e gaudiosa di proverbi, detti, modi di dire, filastrocche, ninne nanne, maledizioni, imprecazioni, insulti, di cui ci ha fatto e di nuovo ci fa dono attraverso i suoi libri che li raccolgono. Prima che sia troppo tardi. Sì, perché la memoria delle parole dei nostri dialetti è un bene immateriale, ma anche deperibile se non provvediamo, nei nostri ambiti, a conservarla e se possibile tesaurizzarla.
Quest’ultimo sforzo di Ceccarini (una ricerca di circa 15 anni) è encomiabile, perché le espressioni da lui raccolte e commentate in modo appropriato, fanno parte di quella lingua del cuore e, aggiungerei, delle viscere, dalle quali le biastéme eruttavano e, tuttora lo fanno, nelle occasioni opportune, perché – tiene a sottolineare l’autore – “erano e sono ancora oggi le ‘creazioni’ più gustose, più fantasiose, più immaginifiche”
Precisa ancora Dante: “biastème, anche se letteralmente significano bestemmie, tali non sono sono invece “maledizioni, minacce, anatemi, insulti (più o meno sanguinosi)” che venivano, lanciate, scagliate buttate come proiettili o frecce: infatti si diceva (e si dice) ‘buttà ’na biastéma’, cioè lanciare una maledizione”.
Come l’autore, ho l’età per ricordare ancora vivamente quelle che lui definisce le “scapigliature” cioè le furiose litigate in cui le donne ischitellane si “sciuppavano (strappavano) i capidde”, per far rispettare l’ordine di precedenza nell’attingere l’acqua contingentata dalla fontanina. Scene per me esilaranti alle quali ho assistito gustandomi dall’alto del mio balcone attiguo i litigi delle donne, condite di quelle biastéme che Ceccarini definisce una “lunga e creativa litania di insulti e maledizioni” realistiche (vista la pragmaticità e i vari termini usati) e surreale al tempo stesso (vista l’enormità e l’iperbolicità di certe maledizioni”.
Tra le numerose scelte su come ordinare la copiosa messe di biastéme l’autore ha preferito ordinarle in questi sottogruppi: 1) Biastéme mediche; 2) Biastéme che riguardano le persone in genere; 3) Biastéme contadine e meteorologiche; 4) Biastéme politiche; 5) Biastéme religiose; 6) Biastéme maliziose; 7) Biastéme familiari; 8) Biastéme letali o quasi; 9) Biastéme varie (miscellanea); 10) Biastéme benevole; 11) Insulti (sic et simpliciter).
Spigolerò solo tra quelle mediche che sono le più numerose e rappresentano il 35 per cento del totale, confermando la bontà della ricerca soprattutto nel suo campo attuata dal dottor Ceccarini, stimato medico-chirurgo e pediatra, che, assicura, si tratta di “maledizioni che ‘augurano’ varie malattie o tipi di infortuni, secondo modalità più o meno gravi in una sorta quasi di “un trattato di anatomia o di medicina generale, di chirurgia o ortopedia, di oculistica, di pediatriz o di otoninolaringoiatria”.
Ed eccone alcune partendo da quella riassuntiva: “Pòzzi tribolà de maladìe tutta la vita”. E a seguire: “Jó létto téo te pòzza diventà ’nó catalétto”; “Pòzzi i’ sèmbre corènno pélla sciòrda (diarrea)”; “Pòzzi jettà lo sangue”; “Te pòzzi ruzzicà pélle scale cólle mani ’nsaccòccia”; “Te pòzzeno ’ngénne (far male) tutti gli dénti ’nziéme”; “Pòzzi rantolà”; “Te se pòzza jémpe jó cùlo de cicuìni (foruncoli)”; “Te pòzzeno fà lo sapóne (con il tuo corpo)”; “Te svito la capòccia e tte la métto ’mmano”; “Te pòzza venì la pisciarèlla (la pollachiuria: aumento del numero delle minzioni)” oppure: “Pòzza piscià spilli (avere la strangurìa: minzione dolorosa)”; “Te pòzzeno scannà” oppure :”sfreggià jo mucco (faccia)” oppure “rosicà le zòccole”; “Te pòzza da ’nó córbo a ttì e a ttutta la razza (famiglia)”; “Te pòzza da ’nó tróne alla revèrza (un fulmine dal basso)”; “Te pòzzano dà ’nó córbo a mmónte e ’nna sajétta a chi te vè a raccòglie”; “Te pòzzano cecà”; Te pòzzi ’nsurdì”.
Tra quelle famigliari, usatissima, anche al mio paese, Ischitella, e spesso preludio di litigate e scazzottate: “La frégna de màmmeta che tt’ha fatto”. Tra quelle letali o quasi: “Te pòzzeno accìde” e, “nòva biastéma” del 2022, a proposito di caro bollette: “Te pòzzi scordà la luce appicciata e jó fricorifero rapérto”.
Da sottolineare l’avvertenza finale di Ceccarini: Le biastéme ’n’hao mmài accìso a niciùno (Le biastéme non hanno mai ucciso nessuno). Ferito forse sì. Ne uccide più la lingua che la spada, dice un proverbio antico
E suggerimento, per evitare soluzioni tragiche, in caso di liti familiari e di condominio e, soprattutto per evitare di scatenare guerre micidiali, perché non combattersi a sangue solo con biastéme letali?
Dante Ceccarini è nato nel 1959. Medico-chirurgo e pediatra, è studioso di dialetti italiani oltre che vincitore e premiato in numerosi Premi di poesia nazionali e internazionali, sia in lingua italiana che in dialetto di Sermoneta. Nel 2010 ha pubblicato il “Primo dizionario sermonetano-italiano”; nel 2015 il “Secondo dizionario sermonetano-italiano”e il “Primo dizionario italiano-sermonetano”. Nel 2016 ha dato alle stampe Proverbi, detti, modi di dire, filastrocche, ninne nanne, maledizioni, imprecazioni, insulti in dialetto sermonetano, nei dialetti della provincia di Latina e nei dialetti italiani. È autore del libro di poesie in dialetto sermonetano La fórma della malingonìa (Edizioni DrawUp, 2017), e della silloge in italiano, La forma dell’anima (Edizioni DrawUp, 2018). Ha pubblicato inoltre nel 2021 il libro di poesie Piccolo trattato di pediatria poetica (Edizioni Sintagma) e la raccolta poetica Dell’odio e del silenzio (Edizioni DrawUp); nel 2022 Tramontalba; nel 2023 Le voci di dentro (e quelle di fuori).